Capitolo 10

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Capitolo 10.


Sono le sei del mattino. Stamane mi sono svegliata presto, sono andata a correre e come ciliegina sulla torta ho deciso di prendere dei cornetti caldi e del caffè per far colazione con Brian.
Prendo l'ascensore di casa sua e quando mi trovo davanti la sua porta di casa busso più volte, senza ottenere risposta. Rimango per cinque lunghi minuti seduta sullo scalino affianco, fin quando mi passa per la mente il ricordo di qualche mattina fa. Esce di casa e nasconde una chiave, dietro il vaso affianco l'entrata. Sarà un doppione. Mi affretto a guardare e quando la noto, l'acchiappo e delicatamente la infilo nella fessura, aprendo.
Ci sono le finestre chiuse, le tende creano buio nell'intera casa, così sgattaiolo nella sua stanza. Mi blocco davanti l'uscio della porta. E' socchiusa. Sono immobile.
Ho paura di trovare una spiacevole sorpresa. Non che sia spiacevole per me, insomma, che me ne frega se c'è qualcuna a letto... però non è neanche il massimo delle situazioni.
Sbircio dalla fessura e sembra sia tutto okay. Così entro cauta, lui è sdraiato con i soli boxer a letto, una gamba esce dal piumone blu, le lenzuola sono gettate alla rinfusa. Ha la faccia spiaccicata sul cuscino e la bocca schiusa. Smorzo una risata ed avanzo in punta di piedi. Poggio i sacchetti sul comodino e mi accomodo ai piedi del materasso, pensando ad un modo non troppo carino per svegliarlo. Eppure sembra così dolce.

«Brian» sussurro mentre mi spoglio del cappotto e degli stivali, per stare più comoda.
Lui emette un suono simile ad un lamento e si volta dall'altro lato.
«Brian» continuo incrociando le gambe.
Nasconde poi la testa sotto il cuscino.
«Brian... sono Grace» mormoro con voce rauca.
«Facciamo l'amore» biascica a voce bassa.
Mi pietrifico. Schiudo la bocca e sospiro. Gli scuoto la gamba richiamandola per la terza volta.
«Sì... io voglio» sussurra lui.
«Io voglio che ti svegli!» Esclamo a voce più elevata, mettendomi in piedi e strappandogli il cuscino da sopra il capo.
Agita le mani per riprenderlo ed ancora in preda al suo sogno, continua a dormire.
Sbuffo e gli do uno schiaffetto sul volto. Lui si lamenta e lasciando un occhio chiuso, apre l'altro. Sussulta alla mia vista e spalanca anche l'altra palpebra.
«Liz, Cristo santo!» Esclama sbadigliante.
Rido, «buongiorno anche a te» commento sarcastica.
Si mette a sedere, passando una mano sul volto e mi guarda sorridente e rilassato.
«Volevi farmi prendere un collasso?» Ridacchia.
«Bè» mi siedo al suo fianco, «mi sembravi molto tranquillo nel tuo sogno.» Mi mordo il labbro.
Scoppia a ridere scuotendo il capo, «mi hai contagiato con la storia del tuo sogno...io non ho bisogno di sognarle la notte queste cose» dice con aria di superiorità.
«Giusto, le vivi» mi correggo.
«Esatto piccola» i suoi occhi si spostano sul comodino. «Colazione?» Il suo volto sembra brillare.
Annuisco. «Sono andata a correre stamattina, così... ho pensato di passare... so che è prestissimo, scusa» scrollo le spalle porgendogli il pacchetto.
Lo poggia sulle gambe e mi da una lunga occhiata. «Sai anche dove si trova la chiave di riserva... e se ho voluto che lo sapessi, significa che il fatto che tu sia qui così presto, non mi dispiace per niente» mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, accarezzandomi allo stesso momento la guancia.
«Non prendertela a vizio... non verrò più zombie.» Ironizzo.
«Dormo con la bocca schiusa ed a volte parlo nel sonno... non sono il massimo della sensualità, lo so» ride mordendo il cornetto.
«Perché non hai visto me» commento scoppiando a ridere.
«Potrei anche venire un giorno» mi guarda di sottecchi malizioso.
Scuoto il capo, «è escluso» decreto.
Sorride.
Intanto mi guardo intorno. La sua stanza è un casino. C'è roba ovunque e non c'è nulla che richiami l'atmosfera natalizia.
«Sei nella tana del lupo... e tra l'altro e tutt'altro che sistemata» dice lui.
«Tana del lupo, un corno!» Lo penalizzo con lo sguardo.
Alza le mani in segno di resa e si mette in piedi, uscendo dalle coperte. Mette in evidenza il suo fondoschiena. Per un attimo accantono il pensiero del Natale e mi concentro su tutto il suo corpo. E' mozzafiato.
Indossa una tuta e lascia il busto scoperto, avanzando verso di me.
«Che poi più che tana del lupo è la tana dello scimpanzé» dico con tono sarcastico.
Lui sgrana gli occhi sorpreso ed abbozza un sorriso sghembo. «Ah sì?»
Annuisco con suono gutturale, ma in quel preciso istante, mi salta addosso e me lo ritrovo a cavalcioni su di me, mentre mi tiene bloccati i polsi. Sono immersa nelle lenzuola e nel piumone che profumano più di Calvin Klein, anziché bucato.
«Quindi tu puoi insultarmi come meglio credi ed io no» commenta.
«Se trovi un insulto che fa per me, puoi farlo anche tu» rido. «Ma siccome sono una regina e non ho nessun difetto, non potrai trovare mai un animale che mi somigli... tu invece sei uno scimpanzè.» Decreto con tono convincente.
Lui trattiene una risata e mi guarda dall'alto.
«Una regina?» Domanda curioso.
«Hai qualcosa in contrario?» Chiedo fulminandolo con gli occhi.
«Ovvio che sì.» Fa una smorfia mostrandomi i canini e poi scattante nasconde il capo nell'incavo del mio collo e la spalla, lasciandomi un morso, mentre la sua mano lascia la presa e si sposta sul mio ventre.
Il mio respiro accelera in maniera smisurata.
«Stavo pensando che casa tua potrebbe essere anche un po' addobbata» dico balbettante.
Lui è qui, sopra di me, mi guarda come se volesse mangiarmi, mi sfiora come se sapesse già dove mettere le mani, mi manda in fibrillazione ed io non ho mai provato situazioni del genere e non voglio.
«Aha» annuisce continuando a fissarmi.
«Puoi anche smetterla di farti i film mentali» lo ammonisco.
Lui ride. «Vuoi sapere cosa stavo pensando?»
No. Sì. No. Sì. Non lo so. Meglio di no. O forse sì. Cazzo. Non dirmi che sono bellissima.
«Hai della crema sul mento» mormora togliendola via con il pollice e leccandola subito dopo.
Lo sposto via, gettandolo dall'altro lato, mentre mi ricompongo.
«Solo nel tuo sogno puoi fare la regina e stare di sopra» mi provoca.
Mi volto a guardarlo minacciosa. Acchiappo il bicchiere con il caffè e mi posiziono a cavalcioni su di lui, sentendo il suo pacco duro premere contro di me. Tralascio questa sensazione concentrandomi sul mio obiettivo. Lo guardo sorseggiando il caffè, mentre lui mi fissa confuso. Improvvisamente, però, glielo verso addosso. Spalanca la bocca e strizza gli occhi, mentre io scattante mi dileguo scoppiando in una risata contagiosa.
Ride anche lui e si mette in piedi di fronte a me.
«Ti sei messa nei guai» mormora scuotendo il capo. Corre prendendomi come fossi un sacco e portandomi su una spalla.
Non smetto di ridere. «Brian, dai... mettimi giù! Per favore!» Sbraito come una forsennata.
«Desiderio esaudito» mi infila nella doccia aprendo l'acqua ghiacciata.
Mi chiudo a riccio continuando ad urlare, «la pagherai, sto gelando» tremo e balbetto.
Poi si mette giù anche lui e mi abbraccia, avvolgendomi con le sue possenti braccia e poggiandomi la testa sul suo petto. L'acqua diventa bollente subito dopo.
Quando mi rilascia e mi guarda, sento una fitta allo stomaco.
«Dammi qualcosa da mettermi» abbasso lo sguardo strizzandomi i capelli inzuppati.
Lui esce di lì e di spalle sfila i boxer e la tuta, acchiappando un' asciugamano a portata di mano. Poi si volta a fissarmi. Sono immobile.
«Ti porto un accappatoio » dice tranquillo.
Torna dopo qualche minuto e me lo porge, «togli tutto e metti solo questo» mi consiglia.
Devo proprio?
«Non sbirciare!» Lo avverto minacciosa.
Lui ghigna. «Vado a vestirmi, tranquilla» parla rilassato.
Mi spoglio di tutto ciò che indosso e quando sono completamente nuda, avvolgo il mio corpo umido nell'accappatoio. Esco a piedi scalzi e sgattaiolo fino in camera sua.
«Sto cercando qualcosa per te» mormora.
«Brian mi servono degli slip, un reggiseno... come pensi di procurarmeli?» Sbuffo irritata.
Mi guarda e scoppia a ridere. «Questo è un guaio» commenta.
«Questo è il momento in cui mi servirebbe un'amica» mi lamento.
«Praticamente sei incatenata in casa mia oggi...?» Domanda lui.
«Ma anche no!» Sbotto.
Scrolla le spalle, «hai qualche idea?»
«Fattela venire tu genio» incrocio le braccia al petto.
Lui accenna un sorriso malizioso ed abbassa lo sguardo avanzando verso di me.
«Ho tante di quelle idee che tu neanche immagini, fidati» sussurra a pochi centimetri dalle mie labbra.
«Bè, non mi interessa» dico acida indietreggiando. «Adesso esci e mi compri il necessario. Slip e reggiseno.» Decreto con tono severo.
Lui mi fissa. «Scusa? Ma sei pazza?» Sgrana gli occhi.
«Forza, rimedia!» Lo spingo verso l'uscita.
«Tu sei completamente pazza» dice sarcastico.
«Brian, esci subito» lo comando sbraitando.
«Ma io senza una donna a casa stavo così bene... adesso arriva questa e comanda» sbuffa indossando il cappotto e la sciarpa.
Gli rispondo con uno schiaffetto dietro il capo, «ti muovi?»
Serra la mascella e stringe i pugni. Afferra le chiavi ed apre la porta. «Mi prenderanno per un pervertito» mormora prima di uscire.

Bisbetica viziataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora