Capitolo 27

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Capitolo 27


Sto guardando la tv sul divano di mia sorella con i miei nipotini accanto che mangiucchiano tutto ciò che gli capita davanti. Thomas si mangia i piedi, Nicholas i cuscini. Cos'ha sfornato? Roditori o bambini?
Entrambi rimarranno via per l'intera giornata, sono andati dal padre di Brady, fuori città ed hanno ben pensato di lasciarmi in custodia i loro figli. Ovviamente mia madre giungerà a breve, figuriamoci se si fidano di una pazza sclerata come me!
Non posso neanche muovermi per andare in bagno, che vita di merda.

Improvvisamente sento vibrare il telefono dalla tasca del jeans, con delle manovre riesco a sfilarlo e quando leggo sul display un numero sconosciuto corrugo la fronte.
Passo il dito e rispondo.
«Pronto?» Dico curiosa.
«Ciao cara, sono il padre di Brian...» esordisce.
Sgrano gli occhi e deglutisco rumorosamente.
«Sa-salve» boccheggio.
«Mi dispiace chiamarti improvvisamente, so che ti starai chiedendo il perché e soprattutto so che le cose con mio figlio non sono andate per niente bene» dice cauto, «ma Brian è andato via di casa, non abbiamo sue tracce da giorni, non vorrei chiamare la polizia perché conosco i giri che frequentava mio figlio e l'ultima volta che è successa una cosa del genere è finito in carcere» dal tono di voce sembra disperato, «ti prego, se hai sue notizie, se è lì a New York con te... ti prego di dircelo.»
L'ansia mi assale. Il cuore mi martella nel petto. La sudorazione è aumentata. Non riesco a controllarmi.
«Signor Turner non sento suo figlio da giorni... non ho idea di dove possa essere» dico sincera.
«Ti ringrazio, se hai sue notizie puoi chiamare a questo numero» dice con voce rauca.
«Lo troverò» sospiro. «O almeno spero.»
«Grazie ancora, a presto» riattacca.
Rimango interrotta per una manciata di minuti. Non so come comportarmi e così involontariamente digito il suo numero per chiamarlo.
Porto il telefono all'orecchio ed attendo. Squilla una volta, poi due, poi tre...ma niente. Non risponde. In testa mi balena l'idea che lo stia facendo apposta, per far sì che io mi interessi di lui, per attirare l'attenzione, ma dall'altra parte mi passa il pensiero che sia nei guai e che non sappia come uscirne. In fondo non sarebbe la prima volta.
Non so dove cercarlo, non so come rintracciarlo e non so cosa fare.

Mando un breve e conciso messaggio a Beth, non so neanche perché in realtà, ma ho bisogno di renderla partecipe della mia ansia.

Brian è scappato di casa.

Lei non tarda a rispondere.

Nooo! Un rompicoglioni in più in giro.
Sei da tua sorella? Arrivo.


Mezz'ora dopo bussa alla porta e le apro velocemente, per non perdere di vista i piccoli, che stanno riposando sui rispettivi passeggini.
«Quindi?» Sgrana gli occhi. «Questa novità?»
«Mi ha chiamata suo padre per dirmi che non hanno sue notizie da giorni» incrocio le braccia al petto ed inarco il collo da un lato.
«Hai provato a chiamarlo?» Domanda lei spogliandosi del giubbotto.
Annuisco e non fiato.
«E non risponde» sottolinea. «Bhè, l'unica soluzione è chiamare la polizia» si gratta il capo. «Questa è una competenza dei genitori» sussurra.
«Il problema è che i suoi genitori hanno paura che sia entrato nuovamente nel giro, l'ultima volta che è scomparso così è finito poi in carcere» sbotto.
«Certo che tu sorella, un po' di calma e tranquillità mai eh?» Si strofina la faccia con entrambe le mani e rimane in silenzio.
«Devo trovarlo Beth! Non so come» dico disperata.
Lei mi fissa di sbieco, «secondo me sta solo cercando di attirare l'attenzione. In fondo sapeva che suo padre avrebbe chiamato te, sapeva che tu l'avresti scoperto e che avresti reagito così... adesso l'hai chiamato e chiaramente non ha risposto» sbuffa roteando gli occhi, «non fa una piega» scrolla le spalle.
«E se invece fosse in pericolo?» Domando sospirando.
Boccheggia, «bè, non lo saprai mai questo» dice.
«Secondo te dovrei stare così ed aspettare che si faccia sentire?» Domando mordendomi le labbra.
Annuisce con un suono gutturale, «sono sicura che si scoccerà prima o poi e ti richiamerà» sbuffa. «Comunque davvero mi fa pena eh» dice con tono schifato. «Anche se fosse nuovamente entrato nel giro l'ha fatto solo per compassione» aggiunge.
«Non può semplicemente vivere la sua vita serenamente invece di farmi uscire pazza?» Sbotto aumentando gradualmente il tono di voce ed agitando le braccia.
«Magari tuo cognato sa dov'è» dice lei subito dopo.
Le lancio un'occhiata, «ma chi? Brady? Nah...» accenno una smorfia con le labbra.
Beth viene interrotta dal suono del suo telefono. Risponde velocemente.
«Dimmi» dice sbuffando. «Sono con Liz, sì... c'è stato un contrattempo, ci vediamo dopo... diglielo a mamma. Sì, cazzo non rompere però» cammina avanti e indietro. «Appena torno la sistemo, sì... ma Dylan ma vai da qualche parte e non rompere! Ma che vuoi? E sono disordinata, va bene... sei ordinato tu che lasci le mutande persino sul divano, giusto...sì. Ucciditi» riattacca nervosamente.
Nascondo la bocca con una mano. Beth è una comica quando si arrabbia. Le spuntano delle rughe sulla fronte e non le passano fin quando la cosa non l'ha digerita del tutto, qualsiasi essa sia. Poi il suo colorito diventa rossiccio e rimane così per una mezz'ora abbondante.
«Che aveva?» Chiedo corrucciata.
«Faccende domestiche» scrolla le spalle. «Allora? Che vuoi fare?» Domanda incrociando le braccia al petto e fissandomi impietrita.
«Lo richiamo» dico sfilando l'iPhone dalla tasca. Digito il numero nervosamente e metto in vivavoce.
Beth osserva il telefono ansiosa, come me. Poi ci guardiamo negli occhi e quando avverto quel suo "pronto" mi manca il fiato.
Deglutisco e riprendo il respiro. «Che diavolo ti salta per il cervello sottospecie di menomato?» Sbraito, poi mi ricordo dei miei nipoti e mi distanzio.
Beth alza le sopracciglia sbalordita dal mio atteggiamento.
«Non credo sia un problema tuo» sbotta.
«Volevi i riflettori puntati su di te? Ci sei riuscito, bel lavoro» commento accennando una smorfia.
«Liz che cazzo vuoi dalla mia vita?» Sbraita dall'altra parte.
Sussulto. «Intanto cerca di scendere dal piedistallo e di parlarmi come si deve perché rintraccio la chiamata e vengo a farti il culo!» Rispondo come una forsennata.
Beth trattiene una risata, ma nel frattempo applaude per la risposta appena data.
«Vieni, rintraccia pure 'sta minchia!»
«Ma perché cazzo perdo tempo ancora con te? Chi sa dove cazzo sei, magari a divertirti anche... avverto tuo padre che sei il solito stronzo, pezzo di merda di sempre e che stai benissimo!» Parlotto velocemente.
«Sì, mi sto divertendo.» Ghigna amaramente.
«Adesso che hai raggiunto il tuo scopo di farti chiamare, vai pure ad impiccarti» sbotto.
«Ma chi ti caga!» Ride.
«Vabbè rintraccio la chiamata» dico minacciosa.
«Non sei capace neanche di salutare come si deve e pensi di riuscire a rintracciare una chiamata?»
«Ti brucia?» Domando. «Sciacqualo con acqua ghiacciata» aggiungo.
«Non hai capito un cazzo, per me sei morta insieme alla tua immaturità di merda» dice.
Socchiudo le palpebre, mentre Beth acchiappa il telefono fra le mani.
«Senti grandissimo pezzo di merda, giuro che se ti trovo nei dintorni ti faccio diventare la faccia come quella delle bambole voodoo.»
«Forse è l'ora del latte» ridacchia.
Beth mi fissa e scuote il capo, «drogato del cazzo» dice contro il telefono.
«Senti drogato lo dirai pure a tuo padre» risponde a tono lui.
Beth rimane pietrificata.
Io riattacco immediatamente e non fiato.
«Non fa niente» sussurra, «i malati mentale non meritano neanche una risposta.»
«Dylan l'avrebbe massacrato» mormoro riflettendo ad alta voce.
«Dylan gli spaccherebbe la faccia già per altri motivi» borbotta lei.
Assottiglio lo sguardo e la osservo, «del tipo?»
«Grace Elizabeth Stewart svegliati dal mondo delle favole.» Sbuffa lei. «E' palesemente innamorato di te, mio fratello ha preso proprio un muro di faccia» rotea gli occhi, «ammetto non mi faccia poi così piacere, perché sei così talmente presa da questo troglodita di Brian che non ti rendi neanche conto del contorno» aggiunge.
Mi lascia di stucco. Amo Beth perché non ha paura a dire la sua, non ha timore nel confessarmi i suoi pensieri, anche quelli cattivi nei miei confronti. L'adoro perché so che mi dirà sempre un'amara verità, piuttosto di una bella bugia.
Credo non ci sia niente di più vero nell'amicizia. Essere sinceri sempre, anche quando fa male. E questo mi ha fatto male.
Non voglio che lei pensi di me che io prenda in giro Dylan. Suo fratello è il suo cuore, se prendessi in giro lui è come se scherzassi con la sua parte più intima. Se ferissi Dylan, ferirei di conseguenza anche la mia migliore amica. Perché lo è.
Non capisco dove sia stata tutto questo tempo. Ho cercato una persona come lei per anni, o meglio... ho sperato di trovare un'amica così da sempre e poi è arrivata lei.
«Non è vero. Dylan è straordinario.» Ammetto.
«Brian è uno stronzo matricolato e ti piace.» Mi osserva seria. «Non posso fartene neanche una colpa.»
«Un giorno qualcuno mi ha chiesto chi chiamerei una notte, con la testa piena di pensieri, nervosa, in preda ad una crisi... chi chiamerei per sfogarmi» mormoro e mi schiarisco poi la voce.
Lei assottiglia lo sguardo, «Dylan.»
Non fiato. Mi limito a guardarla.
«Siete giusti al momento sbagliato» dice poi di seguito.

Bisbetica viziataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora