Capitolo 25.

12K 614 281
                                    

Capitolo 25


Sono con Brian in aereo, lui sta fissando di fuori, mentre io, al suo fianco, penso a come sarà trascorrere tre lunghi giorni in Virginia con gente che non conosco e gente che non vorrei incontrare.

«Vi preghiamo di allacciare le cinture, stiamo per atterrare.»

Io le ho tenute salde sul ventre per tutto il volo, mentre Brian le allaccia e si volta a sorridermi.
«Non ti facevo così tesa Liz» commenta malizioso. «In fondo hai già conosciuto la mia famiglia» scrolla le spalle.
«Non sono affatto tesa» mento guardando dritto davanti a me.
«Sì ed io sono Obama» sogghigna.
Socchiudo le palpebre e le riapro quando siamo atterrati.
Sgancio la cintura e mi metto in piedi. Brian, nel frattempo, afferra i bagagli e ci incamminiamo verso l'uscita.
Virginia ci accoglie con il sole ed un cielo sereno. Peccato il mio animo non lo sia affatto.

Quando noto il padre di Brian venirci incontro sorridente cerco di apparire più rilassata. Lui abbraccia il figlio e prende entrambe le valige. Poi avanza verso di me e mi scruta curioso.

«Sapevo che alla fine avresti fatto breccia nel suo cuore» ghigna.
«Salve signor Turner» sorrido stringendo le spalle.
Brian ci osserva e non parla.
«Andiamo dai» ci fa cenno di seguirlo al parcheggio ed una volta giunti lì, carichiamo le valige in auto e partiamo verso casa.
Vorrei farmi il segno della croce e soprattutto vorrei pregare ogni santo affinchè non perda la pazienza e non faccia uscire lo scaricatore di porto che c'è in me.

Durante il tragitto mi guardo intorno ammirando la città, non fiato ed ascolto le conversazioni di padre e figlio riguardo il lavoro e la situazione in generale.
Brian è rilassato, felice, spensierato, canticchia sottovoce una canzone che passa alla radio e ticchetta con le dita sul ginocchio.
Poi si volta a guardarmi, abbozza un sorriso e ritorna a guardare avanti.


«Eccoci» posteggia e ci invita ad uscire.
Nonostante sia già venuta qui, mi sento comunque a disagio. E' tutto troppo perfetto per me. Brian mi si affianca e senza esitare mi prende per mano, incrociando le sue dita alle mie e serrando la presa. Parte spedito verso il portone di casa, mentre la madre ci attende sulla soglia. Ha uno sguardo serio, non appare molto entusiasta di questa mia visita improvvisa, ma Brian non si cura molto delle sue occhiate nei miei confronti, anzi la saluta con un bacio in guancia ed entra.
«Salve» dico con tono serio.
Lei abbozza un sorriso ed un cenno con il capo. Già partiamo con il piede sbagliato.
Purtroppo il mio caratterino mi impedisce di mostrarmi felice ed educata di fronte ad una persona che la mia presenza non la gradisce abbastanza.

Brian mi guida nella sala degli ospiti e poggia il mio bagaglio affianco al letto matrimoniale.
«Vuoi fare una doccia?» Chiede portando le mani sui fianchi.
Mi guardo intorno, sospiro. «No no, la faccio più tardi» sorrido.
Si avvicina e mi cinge i fianchi con le braccia. «Non essere nervosa, mia madre non è simpatica con tutti» ghigna.
Distolgo lo sguardo, «non ti garantisco di riuscire a gestire una situazione in cui lei mi fissa come se avessi la lebbra al meglio» annuisco.
«Non preoccuparti, non ci sarà modo di scaldarti» mi lascia un bacio sul naso.
Quando qualcuno bussa alla porta ci voltiamo entrambi, sua madre si schiarisce la voce ed abbassa gli occhi.
«Holly e sua madre vogliono salutarti» a quelle parole mi si blocca il respiro, mi irrigidisco e deglutisco rumorosamente. Brian allevia la presa intorno alla mia vita e respira profondamente.
«Hai detto loro che io sarei venuto qui?» Sbuffa lui.
«Qual è il problema?» Chiede accigliata.
Che gran stronza!
«Sarà un piacere vedere Holly, andiamo» sorrido beffarda.
Lei inclina il capo da un lato stupita e non parla. Brian mi fissa confuso, ma non batte ciglio avviandosi verso il salone.

Bisbetica viziataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora