Capitolo 29

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Capitolo 29


Le vacanze di primavera sono giunte al termine. Ritorno a scuola ancora più annoiata di prima, sfaticata come sempre ed assonnata al punto giusto.
Mi riprendo grazie al caffè che Beth mi fa trovare al mio arrivo.
«Buongiorno» biascico.
Lei annuisce e sbadiglia. «Stamattina è difficile anche sbadigliare» sospira.
Mi guardo attorno, ma non vedo Dylan. Rimango ugualmente in silenzio.
«Stasera la tua ex amica Candi da una festa» esordisce, «andiamo a spaccare tutto?» Domanda schiacciandomi un occhio.
Ricordo la sua villa con la piscina ed il suo desiderio di voler dare una festa a fine anno. Lo ripeteva continuamente e adesso... realizzato il suo sogno.
«Credo che appena ci vedrà di manderà via a calci in culo» commento ironica.
Lei sorride maliziosa, «il mio obiettivo è giusto questo» dice.
«Vuoi litigare insomma» sorseggio il caffè.
Lei annuisce.
«Disponibile» le do una pacca sulla spalla. Ghigna e porta un braccio intorno al mio collo.
Insieme ci avviamo verso il bagno, ma la mia attenzione si concentra su Dylan, insieme al suo gruppo di amici e cheerleader. Una di queste gli sta accarezzando i capelli, nonostante ciò lui la evita.
Proseguo dritta, ma continuo a fissare la scena. Lei si aggrappa al suo braccio e sorride osservandolo. Lui le degna uno sguardo e poi torna a parlare con i ragazzi.
Arrivo in bagno ed accendo una sigaretta, sedendomi sul davanzale della finestra. Beth, invece, affianco al lavandino.
«Sono felice che tutta questa merda finisce tra poco» getta il fumo fuori dalla bocca.
Non fiato. Guardo di fuori, fumo e poggio il capo all'indietro.
«Ehi tu, che hai» mi richiama.
Non mi volto, «sto pensando al college» mento.
«Uh, non ci pensare dai... » dice.
In realtà il mio cervello è impegnato nel cercare una spiegazione plausibile alla mia immane gelosia.
Getto la cicca di sigaretta a terra, poi salto giù e la calpesto con le converse sgualcite e rovinate.
«Ci vediamo dopo» acchiappo la borsa ed esco sbattendo la porta.
So che posso sembrare isterica, ma da quando ci siamo baciati non ne abbiamo più parlato e mi scoccia vederlo con qualche altra. E non penso affatto che quei baci abbiano cambiato la nostra posizione, ma è lecito che io sia infastidita dopo che le sue labbra, le sue mani ed il suo corpo qualche giorno fa erano concentrati su di me. Diamine, che casino il mio cervello.

Uscendo noto la ragazzetta che gli stava incollata qualche minuto prima, è da sola, poggiata di fianco al suo armadietto e smanetta con il telefono. Le passo a poca distanza e le do una spallata talmente intesa da farla arrivare un metro più avanti. Dopo di che mi volto e la squadro da capo a piedi, mentre lei mi sta fulminando con gli occhi. Stronza.
Prima di entrare in aula, però, mi sento tirare da un braccio, mi volto e Dylan mi sorride.
«Buongiorno scricciolo» dice entusiasta.
Sospiro, abbozzo un sorriso finto, «ciao» mi limito a dire.
Inarca un sopracciglio ed assottiglia lo sguardo, «che c'è che non va?»
Mi guardo attorno, «niente, ho lezione» indietreggio insicura.
Continua a fissarmi incuriosito dal mio atteggiamento ambiguo, «bhè, anche io ho lezione... che motivazione del cazzo» si agita.
Distolgo lo sguardo evitandolo.
«Sei proprio strana» commenta irritato.
Pure. Sarei anche strana. Poi il mio cervello dovrà spiegarmi a quale scopo questo mio atteggiamento, perché non sono io, non è colpa mia, ma non riesco proprio a far finta di niente.
«Ora sono anche strana» rido amaramente alzando gli occhi.
Lui incrocia le braccia al petto, «ma hai le tue cose
Lo guardo minacciosa e mi scaravento addosso spingendolo, «non ho il ciclo, è che se magari non esistesse in questo mondo di merda la razza maschile, forse le vite delle donne migliorerebbero.» Dico come una forsennata.
Lui ha gli occhi sgranati, ma sul suo viso spunta un sorriso sghembo, che mi costringe a ricompormi.
«Tu sei completamente fuori» si massaggia la fronte, «mi farai ricoverare» aggiunge.
«Dylan Murphy» gli punto un dito contro inclinando il capo da un lato, «buona giornata» ringhio voltandomi.
«Grace Elizabeth Stewart» dice squillante, non mi giro. «Buona giornata» lo sento ghignare con gusto.

Bisbetica viziataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora