Capitolo 26.
Mi sveglio con la testa sulle gambe di Dylan. Abbiamo trascorso l'intera notte in quel campo di lucciole, poi mi sono distesa e mi sono addormentata senza rendermene conto. Avverto il calore del sole sul mio volto, dovrei aprire gli occhi, ma la mia serenità mi impedisce di farlo. Vorrei rimanere ancora qualche secondo esattamente così.
«Credo tu abbia scambiato il tuo letto con le mie gambe» dice sornione lui.
Abbozzo un mezzo sorriso e prendo un lungo respiro.
Apro gli occhi e rimango accecata dal sole dritto verso di me. Copro il viso con una mano e sbadigliando alzo lentamente il busto.
«E tu? Non hai dormito?» Chiedo strofinando un occhio.
Annuisce con suono gutturale. «Diciamo che non sono mai stato così scomodo in tutta la mia vita, ma non mi andava di svegliarti» scrolla le spalle, poi stira le braccia e sospira.
«Cretino, potevi chiamarmi» borbotto.
«Avevi più bisogno tu di riposo» mi accarezza una coscia.
Sbadiglio e stiro le braccia muovendo il collo in modo circolare.
«Ammetto di aver dormito abbastanza bene» annuisco compiaciuta.
Lui si fissa le gambe ed inclina il capo da un lato, «terrò presente che potrò utilizzarle come cuscino con qualcun altra» sogghigna.
Lo fulmino e non fiato. Salto giù dall'auto e mi sistemo i capelli.
Lui mi segue, si blocca davanti al mio volto e mi guarda.
«Non te la sarai mica presa» commenta sarcastico, accennando una smorfia.
Rispondo arricciando il naso, «sei libero di fare ciò che vuoi Murphy» gli pizzico una guancia, ma con un movimento svelto mi acchiappa dal collo portandolo sul suo petto. Poi mi alza il mento costringendomi a guardarlo e mi stampa un bacio sul naso.
«Non provare a fare il carino adesso» lo guardo di sbieco.
«Io non ci provo, lo sono» abbozza un sorriso sghembo.
Lo spintono e mi distanzio abbassando il capo e sorridendo.
«Ah Stewart, quante cose non sai di me» scuote il capo avvicinandosi.
«Non ti avvicinare Murphy» gli punto un dito contro fissandolo minacciosa.
Lui getta il capo indietro ridendo, «sennò?» Torna a fissarmi ammiccando.
Boccheggio, «sennò... sennò» balbetto.
Lui scoppia in una fragorosa risata. «Aspetta questa scena devo memorizzarla. Sei senza parole.» Sgrana gli occhi entusiasta.
Sbuffo, incrocio le braccia al petto e distolgo lo sguardo.
«Dai piccola, capita a tutti» mi sfotte avanzando e scompigliandomi i capelli.
Mi dimeno cercando di rimanere seria, ma poi osservo il suo volto. Ha un sorriso bellissimo. Gli occhi gli brillano ogni volta che mi guarda. Non riesce a rimanere lontano da me e questo mi rende vulnerabile ed ammaliata.
«Andiamo da Beth?» Domando poi.
Lui annuisce e salta dentro l'auto mettendo in moto, «è a scuola per ritirare un documento » mi fa cenno di salire e così faccio.
Poggio i piedi sul cruscotto e guardo fuori dal finestrino abbassato, mentre i capelli sventolano per il vento.
Dylan accende la radio e passa la canzone Photograph di Ed Sheeran. Mi perseguita.
Lui alza il volume, credo gli piaccia molto. Canticchia sottovoce.
«Non abbiamo neanche una foto insieme» dice lui corrucciato, poi accenna una smorfia.
Sfilo il telefono dalla tasca, apro la fotocamera interna e scatto una foto ad entrambi. Lui guida serio mentre io sorrido. Poi si volta per un'altra foto, esce la lingua ed io mi volto a fissarlo.
«Adesso sì» mormoro.
«We keep this love in a photograph, we made these memories for ourselves, where our eyes are never closing...» sussurra sottovoce. «Ti va di raccontarmi come mai sei tornata?» Esita.
«Ero al buio, mi mancava il mio sole» dico osservando di fuori.
Lui rallenta, così mi volto ed incrocio i suoi occhi.
«Ci schianteremo se non guardi la strada» commento accennando un risolino.
Non fiata e ritorna a guidare normalmente.Per il resto del tragitto manteniamo un silenzio tombale, lui sembra pensieroso. Sembra che la mia frase l'abbia turbato in qualche modo, ma rimango sulle mie senza espormi ulteriolmente.
Quando giungiamo di fronte scuola Beth riconosce l'auto, rimane interrotta per qualche istante, ma quando vede uscire me corre ad abbracciarmi.
Mi stritola e ride come una pazza.
«Mi mancavi troppo» dice entusiasta.
«Anche tu» sussurro.
Dylan rimane in auto ad osservarci, «salite» dice.
Beth salta su e ci rechiamo a casa loro. Sembra non vederci da una vita. Beth parla per tutto il tragitto ed io rido notando le espressioni scazzate di Dylan.
Quando arriviamo riconosco la macchina della madre, Beth mi trascina dentro mentre Dylan parcheggia.
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Bisbetica viziata
RomansaDal capitolo 6. «Sono la classica ragazza che nessuno vorrebbe avere al suo fianco, per il suo caratteraccio. Sì, i ragazzi mi cercavano all'inizio... ma quando vedevano come venivano trattati scappavano a gambe levate.» Ed ecco che per la prima vol...