Capitolo 30

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Capitolo 30.

Mi mancava l'esperienza di trovarmi dentro una prigione. Adesso sto al completo, non ho bisogno di provare nient'altro. In fondo cosa ci si può aspettare? E' Brian. Fa solo casini. Lui è così. Non si può cambiare, solo accettare.

Attendo il suo arrivo, ma quando i suoi occhi incrociano i miei sembra vedere l'alba. Si avvicina, con la sua solita andatura ed acchiappa la cornetta che ci consente di parlare. E' serio, riesco ad osservare il perfetto lineamento della sua mascella per quanto essa è serrata. I suoi occhi sembrano vetrati, privi di emozione. Ha lasciato trapelare qualcosa solo per un nano secondo, poi di nuovo il buio.

«Tuo padre pagherà la cauzione» sospiro.
Socchiude le palpebre, «non volevo vederti» sbuffa, «perché sei venuta?»
«Perché ci sono dentro» sbotto.
Assottiglia lo sguardo. «No, sei fuori dalla mia vita ormai» decreta.
«Non mi ferisci più» scrollo le spalle, ma mento.
«Grace vai a casa» mi intima.
«Brian datti una calmata, smettila di comportarti come un bambino e prendi in mano la tua vita» sentenzio severa.
Abbassa gli occhi. «Se tu non ci sei che senso ha essere una persona migliore?» Ritorna a fissarmi.
Mi si blocca il respiro. Deglutisco. «L'hai voluto tu, io non stavo giocando» dico.
«Non ti chiedo più niente, solo di andartene» si accascia sul tavolino.
Lo osservo con attenzione, mentre sento pizzicare gli occhi. «Brian» sussurro con voce rauca, «sii migliore per te stesso.» Detto ciò poso la cornetta e lo guardo attraverso il vetro. Lui mi scruta, ancora tenendola all'orecchio.
Non accenna a muoversi, solo dopo una manciata di minuti si mette in piedi e viene accompagnato fuori di lì. Si volta prima di scomparire del tutto ed io proseguo per la mia strada.

Fuori mi aspetta Dylan. E' poggiato sulla sua auto, con gli occhi coperti da un paio di occhiali da sole, le mani nascoste nelle tasche del jeans ed i piedi incrociati. Mi nota scendere le scale e mi osserva serio.
Non so neanche perché abbia accettato di accompagnarmi. In realtà mi sto trovando impreparata in tutta questa faccenda. Io e Dylan, insomma, insieme, siamo una coppia, stiamo insieme, stiamo bene.
Lui, però, non mi sembra sempre troppo convinto. Tipo ora. Ha quel muso che gli arriva fino alla fine della strada e mi dispiace che probabilmente sia seccato per il fatto che io sia venuta qui oggi. Brian, che mi piaccia o no, ha fatto parte della mia vita, seppur per poco e lui ha qualcosa mia che gli apparterrà per l'eternità. E' qualcosa che una volta andata via non ritorna. Lui la detiene.
E' impossibile lasciar scorrere e far finta che lui non sia mai esistito nel mio Universo, perché mentirei e così non sarei sincera neanche con me stessa.
Brian c'era, c'è e non so se ci sarà.

«Fatto?» Schiarisce la voce.
Annuisco mentre mi avvicino. «Pensavo mi aspettassi in macchina» lo osservo.
«No, la mia instabilità mentale mi impediva di rimanere calmo» getta il capo indietro e sospira.
Gli cingo la vita con le braccia e lo abbraccio, poggiando il capo sul suo petto.
Ricambia subito, avvolgendo le sue possenti braccia intorno al mio esile corpicino. Mi sento a casa. Socchiudo le palpebre e respiro a pieno.

Mezz'ora dopo siamo a casa mia, Beth ci raggiungerà fra poco e Dylan ne approfitta per rovistare nella mia roba.
«Tutte le sigarette che trovo te le butto» dice aprendo un cassetto.
Trova un pacco e lo deposita in tasca fulminandomi con gli occhi.
«Così poi le fumerai tu no?» Lo fisso di sbieco, mentre sistemo il letto.
Lui abbozza un sorrisetto, «potrebbe capitare» scocca la lingua sul palato e poi si avvicina.
«Tua madre non c'è?» Mormora.
Alzo gli occhi e vengo catturata da una strana luce nei suoi occhi. Scoppio a ridere, mentre scuoto il capo.
«Dylan» inclino il capo da un lato osservando la sua malizia in viso. «Tua sorella arriverà fra poco» gli ricordo, ma la sua mano mi trascina verso di lui con uno scatto repentino. Mi ritrovo con le sue labbra sul mio collo ed è inevitabile lasciarsi trasportare dalle sensazioni e dal momento.
Così, fulminea, prendo in mano la situazione e lo scaravento sul materasso.  Porta le mani dietro la nuca e mi osserva dal basso, mentre mi posiziono a cavalcioni su di lui.
Mi abbasso per baciarlo e le sue mani si insinuano sotto il leggings, sulle mie natiche. Alza leggermente il busto e risale per slacciarmi il reggiseno. Scende a baciarmi il petto, quasi strappandomi la canottiera, che poi sfila con aggressione. Palpa il seno nudo e con la lingua gioca con un capezzolo. Getto il capo all'indietro e socchiudo le palpebre. Dylan è tutta una sorpresa. Con poche e semplici mosse riesce a farti dimenticare di quel faccino docile che mostra a tutte le altre persone. A letto non è per niente quiete, anzi si trasforma in un ciclone.
Sento il suo bacino premere e spingere contro il mio, mentre avverto la sua eccitazione sotto di me, farsi sempre più potente. Così lo spoglio del tutto, lasciandogli una scia di baci sul petto, per poi scendere sempre di più.
Prendo il suo membro con una mano, mentre lui sgrana gli occhi. Lo massaggio per qualche secondo, per poi metterlo in bocca.
«Dio» dice con voce strozzata.
Vado avanti per un po', ma quando delicatamente mi prende il volto fra le mani e mi infila la lingua in gola, mi lascio andare ad un bacio senza eguali. La sua bocca non vuole proprio saperne di calmare quest'ardore.
Mi riposiziono su di lui, mentre mi penetra lentamente. Strizzo gli occhi e mi sostengo dal suo petto. Lui alza il busto e mi stringe la vita con entrambe le braccia. Muove il bacino insieme al mio, per favorire la spinta mentre io mi lascio andare a dei gemiti di piacere che non riesco a contenere. Accelera pian piano e pressa sempre di più, fin quando il mio desiderio aumenta a dismisura. Ansimo sulla sua bocca, mentre mi morde e succhia il labbro inferiore.
Esce da me e cambiamo posizione. Ci stendiamo su un fianco e lui si dispone dietro di me. Nuovamente lo sento dentro ed inarco la schiena. Mi bacia il collo e la spalla. La sua mano invece si introduce selvaggia sulla mia pube, massaggiando animatamente. Avverto il suo respiro affannato sul mio orecchio, che di tanto in tanto morde delicatamente.
Continua a spingere, fin quando è costretto ad uscire e venire fuori. Lo sento gemere e quando mi volto, le mie lenzuola sono tutte unte.
Impreca a denti stretti e mi fissa.
«Cazzo» ripete più volte.
Lo zittisco riposizionandomi su lui, premendo le sue labbra alle mie. Non perde l'occasione per palparmi il sedere e stringerlo con prepotenza.
«Mi devi promettere una cosa» boccheggia.
Annuisco con suono gutturale.
«Non voglio che lo vedi di nuovo» dal suo tono di voce appare preoccupato.
Lo guardo attentamente fisso negli occhi. Sbatto le ciglia più volte e poi annuisco.
«Va bene» balbetto.
Chiude gli occhi e prende un lungo respiro. «Credo che impazzirò dietro ad una come te» accenna un sorriso sghembo.
Glielo bacio e ritorno a fissarlo ammaliata.
«Mi fai andare di volta il cervello, mi stravolgi tutto, mi fai diventare ciò che non sono mai stato...» sospira ed apre gli occhi, incrociando i miei. «Non ho mai avuto l'esigenza di vedere e toccare una persona come con te. Non riesco a starti lontano neanche per un secondo e non capisco perché... visto che le ragazze come te le ho sempre evitate» ridacchia.
«Come me?» Corrugo la fronte.
«Spocchiosa, piena di sé, orgogliosa...» farfuglia.
Alzo le sopracciglia fiera, «una su un milione» commento.
«L' unica che mi abbia preso» dice sospirando.
«Chi l'avrebbe mai detto...» esordisco.
«Che io avessi amato tutti i tuoi difetti» mi anticipa.
Rimango stupita e sorrido. «Mi fai stare bene» sussurro, «non ho bisogno di nient'altro adesso.»
Si avvicina per baciarmi la fronte e mi stringe a sé, sopra il calore del suo corpo.
Quando, però, qualcuno suona, balziamo dal letto. Indosso la canotta ed uno short di tuta, mentre corro di sotto scalza. Beth è di fronte alla porta perplessa. Non riesce a trattenere una risata.
«Lo sapevo» scuote il capo, mentre le faccio spazio per entrare.
«Cosa?» Domando nervosamente osservandomi allo specchio. Ho i capelli alla rinfusa e velocemente cerco di ridargli una forma normale.
«No, dico... pensavo stavate giocando a carte» ironizza.
Smorzo una risata. «Stavamo studiando un concetto di letteratura» annuisco con convinzione.
Beth incrocia le braccia al petto. «Chi sono io per te?» Fa corrucciata.
«La mia migliore amica» tentenno esitante.
Fa una smorfia con il naso. «Quindi secondo te non è ora di finirla?»
Mi gratto il capo confusa.
«Insomma non c'è bisogno che menti» ride. «So che stavate scopando» sgancia la bomba.
Socchiudo le palpebre.
«Dai, dov'è il mio fratellone pisellone?» Domanda spogliandosi del giubbotto e della borsa. «DYLAN» sbraita.
Lui appare dalle scale già vestito. Porta i capelli all'indietro e fulmina la sorella con gli occhi.
«Ah Liz... hai la maglia al contrario» dice con nonchalance Beth, mentre si sistema sul divano.
Spalanco gli occhi ed avanzo svelta verso il bagno per sistemarmi.
Non ho neanche indossato il reggiseno.
«Ragazzi ma la smettete... che palle... non sono un'estranea» sbotta Beth dall'altro lato. «Sono stata la prima a farvi conoscere... quindi non fate i timidi» dice sarcastica con un tono di voce malizioso.
Ritorno dal bagno e le lancio addosso il deodorante a spray. Le prendo la spalla, lei si volta spalancando la bocca e scoppia a ridere.
«Liz però non arrossire » mi sfotte, «sennò poi ti segue a ruota Dylan » ridacchia con gusto.
Che bastarda!
«Ma quindi siete fidanzati?» Domanda fissando prima il fratello, poi me.
Dylan a ruota sposta gli occhi su di me. Io non fiato. Lui neanche.
Quest'imbarazzo costerà caro alla mia amica. Me la pagherà e non sarà carino.
Serro la mascella e Dylan si mangiucchia le unghie, già abbastanza corte.
«Ho capito... mi faccio i cazzi miei» alza gli occhi in alto e sorride. «Però non fate i silenziosi» borbotta. «Qualsiasi cosa siate, siete teneri» ci osserva con degli occhi da gatta, ma questo non fa addolcire il fratello.
«Beth» esordisce finalmente Dylan, abbozza un sorrisetto amaro, «basta» dice infine.
«Timidone» commenta schiacciandogli un occhio. Si sta proprio divertendo la stronza. Lo schernisce senza preoccuparsene troppo. «Quanto sei dolcino quando sei innamorato» aggiunge.
Dylan muove la bocca in una smorfia e poi scuote il capo. Ci fissiamo intensamente e poi alzo le spalle.
«Okay, che volete fare?» Domando interrompendo un clima di tensione.
Beth respira profondamente, «finalmente» mugugna, «usciamo, mangiamo e andiamo in un centro commerciale» applaude entusiasta.
«Io devo vedermi con i miei compagni di squadra... voi divertitevi» dice Dylan, mentre indossa il giubbotto. Entrambe lo osserviamo silenziose. «Beth... Liz è a casa con la mamma?» Domanda poi.
«Sì... rompe i coglioni. Ha fatto cadere la ciotola con l'acqua oltre cento volte, la mamma sta dando di matto» Beth scuote il capo turbata.
Dylan ride abbassando il capo, «la amo» ridacchia, poi alza lento lo sguardo e mi fissa.
Deglutisco rumorosamente e sospiro. «Mi sistemo e andiamo anche noi» dico osservando Beth che annuisce di rimando.
Corro di sopra ed indosso un body nero, un paio di shorts di jeans e delle converse nere. Metto del mascara e scendo al piano di sotto. Dylan è già andato via, ma mi ha lasciato un messaggio. Osservo il display e sorrido.

Bisbetica viziataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora