Il camino azzurro

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Incinto? Adesso ero pure incinto?

«Signor Malfoy, vorrei ricordarle il motivo della sua venuta qui a Horgwarts» esordì Piton dal suo ritratto. Lo guardai interrogativo. A cosa si riferiva? Avevo così tante cose per la testa che in questo momento mi sfuggiva il punto.

«Scorpius, nipote, tu sei qui per cercare qualche contro maledizione tra le nostre conoscenze del sapere magico. Hai a disposizione la più grande biblioteca che esista, dovresti cominciare a consultare qualche testo» intervenne Phineas Black, l'antenato preside di Serpeverde, membro della famiglia Black al pari di mia nonna.

Avevano ragione. Quando questa maledizione fosse stata debellata, avrebbe ritrovato il suo aspetto originario e tutto sarebbe andato per il meglio.

Chinai il capo in segno di assenso e mi diressi verso l'uscita, ma prima ancora di poter dire 'buongiorno' la McGranitt mi fermò.

«Ancora un attimo, signor Malfoy. È ovvio che non riusciremo a farla trasferire in una stanza singola. A prescindere che la invito caldamente a rettificare le convinzioni della signorina Weasley sulla sua condizione, non credo che la nostra caposcuola la lascerebbe andare da un'altra parte. Pare che l'abbia preso in simpatia» commentò. «E questo ci riporta al problema principale: Lei ha l'aspetto di una ragazza ma ha gli attributi di un maschio. Non posso consentire che attenti alla virtù delle sue compagne di dormitorio» dichiarò perentoria.

«Cosa? Ha paura che seduca una di loro? E come potrei fare in questo corpo? Gli faccio schifo anche da ragazza!». Allargai le braccia. Come poteva pensare quello?

«Cosa hai in mente, Minerva?» chiese cortese Silente.

«Un voto infrangibile» dichiarò nel silenzio assoluto della stanza.

Un voto infrangibile, una promessa che se non veniva mantenuta significava morte a colui che non era stato di parola. Potevo farlo? Alzai il mento in un moto orgoglioso e allungai il braccio verso la preside perché procedesse all'incantesimo. Non avevo nulla da nascondere e non volevo che si pensasse male di me. Non avevo intenzione di saltare addosso alle mie compagne di dormitorio mentre dormivano nei loro letti e prometterlo in questo modo non sarebbe stato un problema.

«Benissimo, procediamo».

In quel momento entrò l'infermiera della scuola. «Ho chiamato la signora Warner come Suggello della magia che ci serve». Era una donna bassa ed estremamente robusta. Zampettava al posto di camminare ed era estremamente materna nella cura delle persone. Avevo usufruito diverse volte delle sue conoscenze e delle sue caramelle al miele che elargiva a piene mani.

Guardai curioso le due donne. Cosa sapeva di me, esattamente?

«Signor Malfoy, buongiorno. La trovo abbastanza bene per essere un maledetto». Al suo saluto sgranai gli occhi e lei mi sorrise bonaria, riempiendo il suo viso di una rete fitta di rughe di espressione. «Non si preoccupi, non dirò nulla. Sono stata informata per il fatto che, se dovesse rendersi necessario ricoverarla in infermeria, non avrei avuto... ehm... sorprese. Sono già stata contattata anche dall'ufficio Auror del Ministero ma, purtroppo, tra le mie conoscenze, non vi sono rimedi per il danno che la affligge».

Mi sgonfiai come una bolla di sapone.

«Allora, Preside, in cosa posso esserle utile?» chiese la donna avvicinandosi a noi.

«Il signor Malfoy deve pronunciare un Voto Infrangibile» snocciolò, incurante dell'espressione spaventata dell'infermiera.

«Lei... lei è d'accordo, signor Malfoy?» pigolò, per niente rassicurata al mio assentire. Non poteva far nulla, comunque, perciò tirò fuori la bacchetta e iniziò a far circondare i polsi miei e della preside McGranitt con una fune di fiamma, simile a un serpente che avviluppava le sue vittime.

La punizione di Scorpius MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora