Il tradimento

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Era la spilla di sua madre. La stessa donna che mi aveva fatto i biscotti quando andavo a trovare il figlio. Lo stesso figlio che era mio amico e che mi aveva tradito.

Iniziai a tremare. «No, no, no». Mi fidavo di lui come di me stesso. «Come ha potuto? Come?». Guardai Rose «Come ha potuto tradirmi così?».

«Dobbiamo dirlo subito a tuo zio Harry! Dobbiamo fermarla» quasi urlai e Rose corse dall'infermiera Warner. «Dobbiamo usare il suo camino per comunicare con Harry Potter, possiamo?». A un cenno affermativo della donna, sfoderò la bacchetta ed evocò il suo Patronus.

«Sono Rose. Zio Harry, dobbiamo parlarti. Abbiamo scoperto chi è la strega assassina. Siamo nell'ufficio della Signora Warner in infermeria».

Ero talmente sotto shock che non mi accorsi neanche del fatto che eravamo arrivati al camino, né che la faccia di Harry Potter era comparsa tra i tizzoni ardenti. Sentii la mano di Rose sulla spalla e al suo discreto incitamento, iniziai a raccontare quello che sapevo. Chi era la strega, dove viveva. Raccontai della spilla che, in realtà era il talismano delle antiche magie greche.

«Vado subito in ufficio a organizzare l'arresto. Meglio farlo immediatamente prima che decida di sparire. Voi avete trovato Daisy, il figlio potrebbe chiamare sua madre per avvisarla... non fate niente di avventato! Rose, mi raccomando, non cercate il pericolo. Ci penseremo noi al figlio».

Come era comparso, Harry Potter svanì tra i tizzoni e noi rimanemmo soli.

Lentamente mi alzai. Ero sconvolto. Non credevo che mi sarei trovato in una situazione simile, né che un ragazzo con cui avevo condiviso tutto il possibile, potesse tradirmi in questa maniera. Era devastante. «Non posso crederci» mormorai per l'ennesima volta.

«Vieni con me». Rose mi prese per mano e con calma mi portò fuori dall'infermeria. Daisy stava meglio e presto si sarebbe ripresa. Secondo la Warner non c'erano ferite o altri problemi se non una forte disidratazione.

Intimamente grati per queste notizie, tornammo al settimo piano.

Credevo che Rose volesse andare nella torre di Grifondoro, ma si fermò davanti al muro delle necessità e prese a camminare avanti e indietro.

«Che stai facendo?» chiesi.

«Hai bisogno di riprenderti e non di stare nel dormitorio. Devi sfogarti o scoppierai» ed aprì la porta che era appena comparsa sulla parete.

Entrammo in una sala molto grande, con un enorme camino sul fondo, cuscini, e tappeti. Più vicini a noi, manichini per quintane, bersagli e mazze erano disposti in ordine sparso, appesi al soffitto o disposti su rastrelliere.

«Che cosa sono questi?» chiesi perplesso.

«Sono tutte cose che puoi colpire, che puoi rompere. Puoi sfogarti come ti pare qui dentro, oppure puoi parlare con me. Io sarò seduta là in fondo, davanti al camino» rispose allontanandosi e lasciandomi solo a scegliere.

La mia rabbia era assoluta e, guardandomi intorno, mi venne davvero voglia di spaccare tutto, come avrei voluto spaccare lui. Presi una mazza leggermente più lunga di quella di un battitore e colpii violentemente un manichino lì accanto. Il colpo si riverberò nel braccio causando una fastidiosa vibrazione, ma mi sentii bene. Soddisfatto. Colpii ancora e di nuovo mi sentii bene. Colpii ancora e ancora e la voglia di colpirlo cresceva. Colpii e colpii e lo colpii. Nella mia mente era lui.

Lo colpii per tutte le risate che mi erano state rivolte, lo colpii per gli scherni e gli scherzi, lo colpii per la mia umiliazione e, soprattutto, lo colpii per aver desiderato la mia morte.

Quando lasciai cadere la mazza che si era rotta, avevo il fiatone. Non so quanto rimasi lì a colpire e poi a guardare il manichino completamente distrutto.

La punizione di Scorpius MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora