Sono spacciato!

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Il buio mi avvolgeva ed era una sensazione rassicurante. Stavo dormendo tranquillo nel mio letto, tra poco mi sarei svegliato e mi sarei trovato assolutamente normale e fantastico, pronto per andare a Diagon Alley e continuare la mia solita eccitante vita.

«Innerva» sentii dire e a giudicare dal tono era mio padre e sembrava irritato.
"Perché mi sveglia con l'incantesimo contro lo svenimento?" mi chiesi distrattamente mentre i miei occhi si spalancavano a risposta immediata dell'ordine imposto.
«Ciao, pa...» iniziai a parlare ma venni subito interrotto da un urlo stridulo di mia madre.
«Chi sei? Dov'è Scorpius?».
Spalancai gli occhi atterrito. Non ero tornato normale, non era un sogno! Ero nel corpo di una donna!
Di un essere che non poteva essere più lontano da me.
«No... sono io...» cercai di dire ma venni sollevato da un incantesimo non verbale e sbattuto nuovamente contro il muro.
Certo che mio padre poteva trovare anche un altro posto dove spiaccicarmi, accidenti! Continuando in questo modo avrei fatto il buco nella parete!
«Dov'è Scorpius?» domandò ancora mia madre, alzando il tono di voce e rasentando l'isteria.
«E' quello che sto cercando di dire!» sbraitai «Se non fosse per lui che mi sta pestando come una nocciolina!» e indicai mio padre.

Draco Malfoy aveva appena rialzato la bacchetta ma, alle mie parole, si bloccò a mezz'aria e con tono minaccioso intimò «Allora dicci qualche cosa di sensato!».
«Sono io! Scorpius!» urlai agitando le mie braccia grassocce.
Per un attimo neppure un fiato girava per la stanza. Potevo persino sentire un paio di formiche che correvano nell'angolo della finestra, poi mio padre si mise a ridere mentre mia madre iniziava a squittire come se si fosse trasfigurata in uno scoiattolo.
«Studiane un'altra! Sei una ragazza e dubito che mio figlio si metta a bere pozione polisucco per diventare un... sei sicura di essere una ragazza? Sei davvero...».
«Dillo pure! Sono orrido. Io una del genere non me la farei neanche sotto imperius» sbottai.
Forse il mio tono irritato e deciso mise a tacere i miei genitori in un colpo solo, troppo sconvolti anche solo per pensare a questa opportunità.

«Stai... stai dicendo sul serio?» sussurrò Astoria con occhi sgranati e lucidi.
Forse ero riuscito a creare una breccia nel muro di incredulità dei miei genitori.
«Sì» risposi con voce ferma e decisa, per quanto potesse esserlo quella specie di stridio che mi usciva dalle corde vocali.
Il mio augusto padre scoppiò in una sonora risata «Vuoi dire che tu sei nostro figlio Scorpius?» e continuò a lungo singhiozzando.
«Credo di non averti mai sentito ridere così a lungo e con tale gusto» ribattei irritato dopo aver atteso paziente che smettesse.
Doveva essere una gran bella battuta la mia per bloccare la risata di mio padre in un secondo.
«Decisamente per come rispondi, devi proprio essere Scorpius» ammise dopo avermi squadrato per un minuto buono.
Poi scoppiò di nuovo in una grassa risata che si calmò dopo parecchio tempo e lacrime da parte sua.

«Hai finito?» chiesi irritato a morte mentre mia madre passava il suo sguardo apprensivo da uno all'altro senza sapere come intervenire.
«Adesso sì» sospirò soddisfatto poi mi guardò fisso e iniziò quello che doveva essere un interrogatorio teso a scoprire tutti i retroscena di quel risultato.

Gli raccontai tutto quello che sapevo, dal momento in cui ero arrivato alla festa, all'incontro con quella strega che mi era apparsa come una figa da paura per poi rivelarsi solo una paura e basta.
Raccontai anche degli insulti e infine della minaccia che mi aveva lanciato.
«Così questa ragazza ti ha detto che hai tempo un anno...» borbottò mio padre.
Anche da mezza stanza di distanza riuscivo a sentire le sue rotelle girare come delle trottole, ma non riuscivo a immaginare quale soluzione potesse arrivare per risolvere questo problema.
Ogni tanto volgevo lo sguardo allo specchio e rabbrividivo anche solo alla prima sbirciata.
«Dobbiamo provare con il San Mungo» propose mia madre torcendosi le mani.
«Prima proviamo qualche pozione tra quelle della mia produzione». Ecco che spuntava il pozionista professionista con la sua boria da "risolvo tutto io".

Non che avessi tutta questa fiducia nelle arti della precisione paterna, ma piuttosto che rimanere questo cesso che mi copriva le membra, mi sarei anche prostrato alla famiglia Potter, compreso quella testa di cazzo, pieno di sé di James Sirius.
«Prova questa» mi consegnò una fialetta dal colore lilla e dal profumo di torta di mele. Beh, almeno ispirava... a parte il sapore di aceto!
«Ma che schifo!» strillai acuto.
Quella voce era sempre più fastidiosa!
«Adesso dovremo aspettare... due o tre min...».
No, probabilmente anche meno visto che cominciai subito a sudare per poi cadere in ginocchio sul tappeto.
Immediatamente la mia pelle assunse un colorito di un verde pisello tenue e i miei capelli iniziarono a crescere centimetro dopo centimetro.
«Cosa succede, padre?» il mio urlo era ancora più isterico.
«Non so! Questo filtro serve per ripristinare le sembianze precedenti a qualsiasi pozione polisucco o similari».
Beh, visto che ormai i miei capelli color topo stavano invadendo tutti i pertugi della stanza facendo sembrare il pavimento un lungo e movimentato lago di peli, era meglio trovare un altra alternativa e alla svelta! Prima di affogare...

«Bevi questo!» color rosso rubino e odore di sudore... gusto alla pesca... perché mai non poteva esserci un qualcosa che facesse convergere colore, odore e gusto in qualcosa di complessivamente gradevole.
La pelle ritornò olivastra ma si ricoprì di squame, i capelli scomparvero ma si allungarono le unghie facendomi sembrare un fachiro. Gran risultato, visto cosa già sembravo "al naturale".
«Padre... qualcosa di più efficace? Magari senza trasformarmi in un drago?» commentai acido e tossicchiando cominciai inspiegabilmente a sputacchiare fumo nero.
«Ehm... per il drago, stavo scherzando!» protestai.
La pozione successiva mi trasformò in una zucca... forse mi ci voleva la madrina di Cenerentola...

Nell'arco della giornata continuai a ingurgitare liquidi che andavano a essere sempre più viscosi e drammaticamente inefficaci.
Uno mi trasformò addirittura in una copia di mio padre e mia madre, ovviamente, esultò di gioia nel vedere raddoppiato l'immagine del suo amore! Ma non gliene bastava uno di Draco Malfoy? Il fatto di desiderarne un altro uguale era quantomeno masochistico! Un buon psicomago era indispensabile secondo me! Si doveva preservare la sua sanità mentale!
La pozione successiva era quanto mai ridicola! Mi ritrovai a squittire, piccolo, bianco e peloso, con una lunga coda morbida.
«Guarda, tesoro! Un furetto! Esattamente come te a scuola!» mormorò nostalgica mia madre, guadagnandosi un'occhiata che avrebbe incendiato il polo sud.
Certe umiliazioni sono dure da dimenticare e con quello che mi stava succedendo in quel momento, iniziavo a capirne veramente la portata devastante.
«Mi hai fatto venire le emorroidi!» urlai con la voce ammazza cristalli.

Dopo una giornata a provare queste pozioni e ad assistere i danni che si auto imponevano i nostri elfi domestici per solidarietà famigliare, il tutto senza arrivare a una soluzione soddisfacente (mi era spuntato l'apparecchio ai denti... perlomeno il sorriso migliorerà!) mio padre si arrese.
«Non so più cosa fare» mormorò crollando a terra sudato fradicio come se fosse stato lui a sopportare tutti gli intrugli e le trasformazioni a cui mi aveva sottoposto.
«Caro, vai a farti una doccia e riposati... non puoi continuare così anche domani» mia madre gli carezzò i capelli con dolcezza e mi montò la mosca al naso.
«Scusatemi tanto per il disturbo arrecato! Sono assolutamente distrutto dal rimorso di aver scombinato i vostri affari!» sbraitai arrabbiato.
Iniziai a prendere oggetti e a scagliarli contro le pareti riducendo la mia camera alla stregua di un campo di battaglia con innumerevoli feriti.
Non riuscivo neanche a sentire i richiami di mio padre che abbracciava e proteggeva mia madre dalla mia devastazione.
Quando le mie mani non trovarono più nulla da lanciare mi accasciai tra i cocci sul tappeto ed iniziai a piangere.
La dura realtà della mia situazione mi era piombata addosso con violenza non appena Draco Malfoy si era arreso. Non sarei mai più tornato come prima.
Sarei rimasto quella sbiadita, viscida, ributtante immagine di racchia che mi guardava impaurita dallo specchio incrinato. Forse era più bella in questo modo, riflessa a pezzi piuttosto che intera.

«Adesso calmiamoci tutti e andiamo a dormire. Domani mattina andremo da qualche medimago capace di invertire questa maledizione, non ha senso scatenarci in questo modo e accusarci a vicenda». Incredibilmente fu Astoria a prendere in mano la situazione con piglio deciso.
Raramente la sentivo con quel polso e non mi venne in mente di obbiettare nulla, poteva nascondere altre virtù segrete che avrebbero peggiorato il mio stato attuale.
Anche mio padre annuì provato e silenziosamente uscirono entrambi dalla mia camera mentre io mi gettavo sul letto sfatto e macchiato.

Il mattino dopo venni svegliato da una manina rugosa che mi scuoteva delicatamente una spalla.
«Signorino... padroncino si svegli... la colazione è pronta e tra un'ora ha un appuntamento alla clinica privata svizzera».
«Arrivo, Bor» borbottai, poi, aperti gli occhi e notato che ero ancora nelle vesti di quella sottospecie di ragazza mi voltai stupito «Ma tu mi riconosci?». Come poteva capire chi ero? Ieri non l'avevo visto in camera e teoricamente avrebbe dovuto aver paura di trovare un'altra persona nel mio letto... anche se in realtà ero davvero io...
Meglio non ragionare troppo su questa cosa o sarebbe scoppiato un mal di testa da guinness.
«Certo, padroncino. So perfettamente che siete padron Scorpius, anche se leggermente cambiato» ammise guardandomi timoroso, come se potessi scatenare la mia ira solo per le sue parole.
Mi sentii quasi in colpa e voltandomi vidi la mia stanza perfettamente in ordine e restaurata dallo tsunami che avevo scatenato la sera prima.
«Sei stato tu a mettere in ordine?».
L'elfo sorrise e si batté il pugno sul petto con orgoglio «Ho messo tutto a posto, così il signorino non si feriva quando si svegliava e scendeva dal letto» spiegò.
«Ti ringrazio, Bor» risposi cercando di sorridere in modo riconoscente.
Il solo gesto fece venire gli occhi lucidi al mio elfo ed io mi affrettai a correre in bagno per lavarmi e vestirmi.

Ricordavo ancora chiaramente la storia di come l'elfo domestico Dobby avesse aiutato Harry Potter e tradito mio nonno. Rammentavo anche gli ammonimenti di mio padre sulla giustizia e la cortesia che erano necessari così come la severità e da allora avevo sempre cercato di comportarmi in maniera decisa, ferma ma educata. Bastone e carota come dicevano i babbani.
Certo che non ero pronto a consolare un elfo scioccato per due parole gentili.

Adesso il mio problema principale era il vestito: cosa avrei dovuto mettere? Tutti i miei abiti erano maschili e non è che morissi dalla voglia di indossare una gonna, anche perché i peli delle mie gambe avrebbero causato un caso internazionale di cattivo gusto con la conseguenza espulsione da tutte le boutique del mondo magico e non.
«Scorpius, tesoro, ho portato un vestito, prova a vedere come ti sta» sentii mia madre fuori dalla porta mentre mi infilavo l'accappatoio azzurro polvere.
Meno male che lei ci aveva pensato.
Uscii più fiducioso e mi trovai, stesi sul letto, una moltitudine di pezzi di stoffa colorati, dal giallo sole al rosso fuoco, dal verde prato al blu oltremare all'arancione tramonto.
Neanche nei miei sogni più arditi avevo visto una marea di colori come quelli. L'arcobaleno era decisamente sopravvalutato rispetto ad Astoria Malfoy.
«Provati questo» disse alzando una tunica da strega color fucsia e argento.
La guardai spaventato. Cosa aveva intenzione di fare?
«Stai tranquillo, questo colore non ti sbatterà in faccia. Ormai la tua carnagione olivastra ha bisogno di colori decisi». Decisamente partita.
Che la maledizione fosse contagiosa?
«Mamma... un paio di pantaloni e una maglia non andrebbero bene?» suggerii cauto.
«Assolutamente no! Sei comunque sempre un Malfoy... anche se leggermente modificato. Devi mantenere un certo contegno!» e mi gettò tra le braccia quella specie di tenda canadese.
«Spero di riuscire a capire come infilarlo... di solito io queste cose le tolgo alle ragazze» borbottai sottovoce e mi rinchiusi in bagno per completare la mia vestizione. Se non altro i boxer erano sempre gli stessi!

«Accidenti» sbottai cercando di capire dove era posizionata la mia testa, mentre le braccia uscivano tutte e due attraverso uno stretto pertugio argenteo.
«Non ci capisco niente» continuai spingendo le braccia sempre più in alto.
Mi sentivo quasi una foca che doveva entrare in un tutù senza neanche usare le pinne!
«Scorpius, sto entrando» annunciò perentoria la mia augusta genitrice.
Neanche la privacy della mia nudità!
Nel momento in cui la porta si aprì riuscii a togliermi quella specie di palandrana e me la posizionai davanti al petto strillando acuto.
«Madre! Sono nudo!».
«Scorpius, caro, ti voglio ricordare che ti ho partorito, ti ho anche allattato nonostante non fosse signorile e quel che più conta, in questo caso, ti ho fatto il bagnetto e ti ho visto nudo!» e senza aggiungere altro mi strappò di mano il vestito con un abile gesto di bacchetta e lo fece levitare sopra la mia testa in maniera perfettamente verticale.
Subito mi strinsi le braccia al petto per poi maledirmi per aver avuto lo scatto impulsivo di coprire le mie piccole tette, che poi non erano neanche mie ma cresciute per effetto della maledizione. Quasi avevo i pettorali più grossi.
«Allora anche io ho visto il vostro petto, questo non vuol dire che abbia ancora diritto a vedervi nuda» sibilai.
«Scorpius, dovresti deciderti a parlare con me rivolgendoti con il tu, non è necessario il voi» sorrise benevola sorvolando sul mio appunto.
«Questione di educazione» replicai.
«Che a volte dimentichi, quindi ti concedo di scordartene del tutto... e adesso alza le braccia» e così dicendo mi fece scivolare addosso quella veste da strega. Merlino! Come ero caduto in basso!

«Oh, ma come ti sta bene!» squittì mia madre ma io inorridii guardandomi allo specchio.
Questa specie di vestaglia fucsia con cintura e bordi argentati, svasata e lunga sino ai piedi mi ricordava tanto i modelli indossati dalla preside McGranitt (a parte il colore, per inteso).
«Ma per piacere! Sembro un pagliaccio!» protestai.
«D'accordo, passiamo ad un altro modello, passa nell'altra stanza» ordinò lei.
Come per il giorno prima con le pozioni di mio padre, iniziai a mettere e togliere vestiti a ripetizione.
Stretti, larghi, molli, gonfi, a sbuffo, a raclan, stile kimono... non capivo neanche perché ci fossero tanti modi per mettere insieme delle stoffe.
«Mamma, non ti devi rifarmi il guardaroba, dobbiamo solo andare da un medico che non farà caso ai miei vestiti» finalmente mi ascoltò e cedette acconsentendo a farmi rimanere con l'ultimo vestito che mi aveva fatto indossare.
Quando mio padre lo vide ebbe la stessa mia reazione: conati di vomito causati dal vestito rosso fuoco con spesse bordure dorate.

«Verde e argento non andava bene?» borbottò contrariato.
«Il verde è troppo smorto, lo sbatte. Il rosso gli sta meglio» rispose piccata mia madre.
Bene! Mi aveva appena trasformato in un nuovo griffondoro...
«Andiamo?» invitò poi indicando elegantemente il camino.

Lo studio del luminare era asettico, minimalista, vuoto di tutti gli oggetti ad eccezione della scrivania e delle quattro poltroncine che la attorniavano.
Nessuna libreria, nessun attestato di merito, nessun quadro con ritratti famosi deturpavano il candore accecante delle pareti che rifletteva il paesaggio innevato delle montagne svizzere, mostrate nel loro immenso splendore dalle grandi finestre posizionate sul lato sud della stanza, alle nostre spalle.
Tutta la nostra attenzione era focalizzata sul mago basso e tracagnotto dalla veste color prugna che continuava a passare la sua bacchetta su un pezzo di cartoncino giallo e blu e mormorava una litania inquietante e fastidiosa.
Passammo mezz'ora di attesa silenziosa, dove io continuavo a sporgermi sempre più verso il medimago. Alla fine ero praticamente sdraiato a quindici centimetri dal naso dell'omuncolo ad aspettare la sentenza che, avevo il sospetto, non sarebbe stata per niente buona.

Quando si schiarì la voce sobbalzammo tutti ed io mi ricomposi sulla poltrona in attesa del verdetto.
«Signori Malfoy, mi dispiace molto, ho provato tutti i contro incantesimi del prontuario e anche qualcuno sperimentale ma non mi sembra che vi siano state variazioni» terminò indicandomi.
«Non ha fatto niente!» protestai alzandomi e mio padre mi trattenne e mi indicò nuovamente la poltrona.
«Suo padre mi aveva già inviato l'elenco di tutte le pozioni utilizzate ieri e io avevo già preparato il resto degli incantesimi che potevamo provare. Credo che tutto quello che era e non era umanamente possibile è già stato tentato». La sentenza era stata peggiore di quanto pensassi.
«Quindi cosa dovrei fare? Rassegnarmi?». Il mio strillo terribilmente acuto fece incrinare il vetro della finestra.
«Credo dovrebbe prendere in considerazione l'altra soluzione, quella prospettata dalla strega. Trovi una ragazza e si innamori... oppure... si prepari a rimanere in questo stato». Neanche un lampo di comprensione attraversò lo sguardo del medimago mentre snocciolava quelle parole che mi condannavano.

«Andiamo, Scorpius» disse mio padre alzandosi.
«Ma... non può essere! Ci fermiamo così? Senza provare niente altro? Ci arrendiamo a questo?» chiesi indicando me stesso.
«No. In questo momento però non possiamo fare altro... la ringrazio per il suo impegno» terminò tendendo la mano al medimago ed uscì dalla stanza con uno svolazzo di mantello, seguito mestamente da mia madre e da me.
Che diavolo voleva fare adesso? Mi stava abbandonando? Voleva lavarsene le mani? Cosa mai poteva capitarmi alla fine dell'anno concessomi? Sarei rimasto quella specie di mostro oppure sarei morto come le altre vittime? Questa minaccia sulla testa era terribile.

Durante il tragitto non ci rivolgemmo una parola ma arrivati in salotto al Manor, mio padre mi mise le mani sulle spalle «Non voglio arrendermi» disse «Proverò ancora e ancora. Tu sei mio figlio e non mi arrenderò prima di averti salvato».
Era la prima volta che sentivo il suo amore nei miei confronti e ne fui immensamente commosso.
«Cosa dobbiamo fare ora?» chiesi a mia volta.
«Ti prenderò dei campioni di sangue e sperimenterò ancora. Nel frattempo è imperativo fare delle ricerche più approfondite e gli unici posti dove possiamo avere qualche possibilità sono il Ministero e...» qui si interruppe imbarazzato.
Quale altro posto poteva esserci? Un posto dove la conoscenza superava ogni immaginazione...
«No! Io non posso tornarci in questo modo, sarei lo zimbello di tutti!».
«Scorpius, non possiamo evitarlo! Lo vorrei tanto ma devi per forza tornare lì e cercare nella biblioteca. Quello è l'unico posto, assieme ai tuoi insegnanti, dove è possibile trovare qualche indizio per arrivare alla soluzione e alla tua salvezza» rispose Draco.
«Mi stai chiedendo di tornare a Hogwarts in questo stato?» chiesi per sicurezza ma quando lui annuì mi sentii mancare il fiato.
Si prospettava un anno decisamente difficile.

«A questo punto dobbiamo davvero rifarci il guardaroba» annunciò sorridente mia madre.
Sia io che mio padre la guardavamo come se fosse impazzita.
«Ho sempre desiderato avere una bambina e adesso il mio desiderio è stato realizzato!» la sua affermazione fu come un fulmine a ciel sereno.
«E' completamente partita» borbottai.
Niente mi avrebbe preparato alla sessione di shopping che si sarebbe aperta per me nelle giornate successive.

«Dobbiamo anche andare dalla preside McGranitt per concordare il tuo rientro a scuola» proseguì mio padre, rinunciando a replicare alle affermazioni balzane di Astoria.
Le mie spalle, prima dritte e fiere e ora già curve, intrappolate in quello sgorbio di corpo, si ingobbirono ancora di più, schiacciate dalla consapevolezza che mi aspettavano umiliazioni che sarebbero andate ben oltre ogni immaginazione.
«Non ti abbattere! Sei un Malfoy e devi avere la consapevolezza e l'orgoglio per questo nome» disse mia madre con voce ferma.

Era vero.
Dovevo rimettermi in piedi, alzare la testa ed affrontare questa prova.
Ero un Malfoy, la nostra famiglia aveva affrontato la crisi più nera dopo la caduta del Signore Oscuro e molte porte erano state sbattute in faccia nonostante i processi conclusi positivamente nei confronti di mia nonna e mio padre.
Dovevamo avere l'orgoglio di rialzarsi e superare la paura.
In ogni caso, queste erano le mie carte... quindi inutile recriminare, dovevo giocarmela al meglio.
«Hai ragione! Sono un Malfoy e dimostrerò a quella brutta strega che ci vuole ben altro per abbattermi» e che Morgana e Merlino me la mandassero buona!

La punizione di Scorpius MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora