Gli occhiali degli auror

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Passai ancora il giorno di Natale con i miei genitori, aprendo i regali e ringraziando per quanto ricevuto. Anche quell'anno erano stati molto generosi ma io avevo ben altro per la testa e anche loro. La mia vita era in pericolo e ne avevo la netta sensazione adesso che ero a casa. Mi pareva che a Hogwarts il problema fosse lontano, ma qui, tra queste mura, nel silenzio della casa, sentivo che la vita mi stava sfuggendo e mi si mozzava il fiato. Era panico. Paura di morire. Tutti devono morire, è una cosa che si sa da quando si nasce, ma è un evento talmente lontano e inconsistente che sembra destinato sempre ad altri e mai a te. E così vivi. Invece io mi trovavo ad avere una scadenza e ogni giorno mi avvicinava a quello. Era terribile. Dovevo distrarmi e quando mi preparai per andare alla tana Weasley era anche per fuggire al panico che mi attanagliava il cuore. Se non altro ci sarebbero stati una marea di teste rosse a rallegrarmi.

Io e mio padre ci smaterializzammo nello spazio adiacente alla casa, e da lì ci avvicinammo a suonare il campanello. Guardando la costruzione mi trovai a spalancare la bocca allibito. Era una delle case più strane che avessi mai visto, con pezzi aggiunti in epoche diverse che pareva un miracolo non fosse già crollata. Quella era la manifestazione pubblica della magia. Chissà cosa vedevano i babbani che passavano da quelle parti.

Suonai il campanello e sentii un rumore drammatico all'interno della casa. Rumore di pentole, mobili, sedie strisciate, strilli e tonfi. Io e mio padre ci guardammo increduli e aspettammo pazientemente mentre i minuti scorrevano. Avevo quasi perso le speranze ed ecco che la porta si aprì e una donna vagamente famigliare mi sorrise calorosa per poi gelarsi non appena girò il viso verso mio padre.

«Malfoy! Quale onore vederti a casa Weasley. Un tempo non ti saresti mai sognato di suonare questo campanello» commentò ironica.

«Le cose cambiano, come sai bene, Granger... ops, Weasley. Non mi abituerò mai nonostante tutti questi anni» salutò di rimando mio padre.

«Entrate pure, vi stavamo aspettando» e si spostò per farci entrare.

«Grazie, signora. Abbiamo lasciato i bagagli fuori, spero vada bene» dissi un pochino intimidito. Quella era la mamma di Rose, la grande Hermione Granger. La donna che lavorava al Ministero nell'Ufficio delle Applicazioni Magiche.

«Non preoccuparti, Shaula, ci penserà James a portarli nella tenda in giardino. Venite, Ron e Harry vogliono parlarvi» e ci accompagnò lungo l'ingresso sino a un salotto pieno di poltrone e divani scompagnati. Seduti sulle poltrone vicino al caminetto c'erano i due Auror che si alzarono subito quando entrammo nella stanza.

«Scorpius! Sono felice che tu sia arrivato tanto presto. Abbiamo parecchio di cui parlare» esordì Harry, indicando il divano dove ci sedemmo, pronti ad ascoltare. Hermione andò accanto a suo marito e gli posò una mano sulla spalla e tutti quanti attendemmo il racconto delle novità.

«Avete scoperto qualche cosa dai libri di Hogwarts?» chiese subito Ron. Scossi la testa.

«Niente. Con Rose e Albus abbiamo consultato quasi la metà dei libri presenti nel reparto proibito e in quello normale. Niente a parte quello che le avevo già riferito».

«Noi abbiamo avuto altri due casi. Una maga molto bella che faceva la modella per i babbani è stata trasformata in un vecchio rugoso e un uomo di mezza età è stato trasformato in un cagnolino da compagnia».

«Ci sono stati altri morti?».

«Per ora no. Teniamo sotto controllo quelli colpiti ma non c'è niente di nuovo. In compenso abbiamo scoperto dalla conversazione avuta con la modella che la complice, la ragazza che sta a scuola, quest'anno ha degli esami».

«Quindi ha la nostra età. Deve fare i MAGO» conclusi, cominciando a pensare a chi potesse essere.

«Non è detto. Potrebbero essere i GUFO. Sappiamo che sono esami ma non quali» mi corresse Potter.

La punizione di Scorpius MalfoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora