Chapter 21. Going on

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Qualche settimana dopo, 24 giugno
Ore 18.54 casa Ginoble, Montepagano (Roseto degli Abruzzi)

Salotto
Era arrivato il giorno del mio compleanno, avevo raggiunto i ventitrè anni. Non mi andava di festeggiare, visto che era passato poco tempo dalla perdita del piccolo Ernesto, ma Gianluca ed Ilaria non erano d'accordo. "Non voglio fare una festa, e non la farò" dissi in tono autoritario "Piè, non preoccuparti per noi" cercò di farmi cambiare idea Ilaria "Sono il più grande, quindi decido io" affermai un po' stanco di litigare "Va bene, non faremo nessuna festa. Del resto il festeggiato sei tu" fece da paciere Ignazio, due gioni fa c'era stato il funerale del piccolino ed onestamente non mi andava di fare casino e festeggiare.

Camera di Ernesto
"Va bene, siete quasi arrivati" dissi a Mariagrazia al telefono "A dopo" chiusi la chiamata e tornai sotto "Avete finito di litigare?" chiesi sedendomi sul divano accanto al mio ragazzo "Sì, ha vinto lui" disse Gianluca fingendosi offeso "Pezzo de mmerda" si sfogò Ilaria sottovoce in dialetto romanesco "Ti sintia, aui bisognu i l'ucchiala, ma di ricchi ci sentu bonu" rispose Piero in siciliano (Ti ho sentito, avrò bisogno degli occhiali, ma dalle orecchie ci sento bene) "Scontro tra dialetti" mormorò Giulia ridacchiando "E menomale, pecchè sennò..." ironizzò Ilaria "E cettu..." ribattè Piero "Avete finito?" chiese Gianluca "Se è una testa di cazzo" commentò la sua ragazza "Minchia, pirchì tu gioia" disse Piero "Finitela dai" cercai di farli smettere "Ha incominciato lei" si lamentò il mio ragazzo "Er pupetto" lo prese in giro Ilaria "Porca di quella troia, sembrate due bambini" gli risposi e Gianluca mi appoggiò dicendo "Esattamente, perciò basta, ora facciamo tutti silenzio".

Ore 20.30 lungomare di Roseto degli Abruzzi, Roseto degli Abruzzi
Stavamo passeggiando sul lungomare, mano nella mano io e Giada. Ero felice, mi bastava essere solo noi due per festeggiare il mio compleanno; ci sedemmo sul muretto "Mi piace qua" mi disse ammirando il mare "Anche a me, ma Naro è Naro" ridacchiai facendo ridere anche lei. Ci rialzammo dopo un po' e camminammo fino alla pizzeria dove andavamo sempre con Gianluca, entrammo dentro ma poco dopo mi bloccò "Chiudi gli occhi" sussurrò al mio orecchio ed io eseguì, mi bendò e mi prese la mano "Seguimi" disse guidandomi nel locale. Una volta arrivati, mi tolse la benda ed io aprì gli occhi "Ma siamo solo io e te" dissi guardandomi attorno, lei mi fece cenno di girarmi e fu allora che vidi la sorpresa: la mia famiglia era lì per festeggiare il mio complenno. "Mamma, papà, Franz, Mari! Che bello vedervi" li abbracciai forte, mi erano mancati tanto e non ci eravamo ancora visti dal mio ritorno in Italia "Non hai voglia di festeggiare, ma ho pensato che ti sarebbe piaciuto stare un po' con i tuoi... Così ho pensato di organizzare una pizzata in famiglia" mi disse Giada avvicinandosi a me, l'abbracciai forte baciandola "Grazie piccola, ti amo" le sussurrai "Ti amo anch'io" mi baciò a stampo, ci sedemmo tutti a tavola ed ordinammo.

Ore 23.45 casa Ginoble, Montepagano (Roseto degli Abruzzi)
Camera di Ernesto
Tornammo a casa, i genitori di Piero ed i suoi fratelli andarono a dormire a casa del nonno di Gianluca, entusiasta di ospitarli. Ci dividemmo nelle nostre camere. Ero seduta sul letto, stavo togliendo i tacchi "Grazie piccola" Piero si avvicinò a me baciandomi "Non ho fatto nulla di che" risposi alzandomi in piedi di fronte a lui "Invece ti sbagli, hai fatto tanto per me... Mi ami, mi sopporti, mi segui..." elencò intrecciando le nostre mani "Ti amo" gli dissi facendolo abbassare al mio livello "Ti amo anch'io" mi baciò con foga poggiando le sue mani sui miei fianchi, portai le mie sulla sua nuca approfondendo il bacio. Portò le mani al bordo del mio top, sollevandolo e togliendomelo; gli sbottonai la camicia, facendola cadere a terra, mi tolse i pantaloncini per poi spingermi sul letto "Uhm, rosso... Il mio colore preferito" commentò notando il mio intimo, ridacchiai e sbottonai i suoi pantaloni facendoli scivolare lungo le sue gambe muscolose fino a terra, guardai i suoi boxer e ridacchiai "Cos'hai da ridere?" mi chiese "Hai i boxer di superman, Gesù bambino" risi "Hanno il loro perchè" ammiccò "Superman, il logo sul pene però no dai" risi tirandolo dai fianchi facendolo cadere addosso a me "Il super è lì" mi guardò con un sorriso pervertito per poi baciarmi con passione, scendendo lungo il mio corpo, liberandolo man mano dall'intimo. Tolse gli slip e poi risalì "Hai una pelle deliziosa" disse con voce roca, lo feci stendere sotto di me, torturandogli il collo, il petto e l'addome per poi sfilargli i boxer e tornare a baciargli le labbra; mi fece sdraiare sul letto sovrastandomi con il suo corpo statuario e scolpito "Piè, ti amo" sussurrai accarezzandogli i capelli "Ti amo anch'io Jade" mi baciò con intensità penetrandomi lentamente. I suoi movimenti erano lenti, ma forti e decisi, intensi e profondi; le mie unghie gli graffiavano la schiena, mentre ansimavo e gemevo al suo orecchio, le sue mani mi accarezzavano con dolcezza ed intensità. Amavo le sue mani, erano forti ma tremendamente dolci e delicate; sembrava un controsenso, ma era vero. Giungemmo all'apice nello stesso istante gemendo il nome dell'altro, ci guardammo intensamente negli occhi: era tutto sudato ed era attraente da morire; passai la mia mano sulla sua fronte, spostandogli un po' il ciuffo umidiccio "Sei bellissimo" dissi di getto "Tu sei bellissima" mi disse spostandomi una ciocca di capelli dal viso, mi sollevai leggermente e lo baciai, lui capovolse la situazione facendomi sedere su di lui, poi si mise seduto anche lui "Oh mamma" gemetti quando si sistemò seduto "Scusa" mi baciò il collo "Ti amo" gli dissi "Ti amo anch'io" rispose sorridendomi, mi accarezzò i capelli ed io mi beai del suo tocco chiudendo gli occhi, ridacchiò "Adoro il tuo tocco" mi giustificai "Lo vedo, piccola" disse con voce roca intrecciando le nostre dita "Voglio sposarti" disse puntando le sue iridi scure nelle mie, aveva uno sguardo serio, penetrante ed intenso che mi fece arrossire "Sono serio, voglio sposarti e ti giuro che te lo chiederò" continuò, non sapevo che dirgli, ero felice che volesse passare tutta la sua vita con me "Aspetterò con ansia la proposta allora" sorrisi imbarazzata, poggiò le sue labbra calde sulle mie un po' fredde "Ti stupirò" mi fece l'occhiolino, per poi farmi stendere sul letto ed alzarsi per raccogliere ed indossare i suoi boxer, mi passò l'intimo e poi prese la sua maglietta del Milan facendomela indossare "Il rosso ti dona" commentò "Grazie" risposi poggiando la testa sul mio cuscino. Piero prese posto accanto a me, facendomi poggiare la testa sul suo petto, parlammo e scherzammo fino ad addormentarci.

S'agapo' || Piero BaroneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora