Chapter 17. Your love is everything

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La settimana successiva
Ore 17.34 casa Barone, Naro
"Va bene, ragazzi noi accompagnamo Mari a Castrofilippo. Ci vediamo dopo" ci salutò mio padre mentre raggiungeva mamma e Mari in macchina "Ciao papà" risposi "A dopo" si unì la mia picciridda, la quale poi mi chiese "Che facciamo ora?" "Devo vedere una persona, ma non so che effetto avrà su di te. Qualsiasi cosa parlamene, va bene tesoro?" le dissi un po' preoccupato "Va bene, iperprotettivo del mio cuore" mi baciò ed io approfondì il bacio accarezzandole il volto "Ti amo" mi sussurrò "Anch'io" le dissi quando la persona che aspettavo suonò il campanello "Vado io" si alzò velocemente per aprire la porta ed io sperai con tutto il cuore che non reagisse male "D-dario" lo salutò "Giadina, ciao" ammiccò lui ed io mi avvicinai "Dario! Sei venuto, vieni accomodati" lo salutai stringendo un fianco alla mia ragazza "Siete tornati pappa e ciccia come prima?" guardò Giada in modo disgustoso "S-sì" disse lei cercando e trovando la mia mano "Stiamo insieme" caricai io, marcando il territorio "Insieme? Ah, bene... Quindi, caro Piero com'è a letto?" mi domandò curioso, posando poi lo sguardo su Giada, uno sguardo misto tra perversione e 'se hai parlato la paghi', "Vieni, sediamoci in salotto" deviai il discorso, non volevo incazzarmi subito. Ci sedemmo sul divano, io e Giada sedavamo di lato a Dario "Ancora quello schifo di tatuaggio hai?" disse sgarbato "Sì, ce l'ho ancora" rispose alzando il braccio sinistro "Bah... Comunque, mi stavi dicendo che state insieme" ritornò su di me "Sì, da quasi tre mesi" marcai bene "Te l'ha raccontata la cazzata sul tatuaggio?" mi provocò "Sì, mi ha raccontato il significato del tatuaggio ed anche che ha sentito la mia mancanza in questi anni" lo provocai anch'io, lei mi strinse la mano cercando di farmi calmare "Mancanza? Davvero?" rise "Sì, mancanza. Sai quando vorresti avere accanto una persona che ti aiuti e che ti dica che va tutto bene? Esatto, proprio quello" ribadì scocciato "A me non sembrava così dispiaciuta" ridacchiò "Ignoravi diverse cose" commentai io "Non capisco a cosa ti stai riferendo?" mi guardò stranito e preoccupato "Lo sai benissimo a cosa mi sto riferendo" dissi duro "Ma dai, giocavamo io e Giadina... Vero?" la guardò minaccioso e lei si spaventò "Amore potresti prendere la valigetta del pronto soccorso in bagno sopra?" le chiesi, lei annuì camminando a passo veloce verso le scale. Mi girai verso Dario alzandomi all'impiedi "Giocavate? Sei serio Dario? Si chiama violenza quella lì, non 'giocare'. L'hai obbligata a venire a letto, anzi l'avete obbligata visto che c'è di mezzo anche Salvo. Ma non ti fai schifo?" sputai "No, non mi faccio schifo. Ho ancora la sua voce che mi supplica di lasciarla stare nelle orecchie, ho ancora le sue lacrime che rigavano il suo volto negli occhi. E credimi provo una gran soddisfazione ogni singolo fottuto giorno" mi guardò con aria di sfida "Soddisfazione? Obbligare una ragazza ad avere un rapporto con te perchè è l'unico modo per averla la chiami soddisfazione? Io la chiamo 'essere dei vermi sfigati', rende meglio" lo guardai con disgusto, lui si alzò e mi spinse "Io l'ho avuta prima di te" urlò "Ora è diventato una sfida a chi l'ha avuta prima? Giada è una persona non un fottuto oggetto" gli urlai di rimando "È sempre stato così, Piero porca puttana! Tu hai sempre avuto ciò che volevo io, cazzo" mi spinse di nuovo "Dario ma che minchia dici?" gli gridai furioso "Che ogni volta che volevo qualcosa, arrivavi tu e prendevi tutto" imitò il mio tono di voce per poi aggiungere "È una puttana come tutte le altre, e tu stai mandando a puttane la nostra amicizia per una troia della minchia!" non ci vidi più e gli tirai un pugno, scoppiò una piccola risa tra noi due. Giada scese con il kit e ci vide azzuffarci, "Piè basta, finiscila per favore" mi chiamò ma io furioso com'ero non l'ascoltai e continuai a picchiarlo. Pochi minuti dopo in casa mia entrò Gaetano e ci seperò "Smettela, immediatamente" ci disse incazzato nero "Tu ora vieni con me e tu calmati per piacere" disse trascinando Dario fuori da casa mia. Mi buttai sul divano dolorante "Sei un pazzo incosciente" mi disse Giada dandomi uno schiaffetto sul braccio "Ahia" mi lamentai, aveva colpito dove avevo un livido "Ben ti sta, ora levati la maglietta" mi disse prendendo il kit del pronto soccorso per medicarmi, sfilai la maglietta e lei prese un batuffolo di cotone imprignato di acqua ossigenata per poi disinfettare i miei tagli "Smetterai mai di fare a pugni per me?" mi chiese scuotendo la testa "Uhm, forse sì... Forse no" ridacchiai spostandole una ciocca di capelli "Finito, puoi rimetterti la maglietta" si alzò e salì al pianondi sopra per sistemare il kit, ed io senza fare rumore la seguì.
L'aspettai fuori dal bagno, quando uscì l'afferrai da fianchi "No dai, ti faccio male amore" mi disse cercando di non stringermi troppo "È il dolore più dolce del mondo, allora" le baciai il collo "Sei impossibile tu" mi baciò a stampo, ma prima che separasse le noste labbra lo approfondì, mordendole il labbro inferiore. "Piè siamo tornati" strillò la mia sorellina dal piano inferiore "Hanno smontato il mio piano" le sussurai "Scendiamo va, maniaco" mi prese in giro "Piero?" mi chiamò mia madre "Stiamo scendendo mamma" le urlai, prendendo la mano di Giada e scendendo al piano inferiore.

S'agapo' || Piero BaroneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora