Chapter 9. A day together

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Il giorno dopo
Ore 10.45 Aeroporto Valerio Catullo, Villafranca di Verona (Verona)
Ero appena atterrato, stavo andando a recuperare il mio bagaglio; lo trovai quasi subito, poi uscì e la trovai seduta con un paio di occhiali a coprire i suoi bellissimi occhi celesti "Giulietta" la richiamai, lei alzò lo sguardo "Ehi, ciao" disse alzandosi dandomi un bacio sulla guancia "Sti occhiali?" le chiesi "Ho due occhiaie paurose e non ho potuto neanche sistemarmi" mi spiegò "Non hai dormito, vero?" "No, non ci sono riuscita" la strinsi a me, baciandole la testa ed uscendo verso il parcheggio "Dammi le chiavi" le dissi "Tieni, falle un graffio e ti uccido" mi minacciò salendo in auto dal lato del passeggero, mi misi alla guida "C'è il navigatore, con le impostazioni per casa mia, in caso dovessi addormentarmi" mi spiegò sorridendo "Va bene, boss" risi uscendo dal parcheggio; durante il tragitto verso casa sua si addormentò, era così tenera, per farla stare al caldo almeno un po' le poggiai la mia giacca addosso. Arrivai sotto casa sua e parcheggiai, aveva scritto tutto precisina com'era; presi la sua borsa e cercai le chiavi, appena le trovai la presi in braccio ed entrai in casa sua. La poggiai sul divano dove trovai una coperta, gliela misi addosso e poi riscesi per prendere la sua borsa e la mia valigia; ritornai al suo appartamento e la trovai sveglia seduta sul divano "Giu, stai bene?" le chiesi avvicinandomi a lei e sedendomi sul pavimento "Ignà" si buttò addosso a me, facendomi sdraiare per terra piangendo "Ssh, va tutto bene. Sono qui" le dissi accarezzandole i capelli, lasciandole piccoli baci sulla guancia; mi misi seduto tenendola sempre tra le mie braccia, facendola sedere sulle mie gambe "Mi vuoi raccontare cosa hai sognato?" le dissi stringendole un braccio attorno alla vita "Mia sorella, morta" rispose guardando un punto fisso "Vuoi andare da lei, in ospedale?" le chiesi, lei annuì in risposta; ci alzammo da terra, lei si sistemò un po' poi prese la sua borsa ed uscimmo "Guidi tu, per piacere?" mi domandò con una voce strana "Certo, piccola" le dissi baciandole la guancia.

Ore 09.34 casa Ginoble, Montepagano (Roseto degli Abruzzi)
"Gian, svegliati" mugugnai nel sonno, chiunque mi stesse svegliando sarebbe morto "Gianluca Ginoble, se non ti alzi entro due secondi ti butto tutti e dico proprio tutti i vasetti di Nutella!" mi sedetti sul letto di scatto, nessuno doveva toccare la mia Nutella. Nessuno. Mi girai e trovai mio fratello ridere come un coglione piegato in due "Tu ti svegli solo alla parola 'Nutella' eh?" mi disse ironico, gli alzai il terzo dito "Comunque ti volevo dire che c'è qualcuno sotto per te" mi sorrise malizioso "Che è quel sorrisetto?" gli chiesi ma lui alzò solamente le spalle. Gesù fa che non sia Martina, o iniziamo davvero male la giornata! Mi alzai, presi una maglietta a caso, mi sistemai il ciuffo e scesi al piano inferiore, "Gianluca è proprio uno smemorato! Si scorda sempre qualcosa, per fortuna c'è Piero che controlla sempre due volte per essere sicuro" disse mia madre, grazie mamma ora la persona con cui stai parlando saprà che sono disordinato e smemorato "Ma credo tu lo sappia già, vero cara?" questo era papà; ma con chi cazzo stavano parlando? Entrai in cucina "Buongiorno famiglia, oh ciao Ila" "Gian, tesoro cos'hai scordato questa volta?" mi chiese mia madre "Niente, mamma" le dissi "Ilaria ti ha riportato il tuo maglione grigio" aggiunse mio padre "Davvero? Grazie Ila, sei una cucciola" mi avvicinai a lei e l'abbracciai sussurrandole all'orecchio "Smemorato io o ladruncola tu?" poi le baciai la guancia "Figurati Gian" mi sorrise "Hai già fatto colazione?" chiese mamma, ma io geniaccio la bloccai "Mamma, pensavo che, dato che è venuta qui solo per ridarmi il maglione, potevo farle fare un giro per Montepagano e Roseto offrendole la colazione" sorrisi dolcemente a mia madre, sapendo che mi avrebbe detto 'sì' "Oh ma certo!" che avevo detto? "Vieni Ila, mi devo solo mettere le scarpe" lei mi seguì fino alla mia stanza, la feci passare davanti poi entrai chiudendo la porta a chiave "Ammettilo che hai usato il maglione solo per stare un po' con me" la punzecchiai "Sì, lo ammetto e non me ne pento. Sbaglio o ho ottenuto una colazione gentilmente offerta da te?" mi punzecchiò lei avvicinandosi a me "E poi mi mancavi troppo ed il tuo maglione non era abbastanza" sorrise timidamente, adoravo questa sua alternanza di timidezza ed intraprendenza; la baciai, mi era mancata da morire anche lei "Dai, andiamo a fare colazione" le dissi aprendo la porta ed uscendo.

S'agapo' || Piero BaroneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora