Pleasure without love

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Il Messico è diverso dal Wyoming e anche dal Texas. Di certo Ennis avrà creduto che, non avendo soddisfatto i miei desideri, me ne sarei tornato a casa disperato e con le lacrime agli occhi. Non nego che l'ultima parte sia vera, ma di certo è falso che sarei tornato a casa. Non dopo quello che mi ha fatto: ero felice, emanavo gioia da ogni poro e persino il mio corpo si era preparato a ricevere calde carezze...e poi? Mi dice che non mi avrebbe seguito? Figlio di puttana, col cazzo che me ne rimarrò dentro le coperte a piangermi addosso. Nei momenti opportuni anche io so diventare volgare come mio padre. Non ne vado di certo fiero, ma a volte Ennis è capace di tirar fuori il peggio di me. È anche vero però che quando vuole sa tirare fuori il meglio: quel cowboy mi farà diventare matto. Cerco di non pensare a lui, al suo sorriso timido ma a dir poco provocante, ai suoi occhi nocciola che ti potrebbero incatenare senza lasciarti via di scampo. Il giorno in cui lo incontrai per la prima volta devo essermi distratto perché, senza accorgermene, mi ritrovai legato a lui, perso tra le tonalità misteriose dei suoi occhi.
- Señor? -
Una voce sensuale mi risveglia dai miei pensieri. Senza accorgermene mi sono intrufolato in un vicolo quasi al buio in cui giovani ragazzi, dai fisici prestanti, attendono i clienti. Chiudo gli occhi, serro la mascella e faccio un lungo respiro. Ti sto tradendo Ennis, ma tu mi stai facendo di peggio: mi stai uccidendo. Con il capo faccio cenno di no a quel giovane ragazzo dai lineamenti perfetti. Non posso andare con un uomo troppo bello, non voglio rischiare di innamorarmi di qualcuno che non sia Ennis, perché per quanto lui mi ferirà, io lo amerò sempre allo stesso modo. Avanzo lentamente, analizzando con lo sguardo gli uomini che mi fanno cenno di avvicinarsi a loro. Poi lo vedo: un uomo piuttosto alto, con qualche chilo di troppo, i capelli scuri ma gli occhi celesti. Non si può dire che sia una bellezza, ma ha i prerequisiti giusti per soddisfare i miei bisogni. Non ci devo fare l'amore, devo solo sentirmi appagato.
- Señor? - dice il prescelto, posando una mano sul mio fianco destro. A quanto pare dicono soltanto quella parola, ma non c'è problema. Gli scosto bruscamente la mano: posso essere toccato con quella dolcezza solo da Ennis. Annuisco con la testa e mi lascio guidare da lui in un luogo più appartato. Di tutto ciò che accade dopo trattengo solo il piacere più basso, il piacere di un uomo rude che è bisognoso di soddisfare i suoi desideri...ma le toccate, i mugugni e le sue labbra sul mio corpo le archivio nella mia mente, pronti ad essere eliminati il prima possibile. Ammetto che questo tizio è stato piuttosto bravo, non ha finto e nemmeno si è spinto troppo con le carezze; è andato dritto al sodo, forse intuendo che io non chiedevo altro. Ho provato piacere, appagamento, ma niente amore. Quando sai cosa significa amore, il puro piacere non ti basta più: vuoi di più, vorresti volare, ma sai che non è possibile se non hai accanto la persona giusta.
Lasciato quel luogo squallido, mi metto a girovagare per le strade della città, di cui non conosco nemmeno il nome. Alcuni passanti mi squadrano dalla testa ai piedi, altri mi fissano male e altri ancora sembrano divertiti dal mio abbigliamento. Cosa ci sia di divertente proprio non ne ho idea. Sono ad un incrocio tra un ospedale, un hotel malandato e qualche casetta conciata male. Alzo lo sguardo e sull'orologio appeso al lampione leggo l'ora: troppo tardi per tornare in Texas. Affitterò una stanza e partirò domattina. Non conoscendo hotel migliori di quello che ho di fronte, non mi resta che rassegnarmi a dormire in un letto puzzolente e chissà cos'altro.

Il tizio che mi conduce nella mia camera è il tipico messicano: basso, tarchiato, con la pelle scura e gli occhi e i capelli più neri del carbone. Per mia fortuna è di poche parole, come Ennis. Accidenti a me! Devo smetterla di pensarlo e collegare tutto a lui! Apre la porta della camera, mi fa cenno di entrare lasciandomi le chiavi in mano. Poi sparisce. Non m'interessa esplorare la stanza in cui passerò la notte, così mi tuffo con un balzo sul letto e rimango in ascolto dei rumori che provengono da fuori: un bambino piange disperatamente, una donna urla per non so quale ragione, un uomo ride a crepapelle. Tante persone, tutte vicine tra loro, eppure con umori completamente diversi. Non capisco molto di spagnolo, però alcune frasi le riesco a decifrare e con queste piccole parole captate comincio a fantasticare. Immagino quali eventi possano essere capitati a queste persone per avere atteggiamenti tanto contrastanti.
Ma ben presto qualcosa non va. Ho bisogno di lui, il suo sorriso prende prepotentemente il posto nella mia mente, lotta per venire a galla e io faccio di tutto per impedirlo. È un desiderio che non sarà mai realizzato, e allora? Che senso avrebbe farlo venire fuori? Soffrirei solo molto di più. E solo ora che presto attenzione mi accorgo che con la mano destra mi sto sbottonando la camicia, lentamente...troppo lentamente. Così faceva Ennis a Brokeback: un bottone alla volta accompagnato da un bacio o sul collo o sulla bocca. Il mio corpo si sta riaccendendo e io non posso fermarlo. Come se fossi preso da spasmi mi levo la camicia a scatti, poi è il turno della cintura che lancio fuori dal letto. Mi sbottono i pantaloni, ormai travolto dal desiderio. Sto per infilare la mano dentro ai boxer, quando il ricordo mi balza in mente: quel pugno sulla tempia, lo sguardo quasi di disperazione e disprezzo nei suoi occhi. É una doccia fredda e il mio corpo reagisce calmandosi del tutto. Vorrei urlare, ma so che non sarebbe opportuno. Mi sistemo sul fianco destro e mi piego in posizione fetale; sarò ridicolo, ma solo così riesco a prendere sonno. E una lacrima scende a rigarmi il volto, a farmi realizzare che anche questa sera sono completamente solo e...a farmi compagnia sarà solo lei, una lacrima. Se non posso avere il tocco di Ennis, almeno ho il tocco bagnato del pianto. Le lacrime, per quanto possano essere piccole, sono capaci di tenerti compagnia forse anche meglio di una persona. Non ti chiedono nulla, ti permettono di sfogarti e basta. Di questo ho bisogno: piangere fino a svenire, piangere fino ad espellere dalla mia pelle tutto il mio dolore. Le lacrime sono diventate la mia ninnananna e adesso gli occhi si chiudono, esausti. Crollo tra le braccia di Morfeo. Crollo tra sogni e incubi.

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