A trouble night

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Di una cosa sono felice: di non aver pronunciato quelle due preziose parole che conservo da anni con molta gelosia. Ti amo. Mi sono fatto scappare il fatto che sono innamorato di lui, ma non è la stessa cosa. Quelle due parole, che molta gente sottovaluta, sono invece potenti e miracolose e vanno dette alla persona giusta nel momento giusto. Ennis è la persona giusta, ma stasera non è il momento giusto. Le poche luci del paesino cominciano ad intravedersi tra le fronde degli alberi e con un'occhiata più accurata riesco a vedere una luce più potente, quella del motel. Esco dal groviglio di cespugli e m'introduco nella stradina principale del paesino. Molte case sono immerse nell'oscurità e solo alcune flebili luci illuminano la notte come delle piccole lucciole. Tiro le redini e scendo da cavallo, proseguendo a piedi. Durante il tragitto verso il motel il morello socchiude gli occhi in segno di stanchezza.
- Non mi dirai che sei già stanco? Non hai fatto nulla! - esclamo come se mi stessi rivolgendo ad una persona - È proprio vero che ormai non ci sono più i cavalli di una volta - sorrido per le mie stesse parole. Supero l'albergo da quattro soldi e mi dirigo verso la stalla, ormai fatiscente. Libero l'animale dall'ingombro dei finimenti, gli levo la sella e spargo del fieno nella sua mangiatoia; dopo di che lo saluto con una pacca sulla mascella e lo lascio riposare.
- Porca troia! - sibilo a denti stretti nell'accorgermi che non ho le chiavi con cui poter aprire la porta della camera. Entro e mi guardo attorno: nessuno. Mi pare naturale, dato che sono le due di notte. Io e Ennis dobbiamo aver cavalcato parecchio sebbene a me sia parso che siamo stati via solo un paio di orette, ma non è così. Una poltrona vecchia e chissà con quanta sporcizia è posizionata in un angolo della stanza. Storco il naso e impreco. Con passo pesante e con fare rassegnato mi siedo sulla poltrona, che sarà il mio letto per questa notte strana.
- Se non ti vuoi prendere qualche pidocchio ti conviene tirarti su - rompe il silenzio una voce famigliare. Ennis è il mio primo pensiero. Scatto in piedi e cerco con gli occhi il suo volto, ma non è il suo che mi appare. Da una porta laterale, illuminato da una candela quasi consumata, vedo il viso assonnato di Josh. Nel sentire quelle parole sbatto freneticamente le mani sul mio sedere e sulla testa, come se così facendo cacciassi via i pidocchi o altri fastidiosi insetti.
- Grazie dell'avviso - bisbiglio, più a me che a lui.
- Figurati. Dì pure a Ennis che le chiavi se le può prendere lui, tanto sa dove sono... - si ritrae nel buio della stanza - E per sta notte chiuderò un occhio sul fatto che dormirete nella stessa camera da letto - aggiunge. A queste parole, maledetta la mia linguaccia, non riesco a trattenermi.
- Con questo che cazzo vorresti dire, eh? - sbotto.
Josh ricompare con la sua candela ormai spenta. Non riesco a vederlo bene e sono costretto a stringere gli occhi per poter delineare la sua figura.
- Non mi vorrai mica dire che è normale che due uomini dormano nella stessa camera! -
- Guarda che io ed Ennis abbiamo pascolato le pecore per un'estate intera e non abbiamo... -
- Infatti non stavo mica insinuando che siete froci...amico...non ho nulla contro di loro, al contrario di molti che al sentire quella parola hanno già la mano sul fucile -
- E allora che cosa volevi dire? -
- Niente! Semplicemente che non dirò a nessuno che avete dormito nella stessa stanza. Altrimenti qui siete morti. Ma io so mantenere i segreti. E poi siete fratelli, no? - conclude.
- Fratellastri - puntualizzo io. Senza accorgermene Josh si è avvicinato tantissimo e ora posso quasi sentire il suo alito riscaldarmi il viso. Sa di menta e mi costringo a chiudere gli occhi e i pugni per non fare pensieri impuri. Quella voglia che Ennis ha risvegliato oggi pomeriggio, si fa avanti persino con Josh. Non mi era mai capitato prima d'ora, ma lui è maledettamente bello e il suo alito è così invitante! Mi ricorda troppo Ennis. Gli volgo le spalle e faccio segno di sì con la testa. Un gesto a caso per far sì che non si accorga della mia soggezione. Alla fine sono solo un uomo, pieno di desideri repressi che urlano a squarciagola di essere soddisfatti.
- Ti dà filo da torcere Ennis, vero? - domanda con fare innocente, curioso di conoscere la risposta. Non posso voltarmi perché sono rosso in viso e ho paura che, anche se è buio, lui possa intravedere e intuire qualcosa.
- A quanto pare - riesco a rispondere. Continuo - Come amico diciamo che fa un po' schifo...- E come amante è ancora peggio. Ma questo lo tengo per me. Stringo la mano destra a pugno e mi muovo sul posto per segnalare l'imbarazzo che è calato tra noi; poco dopo Josh fa lo stesso e si allontana. Prende un fiammifero da un cassetto e accende una nuova candela:
- Stai attento - dice.
- Come scusa? - rispondo.
- Ennis è più di un semplice...-
Con la mia mente blocco tutto e spero che non dica è più di un semplice amico, vero? Il terrore che possa accadere mi sta torcendo le budella e il cuore è quasi pronto a fermarsi.
- Oh! Jack!? - le mani di Josh si muovono davanti la mia faccia sfiorandomi il naso. Mi scuoto agitando la testa e gli sorrido, puntando però gli occhi per terra.
- Mi hai sentito? -
- Sì, sì, certo. Hai ragione. Ora scusa ma sto morendo dal sonno, ci vediamo domani -
- Come mai tanta fretta? Tanto devi aspettare Ennis per entrare in stanza - dice in maniera quasi sfacciata.
- Senti... - non faccio in tempo a finire la frase che Josh si sta avvicinando con passo felino. I suoi occhi hanno una strana luce, quasi di sfida. Il suo sorriso non è bello come quello di Ennis. Mi posa un dito sulle labbra e tremo.
- Che fai? - domando titubante.
- Vediamo di che pasta sei fatto - afferma con un tono un po' freddo. Mi tocca un fianco e io non faccio nulla per allontanarlo. Jack, ma che fai? Fermalo! Non hai mai permesso a nessuno questo tocco così gentile! Serro gli occhi, ma non riesco a muovermi. Immagino la mano di Ennis, così forte eppure aggraziata.
- Josh - dico titubante. Apro gli occhi e il proprietario del motel è attaccato al mio viso: leggo sorpresa nel suo sguardo. Ma per cosa? Non lo so. Lascio che accosti la bocca sul mio orecchio e ascolto le sue parole:
- Questo è il vero Jack? -
Le sue parole mi mandano in confusione. Che intende con quella domanda? Senza pormi altre domande gli stringo la mano e lo allontano. Ci guardiamo, ci studiamo e alla fine ci allontaniamo. Un brivido mi percorre la schiena.
- Ti prego dammi le chiavi - lo supplico. Ma un cowboy del Wyoming può piegarsi a pregare una sola volta, dopo di che passa ai fatti. Aspetto due minuti, dopodiché gli tiro un destro micidiale: la candela cade a terra spegnendosi, Josh mi mostra le spalle e si tocca la guancia. I suoi occhi si accendono di rabbia e subito dopo un calcio mi arriva dritto nel torace. Cado all'indietro sul divano puzzolente che, per fortuna, frena la mia caduta. Josh sta in piedi di fronte a me con la lingua che lecca il sangue dal labbro inferiore. Non lo faccio attendere: mi rialzo di colpo in piedi e gli tiro una ginocchiata sulle palle. Il ragazzo spalanca gli occhi e urla dal dolore: un urlo rude, quasi animalesco. Mi tira giù a terra con sé e iniziamo una lotta corpo a corpo sul pavimento. Gli punto il palmo della mano destra sul mento e comincio a spingere: la sua bocca si apre, perdendo un po' di saliva e così Josh ha la possibilità di mordermi. Una goccia di sangue lo ferma.
- Dammi quelle maledette chiavi brutto stronzo! - un pugno sul naso e non mi ci vuole molto per capire che ho esagerato. Il naso comincia a perdere sangue e questa scena mi ricorda un'altra molto simile, avvenuta anni fa a Brokeback Mountain con Ennis...la cosa a cambiare è che stavolta ho tirato io il pugno micidiale e non a Ennis, ma a Josh. Un uomo che conosco poco, ma che mi da la sensazione di conoscere molto bene il mio biondino.
- Stronzo sei tu! Mi hai quasi rotto il naso! - dice tappandosi le narici col polso sinistro e sporcandosi la camicia.
- Scusami, era un gioco all'inizio...O no? - chiedo basito. Cosa mi sta succedendo? È forse la gelosia a farmi diventare così?
- Un gioco? Alla faccia del gioco! Fanculo...-
- Fermo, lascia che controlli - cerco di avvicinarmi, ma lui fa un passo indietro.
- Mi hai già dimostrato abbastanza. So chi sei - ringhia arrabbiato e quasi soddisfatto.
- È meglio se dormo nella stalla - balbetto con gli occhi spalancati e l'animo turbato.
- Ecco è meglio - conclude Josh voltandomi le spalle e ritirandosi in camera sua. Esco dal motel e mi ritrovo davanti Ennis. Fantastico! Mi squadra dal basso verso l'alto con un'espressione esterrefatta.
- Ho fatto a pugni con Josh - e non appena glielo rivelo, il biondo spalanca gli occhi e mi fulmina con lo sguardo.
- Non riesci proprio a vivere senza far risse! - sbraita e mi supera, sbattendo la sua spalla contro la mia.
- Senti chi parla - ribatto.
- Jack non ti ho chiesto io di venire qui. Ora non puoi rovinarmi tutto nel più bello che mi sto ricostruendo una vita! Non ora...che lo stavo superando - conclude sbattendo la porta dietro di sé.
Una vita? Con chi se la sta ricostruendo? E cosa sta superando?
Trascino i piedi verso la stalla e afferro una sella che mi farà da cuscino. Il morello nitrisce. Mi sdraio per terra e cerco di addormentarmi. Impossibile. Penso e quel che mi stupisce è che sto pensando a Josh e non ad Ennis. Un attimo: i miei pensieri sono casti...perché insomma...Josh non è Ennis e, se c'è una certezza che mi fa andare avanti, è che nessuno potrà mai essere come il mio cowboy biondo. Però gli occhi di Josh volevano dirmi qualcosa...la loro luminosità nonostante il buio mi hanno turbato l'animo e adesso non ho che in mente quello sguardo penetrante. Sembrava quasi che mi volesse mettere alla prova, sembrava che io gli piacessi. Devo ammettere che anche Josh non è affatto male e durante la rissa ho pure avuto l'occasione di toccargli il corpo e...che meraviglia! Un fisico da urlo molto simile a quello di Ennis. Però nonostante la bellezza mozzafiato di Josh, a procurarmi le emozioni più contrastanti e più profonde è sempre e solo lui. Ennis del Mar.
Mi metto in ascolto dei grilli, mi abbandono ai ricordi più dolci e cari che ho e poco a poco mi addormento.

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