Revelations

612 42 31
                                    

Le primi luci dell'alba mi accarezzano il viso e riscaldano l'aria fredda della notte. Guardo il piccolo spicchio di sole fare capolino dietro le montagne e ciò che mi rende perplesso sono i pensieri che riempiono la mia mente. Più che pensieri sono domande, domande che avevo nascosto nel mio io più intimo perché sapevo che le risposte che mi sarei dovuto dare non mi sarebbero piaciute. Rifletto sulla mia vita, mi chiedo se sono un uomo soddisfatto della propria esistenza e felice, mi domando se tutte le mie scelte siano state le più giuste per me. Una vocina mi dice che sicuramente ho fatto le scelte più conformi alla società, che ho sempre pensato usando la ragione e ascoltando il ricordo di mio padre; ma adesso che l'ho lasciato andare mi sento libero di scegliere seguendo il cuore, l'istinto. Non do la colpa a mio padre, non do la colpa a nessuno, forse solo a me stesso perché sono stato incapace di liberarmi di lui non appena ha lasciato questa terra. Ma adesso a cosa serve incolpare qualcuno? Non serve a niente. Sorrido e mi fisso i piedi, lasciando che i raggi solari mi colpiscano il collo. Sono stanco di essere come la gente si aspetta che io sia e mi chiedo se sia giunto il momento di dare una svolta alla mia vita. Il mio cuore mi dice di mollare tutto e correre da Jack, ma ormai sono perfettamente consapevole che non posso più: ci siamo lasciati, mi ha lasciato e tra l'altro con una stupidissima lettera. Questo pensiero mi provoca un groppo in gola che riesco a mandare giù a fatica, poi mi dirigo verso le stalle. Ho voglia di fare una cavalcata, di allontanarmi dal mondo per qualche ora e immergermi nella natura con la sola compagnia del mio cavallo. Dicono che il migliore amico dell'uomo sia il cane, tuttavia non sono del tutto d'accordo: io sono un mandriano e per i mandriani il migliore amico è sicuramente il cavallo, ma credo che anche se non fossi stato un cowboy i cavalli avrebbero occupato il primo posto nella scala delle amicizie. Non sono mai stato bravo a farmi amici gli essere umani, però con gli animali ci so fare: sanno capirmi e io capisco loro, gli animali non chiedono di parlare perché comprendono ugualmente il nostro stato d'animo e non c'è cosa più bella per me del silenzio. Quest'ultimo ti aiuta a riflettere, allontana gli uomini da te perché uno che non parla non può diventare un buon amico e questo mi è andato sempre bene fino a quando...fino a quando non conobbi Jack, con la sua lingua lunga e la voglia di vivere appieno la sua vita. Con lui sentii per la prima volta la voglia di parlare, di aprirmi a qualcuno per non tenere tutto dentro e con mia grande sorpresa lui sapeva anche ascoltare. E Dio, quanto mi piaceva parlare e guardarlo pendere dalle mia labbra, come se stessi dicendo la cosa più intelligente di questo mondo quando invece gli raccontavo solo la difficile vita avuta fin da bambino. A Jack si illuminavano gli occhi quando decidevo di raccontargli qualcosa di più di me e mi stava ad ascoltare senza mai parlare, forse per paura di rompere quel momento magico che si creava tra noi. C'era una connessione tra me e lui, qualcosa che ci ha legato quasi fin da subito e io finalmente mi sentivo amato e voluto da qualcuno. Ricordo perfettamente quella nostra prima notte: lo desideravo come non avevo mai desiderato nessuno, ma avevo paura. Paura perché lui era un uomo, un maschio come me e così quando si avvicinò per baciarmi io mi chiusi a riccio e diventai brusco e violento. Forse Jack avrebbe voluto un po' di dolcezza, ma quella notte ero spaventato dalla mia stessa voglia. Solo la sera dopo, quando facemmo l'amore per la prima volta riuscii a lasciarmi andare ed essere delicato. Per tutto il giorno mi ero ripetuto che era stato uno sbaglio, che la sera precedente era stato solo il bisogno di soddisfare un istinto naturale, ma quando Jack si tolse la camicia e si stese dentro la tenda, capii che mi stavo sbagliando: il mio era qualcosa di più di una necessità umana. Rimasi davanti al fuoco, giocando con le braci e ogni tanto buttavo l'occhio verso Jack e potevo intravedere il petto alzarsi e abbassarsi a ritmo del suo respiro. Mi dissi che in fondo eravamo soli, in una montagna sperduta e nessuno avrebbe mai saputo nulla. Avevo voglia di essere toccato, accarezzato e mentre mi dirigevo verso di lui affermai dentro la mia testa che mentre l'avremmo fatto avrei pensato ad Alma. Quanto mi sbagliavo! Non appena sentii le labbra di Jack sulle mie, il mio cervello iniziò ad inviarmi tutti i più piccoli ricordi che avevo di lui: dal nostro primo incontro, alla nostra prima stretta di mano e alla nostra notte di sesso avuta la sera prima. Mi dissi che quella volta non sarei stato rude e così gli chiesi scusa per la violenza avuta la sera precedente.
- Niente, niente - furono le sue parole. Ma come faceva ad essere sempre così paziente e dolce con me? Mi prese delicatamente le guance e mi fece stendere sopra di lui. Sentivo la sua pelle calda sul mio viso, le sue labbra si posavano desiderose sulla mia testa e le sue mani cercavano ogni parte del mio corpo. Accettai quel momento e lasciai che Jack ribaltasse le posizioni. Stare sotto di lui non mi fece sentire impotente e vulnerabile come temevo, anzi. Mi faceva sentire desiderato e Dio solo sa quanto ne avessi bisogno. Jack mi baciò nuovamente accarezzando la mia bocca con la sua lingua calda e bagnata e quello che accadde dopo lo conserverò per sempre come il ricordo più prezioso. La mia prima notte d'amore. A quella notte ne seguirono molte altre, tutte indimenticabili, ricche di desiderio e amore, ma nessuna come la prima.
E così poco a poco Jack imparò a conoscermi, a rispettare i miei spazi e i miei bisogni e io i suoi. Era nato qualcosa che neanche noi sapevamo spiegare, ma mentre eravamo lontani dal mondo non dovevamo spiegare niente a nessuno. Esistevamo solo noi e Brokeback Mountain era testimone della nostra storia. D'altronde credo che spiegare l'amore non sia possibile: quando qualcuno mi chiedeva del rapporto che c'era tra me e Alma riuscivo a dare una spiegazione abbastanza soddisfacente e mi ritenevo fiero di ciò perché sapevo bene che tipo di relazione ci fosse tra noi, ma mi sbagliavo. L'amore è qualcosa di soprannaturale, di magico e certamente non spiegabile con le nostre misere parole di essere umani.
- Cosa siamo, Ennis? - mi chiese una notte, mentre eravamo sdraiati l'uno accanto all'altro dentro la tenda. Non mi aspettavo una domanda simile e dentro di me provai a darmi una spiegazione, invano. Fu in quel momento che capii di essermi innamorato di lui.
- Non dobbiamo definirci, siamo Jack ed Ennis. -
Sperai che la mia riposta gli piacesse e quando sentii le sue labbra tendersi in un sorriso, rilasciai il respiro. Gli accarezzai il petto e cademmo entrami in un sonno profondo, abbracciati e vicini.
- Non ti ricordi più come si mette una sella? - la voce di Josh mi riporta alla realtà.
- Oh no! Stavo pensando - rispondo, sollevando la sella e posandola sulla schiena del cavallo.
- Cosa ci fai qui? - gli chiedo.
- Ti ho visto uscire e ho pensato che potevamo fare una passeggiata assieme -
- Scusa, ma...- sto per mandarlo via, quando mi vengono in mente le parole di Brad: "A questa domanda non devo rispondere io, chiedilo a lui." In poco tempo mi torna in mente la rivelazione del poliziotto e capisco che ho bisogno di una riposta.
- Certo! Sella che andiamo - esclamo.
Una volta terminata la preparazione dei cavalli, saliamo e usciamo dalla stalla. La giovane donna che è arrivata ieri cammina di fronte al motel, fumandosi una sigaretta e ammirando il paesaggio.
- Dove andate? - chiede una volta raggiunta.
- A fare una passeggiata, ma le donne non sono accettate - risponde brusco Josh. Ho come la sensazione che lui abbia paura di Liz, ma non ne comprendo il motivo. Con un cenno del viso mi scuso e la saluto tirando il cappello leggermente su. Partiamo al trotto sostenuto, superando la stradina e seguendo lo stesso percorso fatto con Jack qualche mese fa. I cavalli saltano un cespuglio cresciuto malamente e dopo un po' di cammino raggiungiamo il fiume.
- Devo farti vedere una cosa - gli dico, facendogli cenno di seguirmi. Una volta passato il guado del fiume ci dirigiamo verso Brokeback, quando di solito andavamo dalla parte opposta.
- Dove mi porti? -
- Vedrai. -
Percorriamo il bosco al passo, ascoltando il rumore degli legnetti che si spezzano sotto il peso dei cavalli. Un albero con i rami bassi ci costringe ad appiattirci sul collo degli animali e poi possiamo proseguire tranquilli. Una volta terminato il bosco raggiungiamo una radura verde: qui partiamo al galoppo e ridiamo, contenti della bella giornata. Raggiunta la sommità di una leggero rialzamento del terreno, i cavalli rallentano da soli e senza neanche darci ascolto iniziano a brucare.
- Guarda là - indico a Josh la montagna.
- È qui che mi volevi portare? - domanda un po' perplesso.
- Si -
- L'ho visto un milione di volte Ennis! Brokeback è sempre lì - ride.
- Non con me - affermo serio.
- Cos'è? Una dichiarazione d'amore per caso? - chiede scendendo dalla sella. Lo stesso faccio io e andiamo a sederci su un masso.
- Non sei il mio tipo - ridiamo assieme.
- Scusami. -
Non so bene come cominciare il discorso: l'incontro con Brad non avrebbe mai dovuto esserci e temo che Josh si arrabbi, ma ho bisogno di conoscere meglio la loro storia.
- Ho conosciuto tuo fratello Brad - comincio, assumendo un atteggiamento sicuro.
- Come? - il sorriso sparisce dalle sue labbra e mi guarda. Sento il peso del suo sguardo su di me, così serro la mascella e incrocio i suoi occhi. Gli ripeto la frase anche se so che l'aveva sentita bene.
- Ah! E che ti ha detto? -
- Josh ascolta, voglio essere sincero con te: quel pomeriggio in cui hai detto che dovevi trovare tuo fratello, io...io ti ho seguito. Eri strano, freddo e ho notato che quando alla radio hanno mandato in onda quella canzone di quel ragazzo morto, tu ti eri fatto cupo. So che ho sbagliato, che avrei dovuto ascoltarti, ma ero preoccupato per te. -
- Ennis, arriva al dunque - taglia corto. Chiudo gli occhi e continuo.
- Mi ha detto di vostro fratello, di quella sera maledetta e...-
- Sei uno stronzo Ennis, non avevi nessun diritto di farti gli affari miei! - sbotta.
- Josh, lo so...Ma tu eri strano e...-
- Non cercare scuse! -
- Non sto cercando scuse, ti sto dicendo la verità! -
- Brad mi odia! Chissà cosa ti ha raccontato, ma tu non devi credergli - mi supplica voltandosi e mostrandomi la schiena. Mi alzo in piedi e guardo il cielo, come se potesse aiutarmi e darmi una risposta. Comincio a parlare, a riferirgli ciò che Brad mi ha raccontato, pesando ogni singola parola per paura di ferirlo nuovamente. Josh sta in silenzio, ascolta e ogni tanto tira su col naso.
Terminato, aspetto che sia lui a compiere il primo passo. Rimaniamo in silenzio per lunghi minuti, poi sento dietro di me dei movimenti e una mano che si poggia sulla mia spalla. Mi volto e il viso di Josh è rigato da lacrime, ma un timido sorriso rende il tutto meno doloroso.
- Davvero ti ha raccontato questo? - chiede esterrefatto. Annuisco. - Credevo che se mai avesse raccontato la nostra storia, l'avrebbe fatto come meglio credeva...invece...Brad non ha mentito in niente. - Ci sediamo nuovamente.
- Josh devo chiederti una cosa -
- So già cosa vuoi chiedermi e la riposta non ti piacerà - prende un respiro profondo - Sì, quella maledetta notte è andata come ti ha detto Brad e sì, io non ho fatto nulla per salvare Jeremy. -
Non riesco a parlare: l'idea che il mio amico non abbia fatto nulla per aiutare suo fratello mi disorienta ancora, ma forse lo capisco. Deve essere stato un duro colpo scoprire Jeremy con un altro uomo e non con una donna come ci si sarebbe aspettati: Josh doveva essere paralizzato.
- Ma credimi quando ti dico che non l'ho fatto apposta! È vero, non mi sono mai piaciuti gli omosessuali però mai avrei lasciato morire mio fratello per questo - borbotta in modo confuso.
- Josh, io ti credo - affermo sicuro posandogli una mano sulla spalla. Lui sorride, ma vedo che è ancora sconvolto. Poi Josh si butta addosso a me e mi abbraccia. Rimango paralizzato, colto alla sprovvista: lo sento singhiozzare come un bambino e vorrei allontanarlo, ma poi stringo la presa.
- Non sai quanto mi manca! Passo ogni notte a pensare a lui, a come sarebbe stata la sua vita con Kevin; una vita che gli hanno strappato troppo presto, una vita che io non ho difeso -
- Adesso basta. Smettila di sentirti in colpa per questo! - gli sussurro all'orecchio - La vita è dura, sa colpire forte ma non per questo dobbiamo arrenderci. Non ti sto dicendo che devi dimenticare l'accaduto, anzi. Accetta la situazione, accetta la morte di tuo fratello così come io ho accettato il mio passato. Non è facile, ma si può fare -
- Ennis, mi manca tantissimo Brad. Sono anni che non mi parla come un fratello, che mi odia come non ha mai fatto con nessuno e che trova ogni pretesto per trattarmi come una merda. -
- Brad è solo arrabbiato, ma anche lui accetterà la sua morte prima o poi -
- E se non lo farà? Se non mi perdonerà mai? -
- Allora insegnagli tu ad accettare la vita, fa che la morte di Jeremy non sia stata invano. Josh, riavvicinati a lui: la vita è troppo breve per conservare i rancori e i dolori, lasciali andare. -
Mi meraviglio io stesso delle parole che ho pronunciato, ma adesso lascio stare la ragione e continuo ad abbracciarlo, per fare in modo che senta che non è solo. Dopo lunghi minuti, Josh molla la presa e tira su col naso: mi sorride, si guarda attorno e riprende fiato.
- Sai, io non mi sono mai innamorato veramente - mi confida.
- Ah no? -
- No. Credo che Jeremy, pur essendo più giovane di me, avesse trovato l'amore della sua vita: l'ho capito da come ha guardato Kevin prima di esalare l'ultimo respiro. Quei maledetti uomini sono scappati non appena si sono accorti che Jeremy non si muoveva più, ma Brad dopo una settimana li aveva trovati e messi in cella - ricorda ancora stretto a me. Dopo qualche secondo Josh allenta l'abbraccio e ci guardiamo, leggendoci nell'anima.
- Vuoi sapere perché ti ho portato qui? - gli chiedo posando il mio sguardo su Brokeback. Lui accenna un sì con la testa; mi sistemo il cappello, porto le mani attorno ai fianchi e parlo:
- Se tu mi parli di Brokeback Mountain io penso a Jack, se nomini lui automaticamente mi torna in mente questa benedetta montagna - gli rivelo.
- Jack? Quel Jack? Il Jack che conosco io? - balbetta stupito il mio amico.
- Si Josh, quel Jack. Tu dici di non esserti mai innamorato di qualcuno, ma io non posso dire lo stesso -
- Cazzo...- riesco a sentirlo pronunciare.
- Che c'è? Te lo avevo detto che sono...-
- Lo so, non è quello il problema. Ma...-
- Ma cosa? - lo interrompo preoccupato.
- Ennis...Se prima ero contro gli omosessuali, da quando ho perso Jeremy ho capito che non importa come siamo, ma cosa siamo: chi siamo! -
- E io chi sono? - chiedo, trovandomi improvvisamente spaesato dalle sue parole - Ho provato a darmi qualche risposta, ma l'unica cosa a cui riesco a pensare è lui -
- Non confondere l'amore per te stesso con l'amore per lui. La tua vita non deve dipendere da Jack, ma lui deve solo riempirla...renderla migliore -
- Come può? Mi ha lasciato, Josh, mi ha lasciato con una maledetta lettera - gli svelo.
- A proposito di questo...Io, non pensavo che...Non credevo che tu e lui..Devo dirti una cosa - balbetta mostrando un forte disagio e uno sguardo spaesato, come se avesse appena preso un pugno sullo stomaco senza saperne il motivo.
- Vi ho trovati finalmente cowboy! - la voce di Liz interrompe le parole di Josh, che assieme a me si volta per osservarla. La ragazza è a cavallo, l'ultimo di quelli del mio amico. L'animale è baio, con due balzane sulle gambe anteriori e una lista sul muso; il più vecchio dei cavalli ma anche quello con maggiore esperienza in fatto di passeggiate. Raggiungiamo la ragazza e Josh trattiene il quadrupede, mentre io aiuto Liz a scendere.
- Avevo detto niente signore - si lamenta Josh, che è zittito da un mio pugno sulla spalla.
- Lo so, ma io ho poco tempo e anche lui -
- Lui chi? - domando cortesemente, ancora sorridendo per la lagna di Josh.
- Jack. Jack Twist. -

Ritorno a Brokeback MountainDove le storie prendono vita. Scoprilo ora