The snowflake

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Il bianco. Il bianco, riflesso nell'azzurro dei suoi occhi, li rende ancora più chiari di quanto non lo siano già. Un fiocco di neve cade giù dal cielo grigio. Cade piano, lentamente. Sembra quasi sia in cerca del posto perfetto su cui poggiarsi e aspettare il proprio destino: sciogliersi all'arrivo dei primi raggi solari. Quel tempo però è ancora lontano. Eppure quel fiocco sembra che già ora voglia confondersi tra gli altri fiocchi, forse per sfuggire al destino che lo attende. Si cela, si fa sormontare da miriadi di altri fiocchi di neve...ma al destino non si sfugge: il raggio toccherà e scalderà i fiocchi sopra di lui fino a raggiungerlo e per sempre trasformarlo in una micro gocciolina d'acqua. Non è morto il fiocco di neve, ha solo mutato forma. Continua ad esser presente nel mondo, sotto altre "vesti", ma pur sempre esiste. E così, tutti quegli sforzi per non farsi trovare, per non farsi trasformare, non sono serviti a niente: il sole raggiunge tutti prima o poi. Spetta al fiocco decidere come vivere quell'attesa: può aspettarlo accettando il destino che lo attende, la propria mutazione, e vivere sereno; oppure tentare di fuggire al destino e non godersi ciò che in questo momento è, solo per poi trovarsi a rimpiangere ciò che era stato quando si ritroverà ad essere gocciolina d'acqua. E piangerà anche quando il raggio di sole sarà così potente che lo trasformerà ancora, questa volta in vapore acqueo. Non si è mai goduto nessuna sua esistenza. Che fiocco sciocco!
E così Jack si trova a fare questi pensieri bizzarri, quasi stupidi potrebbe azzardare qualcuno. Ma non per lui. Per lui tutti questi pensieri lo riconducono ancora una volta ad Ennis, il suo fiocco di neve. È Ennis a voler fuggire dal raggio di sole: l'amore. Tutti quegli anni passati a cercare di sciogliere l'armatura con cui si protegge, tutti quegli anni passati a scavare e provare a eliminare i fiocchi di neve sotto i quali si è seppellito pur di non essere trovato. Ennis non accetta, non solo la trasformazione al quale l'amore l'avrebbe portato, ma neanche il suo essere fiocco di neve. Il suo essere "diverso" dallo standard. Non accetta se stesso e non accetta la possibile "trasformazione" per paura del giudizio della crudele società, così il raggio di sole pare abbia perso. Ed è così che si sente Jack: un perdente. Non è riuscito a distruggere la barriera di Ennis. Non è riuscito a condurlo ad una esistenza diversa. Migliore? Questo non lo può sapere, ma Jack avrebbe tanto voluto scoprirlo. Niente. Come avrebbe detto suo padre: "Come ogni qualsiasi cosa di Jack, non se n'è fatto più nulla". Quella voce sta riecheggiando nella sua testa...Ah! Fanculo anche a suo padre. Di lui non gli importa nulla, così come non gli interessa niente del parere di chi lo circonda. La sola persona di cui gli interessa qualcosa, forse oltre a suo figlio Bob, è sempre stato solo Ennis. Ma ora? Cosa può fare?
Jack osserva con attenzione quel piccolo fiocco di neve che si è appena posato su una fogliolina marrone e secca. Si piega sulle ginocchia e guarda i fiocchi che, uno ad uno, si sistemano leggiadri in ogni dove. Non riesce a staccare gli occhi da quel piccolo fiocco: più piccolo rispetto a tutti gli altri, eppure con una forma tutta sua. Una forma che lo attrae. Allunga il braccio per sfiorare con l'indice il fiocco tanto bizzarro. Jack sente che il freddo comincia a pungerlo, ma non gli importa molto. Ha voglia di stare lì, da solo con i suoi pensieri. La neve brilla nonostante il cielo sia grigio e le nubi ne ricoprano la maggior parte. Si inginocchia a terra e si avvicina al fiocco che ormai è ricoperto da un leggero strato di coltre bianca.
Quella neve, che cade piano e silenziosamente e si insinua in ogni parte del territorio, lo riporta anni indietro. A quella notte d'inverno quando Ennis gli confessò che una volta tornati a casa si sarebbe dovuto sposare con Alma. Jack aveva provato una stretta al cuore. Sapeva che Ennis aveva già fatto una promessa di matrimonio ad una certa Alma, ma in cuor suo sperava che quel momento d'addio arrivasse il più tardi possibile. Invece quella notte Ennis lo riportò violentemente e sfacciatamente alla realtà.
- Mi stai troppo addosso - aveva detto poi Ennis tutto d'un tratto. Lo aveva guardato con occhi freddi, uno sguardo che lo aveva messo in difficoltà perché non riusciva a decifrarlo. Jack si era ritrovato a dover inghiottire quel boccone amaro: lo amava, lo amava alla follia e mai avrebbe creduto di sentirsi dire quelle parole. Voleva solo fargli sentire quanto il sentimento per lui fosse forte. Il suo unico desiderio era di trasmettergli quella sensazione di sicurezza che provava quando gli stava accanto. Invece Ennis era riuscito solo a ferirlo ancora.
- Ennis...- era riuscito a dire mentre i riflessi del piccolo falò acceso si posavano sul suo volto e le fiamme del fuoco si proiettavano nei suoi occhi.
- Avanti Jack! Davvero pensi che possiamo vivere una vita insieme? - sembrava quasi lo stesse deridendo. Il moro non rispose. Mandò giù un secondo boccone, forse più amaro del primo.
- Jack...ehi? - aveva aggiunto Ennis, avvicinandosi pericolosamente a Jack.
- Non ti avvicinare di più Ennis! Non farlo - e glielo chiedeva col cuore in mano, pregando che quella maledetta montagna improvvisamente diventasse ancora più grande di quanto no fosse già.
- Jack, avanti. Usa la ragione. Certo, abbiamo passato bei momenti e siamo stati bene insieme. Questo non lo nego, ma ogni cosa ha il suo tempo e tu...- non fece in tempo a finire la frase. Jack gli cacciò un pugno alla tempia così forte da spingere Ennis col volto per terra.
- Ricordati Ennis: io non sono la scopata di nessuno. Siamo stati e stiamo insieme perché ci amiamo. Potrai negarlo fino alla morte, ma so quello che ho visto nei tuoi occhi. Non è scaduto il tempo, perché quello che proviamo l'uno per l'altro non ha tempo. Sei tu che vuoi porre un limite a ciò che sentiamo. Sai Ennis? Fanculo! Vai pure a sposarti Alma. Ricorda ciò che ti dico però: è con lei che hai il tempo limitato, non con me. Potrai sforzati quanto vorrai, ma se non c'è un sentimento profondo alla base, un matrimonio non dura neanche un mese. Tu lo farai durare di più perché sei bravo a fingere, ma la resistenza di vita accanto ad una persona che non sia ama è limitata. Crollerai anche tu. E spero solo di non essere lì quando crollerai, perché, maledetto me, correrei subito a tirarti su. A risollevarti. A darti una mano una volta di più. -
Ennis era rimasto per tutto il discorso con la guancia sul terreno ghiacciato. Sentiva leggermente il tepore del fuoco mantenergli viva la circolazione sulla faccia e Dio solo sa quanto Ennis pregasse di finirla lì. Avrebbe voluto congelarsi. Congelare il suo cuore, i suoi sentimenti perché in fondo sapeva che ogni parola detta da Jack era più che vera. Ma no! Non lo accettava. Lui era un uomo come voleva suo padre e come tale si sarebbe comportato. Costi quel che costi.
- Stammi bene a sentire, pezzo di merda! - aveva urlato Ennis una volta che si era fatto forza e con lo sforzo delle braccia si era tirato su di colpo - Potremmo anche aver scopato, ma questo non ti da il diritto di prenderti le redini della mia vita. Ho un destino io, ho degli impegni e dei doveri da portare avanti a cui non posso sottrarmi e tu...- si fermò ad un centimetro dal viso di Jack con l'indice puntato contro di lui.
- E io? Io cosa? - lo interrogó Jack. Sapeva che se lo avesse baciato, Ennis sarebbe crollato nuovamente tra le sue braccia. Dopotutto cosa aveva da perdere? Solo il suo cuore.
Troppi sentimentalismi. Fanculo a tutti! E Jack aveva scostato bruscamente l'indice del biondo e si era fiondato sulle sue labbra. L'aveva baciato, consapevole che quello sarebbe stato uno dei loro ultimi momenti insieme. Ennis, come aveva immaginato, aveva subito ceduto e in breve si ritrovarono stesi l'uno sopra l'altro dentro la tenda. Faceva freddo, ma il calore dei loro corpi alimentava quel poco di tepore che sentivano provenire dal fuoco che stava a pochi metri da loro.
Jack aveva subito lasciato il controllo della situazione ad Ennis. Quest'ultimo si era volontariamente posizionato sotto di lui e aspettava con la bocca e gli occhi socchiusi qualche altro gesto d'affetto di Jack. Il moro gli strappò a colpi la camicia per scoprire il petto e cominciare a baciarlo. Posò la fronte proprio dove batteva il cuore di Ennis. Amava quella posizione. Non c'era un contatto estremo, ma sentiva che così aveva Ennis con sé. Poteva percepire il cuore del biondo battere forte, emozionato dalla situazione. Jack aveva bisogno di sentirlo con la testa, perché a sentimenti sapeva che erano entrambi rapiti l'uno dall'altro. La testa, quindi la ragione, lo riportava sempre alla realtà: Ennis combatteva il loro sentimento e l'avrebbe sempre fatto. Se per qualche secondo invece faceva credere alla ragione che quel cuore stava battendo emozionato per lui "posandola" sopra di esso, forse sarebbe riuscito a superare la loro separazione e la rigidità di Ennis. Jack gli bacio poi l'ombelico, sorridendo nel vedere che la pancia si ritraeva per il brivido che gli aveva provocato. Tornò a sfiorare le labbra del biondo, delicatamente. Si guardarono negli occhi.
- Dillo Ennis - disse poi Jack. Non uscì alcuna parola dalla bocca del primo. Ignorando la fitta di delusione e dolore che provò nel rendersi conto che neanche mentre stavano facendo l'amore Ennis si lasciava andare, continuò a baciarlo. Preso dall'impeto del momento e anche da una leggera rabbia, Jack posò bruscamente la mano sulla patta dei pantaloni di Ennis. Era tesa, ma questo non lo aiutò a confortarsi.
- Jack...-
- Dimmi Ennis -
- Ti prego...continua - e si avventò sulle sue labbra.
La notte passò velocemente. Troppo veloce per i gusti di Jack. Ma nonostante questo si era goduto quei momenti con lui, li aveva amati in ogni secondo e li aveva odiati altrettanto.
- Credi che quella notte avesse capito cosa gli stessi chiedendo, eh Max? - sussurra al fidato cane, accarezzandogli la testa e cercando di cacciare indietro le lacrime e i ricordi.
Max era stato in disparte ad annusare la neve fresca fino a quel momento, ma proprio quando Jack gli rivolge parola, il quadrupede gira la testa indietro e scappa via.
- Max! Fer...! - urla il cowboy voltandosi indietro. Ma non fa in tempo a dire altro. Di fronte a lui c'è Liz. Ma non la solita Liz. Una Liz furiosa.
- Cosa ci fai qui? - domanda stupito Jack.
- Amico, scusa. Questo è per avermi rubato il cane - e un colpo così violento, che meraviglia Jack, lo colpisce dritto al naso. - E questo per avermi fatto morire di paura! -
Al secondo colpo Jack si sente svenire. Non perché sia una "femminuccia" che si fa stendere da una donna, ma perché Liz ha davvero un destro micidiale.
Jack ha il tempo di vedere la sua amica sfocarsi davanti a lei, qualche ombra strana e poi il buio.

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