Jeremy

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- È la verità - ripete - E a te della verità non deve interessare - continua con un filo di voce.
- Sì invece, se si tratta del mio unico vero amico - anche il mio tono si è fatto più gentile.
- Ah! Amico. Questa parola a Josh è sconosciuta -
- Non è vero! -
- Credimi quando ti dico che è così. Ora sparisci! - mi ruggisce quasi in viso.
- No! Ora mi spieghi perché dici che tuo fratello è morto e perché Josh non conosce l'amicizia. -
- Scordatelo! -
- Vi ho visti quel giorno: discutevate di qualcosa. Non so bene cosa, ma tu l'hai trattato di merda -
- Se lo merita quel bastardo - risponde.
- A quanto pare non conosciamo la stessa persona - parlo in difesa di Josh. Brad si avvicina a un millimetro dal mio naso.
- Fidati se ti dico che non vorresti sapere la verità su di lui. È tuo amico? Beh goditelo finché riesce ad esserlo. -
- Cosa potrà aver mai fatto? Era un ladro per caso? - chiedo quasi per divertimento e per sdrammatizzare l'aria che si è creata.
- Peggio - Brad è sempre cupo.
- Ti ha picchiato? -
- Oh! Semmai ero io che picchiavo lui. Una volta era per gioco, ora non più. Se lo picchio adesso è per fargli male, ma è pur sempre mio fratello e preferisco evitarlo che farci a botte. Tanto vincerei io. -
In questo ha ragione: Josh è fatto bene, ha dei bei muscoli ed è alto ma nulla in confronto all'armadio che è suo fratello. Brad è possente, forzuto e altissimo: mi tocca alzare lo sguardo per incontrare i suoi occhi e di solito io lo abbasso, data la mia altezza.
- E allora cosa? Cosa ha fatto di tanto brutto? Secondo me sei tu il bastardo tra i due - dico, decidendo di provocarlo un po'. - Ti sei visto? Sei una montagna di muscoli, ma alla fine ti caghi addosso a dire la verità -
- No, non continuare - mi chiede, ma non con fare supplichevole.
- Hai un fratello che è perfetto e tu lo tratti come una merda! La verità è che sei geloso di lui! - urlo. Forse mi sto facendo prendere un po' la mano, ma non mi fermo. - I sentimenti non hanno la minima importanza per te, ecco perché non ti piace Josh: per lui le emozioni sono fondamentali, ma non per te. Sei come mio padre: saresti capace persino di uccidere se ce ne fosse bisogno! -
Riesco a finire la frase appena in tempo che un pugno, accompagnato da un urlo di rabbia, mi arriva in pieno viso. Due mani mi afferrano per la giacca e mi sbattono sul muro di lato a noi. La testa sbatte violentemente, facendomi perdere i sensi per qualche minuto. L'ultima cosa che vedo è una mano chiusa a pugno che punta in pieno viso: se mi colpisce con la stessa forza di prima o finisco all'ospedale o ci rimetto la pelle. Svengo, sperando nella prima opzione.

Un panno umido mi bagna le labbra secche. Istintivamente lo afferro con la bocca, come per bere le gocce di acqua che cadono. La testa mi sta per esplodere e gli occhi, nonostante siano ancora chiusi, mi bruciano da morire. Sono ancora intontito dal colpo ricevuto, ma con lentezza e spostando il capo di qua e di lá, socchiudo le palpebre un paio di volte e un'immagine sfocata si forma di fronte a me. Ha le sembianze femminili.
- Alma? - chiedo con fare interrogativo. Senza vedere bene, afferro con poca forza il polso della persona che mi sta inumidendo la bocca con il panno e lo allontano da me.
- Sono Jane - dice con fare premuroso. Il suono che mi arriva è ovattato. Mi ci vuole qualche secondo prima di realizzare ciò che mi è appena stato detto: Jane? Ma chi conosce una Jane?
Senza aspettare un attimo in più, mi tiro su e con stupore noto che sono su un divano. E c'è un dolce tepore che mi raggiunge dal mio lato destro. Scosto lo sguardo e noto un grande camino acceso.
- Jane chi? - chiedo dubbioso. - Dove mi trovo? -
- Sei al sicuro, tranquillo. Sei a casa mia e di Brad, mio marito - afferma la donna.
- Tuo marito? - domando esterefatto.
- Sì - ridacchia - Sei svenuto tra le braccia di Brad dopo aver bevuto e fatto una rissa con qualcuno. Lui ti ha preso e ti ha portato qui. -
Roteo gli occhi nel sentire la storia che Brad le ha raccontato. Sento dei passi pesanti dietro di me.
- Si è svegliato? - chiede la voce inconfondibile del poliziotto. La moglie si alza e si dirige verso Brad, si scambiano un bacio fugace e lei gli bisbiglia qualcosa all'orecchio. Faccio finta di niente.
- Grazie tesoro...Ora vai a dormire che qui ci penso io. Scusami per il disturbo -
- Niente. Buonanotte - e lo saluta, sparendo in un corridoio buio. Inghiottisco la saliva: se avesse voluto uccidermi o picchiarmi a sangue l'avrebbe già fatto, quindi perché avere paura? Cerco di darmi questa spiegazione per tranquillizzarmi, ma non ci riesco un gran che.
- Per tua fortuna sono un capo della polizia. Non mi è permesso fare certe cose e nuovamente per tua fortuna non sono il tipo - incomincia il discorso. Lo ascolto senza interrompere. Il fuoco sul camino provoca uno scoppiettio piacevole che mi aiuta a mantenere la calma.
- Scusami...Forse ho esagerato -
- Si, forse l'hai fatto - mi fa eco afferrando una sedia e sedendosi di fronte a me. - A quanto pare vuoi sapere la verità sui McLaren. Non sono stupido: tu mi hai provocato apposta e devo dire che ci sei riuscito bene, ma per tua sfortuna hai toccato un tasto che non doveva essere toccato con così poca delicatezza e perciò io ho reagito in quel modo - spiega, porgendomi un panno con del ghiaccio per la testa. Il punto con cui ho sbattuto sul muro mi pulsa parecchio, ma la voglia di sapere la verità è troppa. Gli chiedo di proseguire.
- Ti sbagli quando dici che sarei capace di uccidere. È vero: sono un poliziotto e quindi devo essere pronto anche a questa eventualità, ma non lo farei mai se non costretto. -
- Mi dispiace -
- Bene - si alza dalla sedia, si versa da bere e prosegue - Ora che ci siamo un po' scaldati, parliamo. -
Nonostante sia grande e grosso Brad riesce ad avere dei movimenti gentili e persino sinuosi. Siamo uno di fronte l'altro: lui che attende le mie domande e io impaziente di conoscere le risposte. Mi sfrego una mano sulla gamba per farmi coraggio.
- Come ho detto vi ho sentito litigare quel giorno in città - comincio il discorso.
- Sì, beh...Tralasciando il fatto che fosse una discussione privata...È vero, abbiamo discusso e il motivo era nostro fratello - spiega abbassando lo sguardo nel pronunciare l'ultima parola.
- Nostro fratello? - gli faccio eco a voce bassa. Josh mi aveva detto che aveva due fratelli, ma non ha mai parlato di nessuno e solo ora mi rendo conto che quando Brad affermava di avere un fratello morto, non si stava riferendo a Josh bensì al terzo McLaren.
- Ma tuo fratello Josh... -
- Non chiamarlo "fratello". Io non ho più un fratello: per me Josh è come se fosse morto - afferma.
- Perché dici questo? -
Rimango nuovamente perplesso nel sentire quelle parole dette senza cuore. Nel suo sguardo intravedo rabbia, dolore e odio. Come si può provare così tanti sentimenti negativi per un fratello? Non li ho avuti io con il mio e lui non era affatto tutta questa bontà, anzi. Josh invece mi ha accolto subito bene, mi ha fatto sentire a mio agio e ha saputo tirarmi su il morale quando più ne avevo bisogno. Con questa sua affermazione però mi rimette in confusione: il terzo fratello è vivo o morto? Come se mi leggesse nella mente, Brad si gratta una guancia ed inizia il suo racconto:
- Non è facile da raccontare. Nostro fratello era il più piccolo della famiglia, i suoi occhi azzurri magnetici e i capelli scuri erano una combinazione perfetta per far colpo sulle ragazze, ma lui...! - sorride a tutti quei ricordi che molto probabilmente gli stanno inondando la mente.
- Scusa...- lo interrompo. Brad mi blocca con la mano.
- Lasciami finire. È già difficile per me raccontare ciò che vuoi sapere, non mi interrompere. -
- D'accordo. -
- Non so come prendi certi argomenti, ma adesso tu mi ascolti e se vuoi dire la tua aspetti la fine. Come dicevo: nostro fratello poteva avere tutte le ragazze che voleva: era bello e dolce...forse troppo dolce. Questo aspetto avrebbe dovuto insospettirmi, credo, invece non capii niente finché un giorno non mi prese in disparte e mi disse: "Fratello mio, a me non piacciono le ragazze" -
Rimango esterrefatto. La gola mi si fa arida, i miei occhi pian piano si stanno riempiendo di lacrime che a stento riesco a rimandare indietro. Mi sento estremamente vicino a questo fratello deceduto e una piccola parte di me si chiede da sempre come mai io sia ancora qui su questa terra. Una morsa mi stringe forte il cuore e il desiderio di essere abbracciato da Jack mi cattura.
- Dovresti vedere la tua faccia - ride forzatamente Brad.
- Ah! Beh non credevo che...beh... -
- Amico, non c'è nulla di male ad essere come lui: mica uccidi delle persone, anche se devo ammettere che è stato un duro colpo anche per me. Lui me lo disse con tranquillità e io ci misi un po' di tempo ad accettare la cosa, però alla fine lo feci - dice con un tono di fierezza.
- E Josh? Lui come la prese? - domando curioso. Brad abbassa lo sguardo.
- Lui non lo sapeva. Il mio fratellino non ha mai voluto dirglielo perché temeva una sua reazione: vedi Josh non ha mai apprezzato molto gli omosessuali, anzi. Ma forse sarebbe stato meglio se glielo avesse detto. Il fatto è che, il giorno prima che...beh...che se ne andasse, mi regalò questo cappello. Quel giorno mi presentò anche il suo ragazzo: Kevin. Un naso strano, degli occhi scuri e capelli più neri del carbone facevano di lui un ragazzo affascinate, ma credo che mio fratello si fosse innamorato di lui per il suo carattere: solare, sicuro di sè e forte. Non ho fatto in tempo a conoscerlo bene, ma sembrava un bravo ragazzo. La sera del giorno dopo...-
- Cos'è successo? -
- Il giorno dopo i due andarono in un bar. Trascorsero la sera tra chiacchiere, scherzi e una bevuta...Uscirono che era tardi. Da lì le cose si fanno confuse: molto probabilmente Kevin e mio fratello si presero per mano e si incamminarono verso la macchina. Forse sarebbe stato meglio non mostrarsi in pubblico, forse non avrebbero dovuto baciarsi una volta raggiunto il pick-up...perché...Beh inutile fare giri di parole: il destino volle che Josh si trovasse proprio lì, che attraversasse la strada proprio mentre i due si stavano baciando con tenerezza. -
- Cazzo - sussurro.
- Puoi dirlo forte. Inutile dire che rimase scioccato, pietrificato lì sul posto. -
Immagino la scena mentre Brad mi parla a voce bassa e debole: gli occhi sbarrati di Josh nel vedere il fratello abbracciato ad un altro uomo.
- Ma che cazzo fai? - chiese Josh.
- Chi è? - domandò perplesso Kevin, fermando l'abbraccio.
- Sono suo fratello! -
La scena successiva è agghiacciante. Sono pochi i secondi: un attimo prima i tre si squadravano l'uno più basito dell'altro; l'attimo dopo un gruppo di uomini attaccarono Kevin e il suo ragazzo, incuranti della presenza di Josh. Due di loro afferrarono il fratello di Brad per il collo e lo tirarono giù a terra, mentre altri tre tenevano fermo Kevin. Persino il cielo cominciò a piangere, triste per la cattiva sorte degli amanti: le gocce cadevano giù intense, sembrava che graffiassero i visi rabbiosi degli uomini e accarezzassero le guance di Kevin, svenuto. I colpi inferti coi bastoni bagnarono di sangue il viso del giovane McLaren, la sua schiena venne spezzata per colpa della furia con cui venne colpito a calci. Kevin rimase ferito, ma credendolo morto, gli uomini se la presero maggiormente con l'altro che si dimenava e pregava il fratello di aiutarlo. Il braccio teso verso Josh.
- E non fece nulla? - domando col cuore a mille. Non posso credere che il mio amico, l'unico di cui mi sia mai davvero fidato, non abbia mosso un dito per aiutare il fratello minore. Brad non mi risponde: gli occhi sono bagnati e le guance rigate dalle lacrime che scesero durante il racconto. Prende fiato e coraggio. Sangue, urla, dolore e morte in un parcheggio di chissà quale paesino, chissà quanto tempo fa. Non deve essere passato molto dalla tragedia: il dolore è ancora troppo vivo e pulsante nel viso di Brad per essere passati anni dall'accaduto. O forse questo è un dolore che non diminuirà mai. Inevitabilmente penso a Jack, ad Earl e a Rich: siamo tutti uguali e molto probabilmente ci meritiamo questa fine. Non lo so. Sono confuso, pieni di dolore e deluso.
- A questa domanda non devo rispondere io, chiedilo a lui. -

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