La prima neve è arrivata. Non sarà una neve che durerà a lungo, dato che il sole è ancora sufficientemente caldo da riuscire a scioglierla, ma indica che l'autunno è ormai alle porte. Nel Wyoming questa stagione è fredda, assai ventosa e con qualche nevicata occasionale che sembra voglia ricordarti che l'inverno non sarà facile da superare. Non amo l'estate e la primavera: sono stagioni troppo rumorose, ci sono gli animali che si risvegliano e amoreggiano; le persone sono felici del bel tempo e sorridono e parlano in continuazione. A non piacermi è anche l'autunno che, con il forte vento che scivola tra i rami degli alberi, non dà tregua alle orecchie. Tutto non mi piace di queste stagioni, soprattutto l'estate quando la gioia e i sorrisi delle persone mi irritano non poco. Ad affascinarmi è invece l'inverno: tutto tace, tutti dormono e tutto è ricoperto dalla candida neve. Persino i fiocchi quando scendono sono silenziosi, le persone lavorano in silenzio e...beh...il silenzio è il mio regno. Qualcuno potrebbe trovarsi in imbarazzo nel troppo silenzio, altri lo potrebbero persino trovare fastidioso, ma non io. Nel silenzio mi sento padrone di me stesso. Il silenzio mi aiuta a riflettere e soprattutto mi aiuta a sentire quelle maledette voci che assalgono la mia mente. No, non sono matto: semplicemente sento delle voci riecheggiare nella testa, sento delle voci che mi fanno compagnia ogni giorno. Ed è lui soprattutto che mi segue e mi consiglia nei momenti di indecisione: mio padre. I suoi consigli e le sue lezioni di vita avvolgono ogni mio pensiero. Il rumore invece mi impedisce di mettere un po' di chiarezza dento di me. Tiro su la cerniera lampo della giacca da vento e inalo l'aria fredda. È passato esattamente un mese da quando Jack se n'è andato e io non ho fatto altro che sgobbare per pensare il meno possibile. Il bestiame è stato portato sui pascoli più a valle e il lavoro nelle stalle è terminato. Col giungere dell'autunno arriva il lavoro tra i boschi che trovo assai piacevole, sebbene sia molto faticoso. Raccolgo la legna tagliata e la carico nel furgone, dopo di che mi metto alla guida e accendo il motore. Una cosa che amo del motel in cui vivo è la presenza del camino: alla sera mi siedo di fronte al fuoco caldo e attendo. Attendo qualcosa: non so nemmeno io bene cosa, ma sento che tutto il mio corpo e la mia testa sono in attesa. Mentre sorseggio whisky fisso le piccole fiamme gialle che scoppiettano di tanto in tanto producendo un suono debole ma piacevole.
- Allora sei riuscito? - la voce di Josh interrompe il flusso dei miei pensieri.
- Sei tu che mi credi debole, ma non lo sono - rispondo seccato. Mi volto e con lo sguardo lo invito a guardare dietro il furgone, dove la catasta di legna è sistemata ordinatamente. Se faccio qualcosa, la faccio per bene.
- Lo so che non lo sei, scherzavo - dice toccandomi con una mano. Il suo sorriso si fa quasi colpevole e il suo sguardo si abbassa. Forse è solo una mia sensazione, ma in questi ultimi giorni sento che si sta avvicinando sempre di più, quasi voglia consolarmi per qualcosa. Ammetto che mi sono fatto ancora più taciturno e chiuso da quando non ho più avuto notizie di Jack e che di tanto in tanto la sua mancanza mi attanaglia il cuore, ma cerco di non darlo troppo a vedere. Josh, nonostante questo, sembra si sia accorto delle mia sofferenza.
- Dai scendi che stasera ti offro la cena -
- Grazie ma... -
- Niente ma! È la terza volta che ti rifiuti, adesso voglio offriti la cena - mi blocca puntando un dito sulle mie labbra. Senza neanche pensarci mi scanso e scendo.
- Okay - ed entriamo in casa.
Faccio in tempo a farmi una doccia veloce, poi passo ai vestiti e infilo la prima camicia che trovo, dopo di che chiudo a chiave la mia stanza e scendo. Per le scale una foto cattura la mia attenzione: un cowboy sta seduto per miracolo sulla schiena di un toro scalciante. Amo questa foto: mi ricorda tanto Jack e i suoi rodei. L'uomo ha un'espressione di sforzo estremo, ma sprizza gioia da tutti i pori. Si vede che ama ciò che sta facendo, ma di certo non si può dire lo stesso per l'animale. Non posso fare a meno di pensare a cosa stesse provando il toro in quel momento: terrore, rabbia forse e voglia di liberarsi dell'uomo. Così mi sento io: sono terrorizzato e vorrei liberarmi di Jack, ma lui punta i piedi e non molla la presa. Jack è il cowboy e io il toro. Succederà prima o poi che mi libererò di lui oppure, al contrario, Jack riuscirà a domarmi e allora non potrò che stare al suo fianco per sempre. Sebbene dentro di me, nel mio io più profondo, desideri ardentemente che mi domi il prima possibile, la mia ragione e il mio senso del dovere mi spingono a rifiutarlo e rendono perciò questa lotta ancora più lunga e snervante.
- Se vuoi te la regalo, non fai che guardarla ogni volta che scendi - sorride Josh.
- No, grazie. -
È forse la seconda volta che entro nell'appartamento del mio amico e non posso fare a meno di sentirmi leggermente a disagio. Mi accomodo davanti al fuoco e attendo che parli. Ma non lo fa. Ci fissiamo per dei secondi che mi paiono infiniti, poi fa una cosa che non mi aspettavo. Tira fuori dalla tasca una busta.
- Perdonami - il tono è veramente dispiaciuto, mi porge la busta e si alza. Mi lascia solo. Riconosco subito la scrittura non appena apro la lettera: Jack.
"Ennis, perdonami per ciò che è successo l'ultima volta. Ho reagito male e, siamo sinceri, non è che tu mi abbia aiutato molto con i tuoi sbalzi d'umore, ma sono dispiaciuto davvero. Per questo ti scrivo questa lettera: voglio voltare pagina. Voglio ricominciare da capo, voglio avere una vita tranquilla con qualcuno al mio fianco e quel qualcuno non sei più tu. Mi dispiace Ennis, ci ho provato, ma tra di noi , mi sembra chiaro, non può funzionare. Spero tu stia bene, spero che riuscirai a capire ciò che desideri veramente e ad avere il coraggio di prenderlo senza vergognarti di nulla, perché non c'è nulla da vergognarsi. È la vergogna che ci separa per sempre. Addio. Jack"
Sbianco. Le parole sono poche, ma dicono tutto. Mi ha lasciato, così, senza neanche un ultimo bacio d'addio e sono rimasto solo ancora una volta. Sono stato rifiutato una volta di più. Senza pensare mi dirigo in cucina, dove Josh è intento a preparare della minestra calda.
- Io mi fidavo di te - riesco a dire.
- Ennis, avevo paura! -
- Di cosa? -
- Di perderti! -
La rabbia e il dolore mi assalgono: con ferocia lo afferro per la camicia e lo spingo indietro trattenendolo in modo che non cada.
- Da quanto tempo hai la lettera brutto stronzo? -
- Due settimane - balbetta chiudendo gli occhi e aspettandosi un pugno in faccia. Lo mollo e me ne vado. Vado addosso allo stipite della porta tagliandomi una spalla, ma non mi importa nulla: voglio stare da solo, voglio rileggere la lettera. Sbatto la porta dietro di me e mi getto tra le coperte trattenendo a stento le lacrime. Quella persona non sei tu. L'ha detto davvero! Non sono io l'uomo che ama, per lui sono stato solo un divertimento. Una scopata e basta. Josh aveva ragione: non ci teneva davvero a me, mi ha usato, si è divertito con me e non appena ha trovato qualcun altro mi ha mollato. Non che fossimo mai stati assieme, ma tra di noi c'era qualcosa: di questo ne sono sicuro ed è stata proprio questa cosa a farmi andare avanti in questi ultimi dieci anni. Non riesco più a trattenermi. Le lacrime scendono a dirotto, mi logoro nel mio dolore provando a pensare al motivo della nostra rottura. Jack mi ha ferito, mi ha pugnalato alle spalle e il sangue scende a dirotto. Lui che di solito mi curava le ferite che mi procuravo da solo, lui che mi faceva sentire amato quando mi stringeva tra le sue braccia, lui che mi ha fatto conoscere il significato della parola felicità. Lui ha chiuso tutto. E io? Io sono stato stronzo, io ho sbagliato tutto, io l'ho ferito ogni volta che ci vedevamo...ma erano tagli superficiali, tagli che poi con le mie carezze cercavo di curare. Forse si è stancato di essere tagliato continuamente da me, forse ha ragione lui. Però questa volta lui mi ha ferito sul serio, ha voluto vendicarsi di tutto il male che gli ho provocato in questi anni. Piango, piango come un bambino e piango per lavare via il sangue dalla ferita...ma non serve a nulla.
- Ennis? - la voce di Josh mi raggiunge debolmente.
- Vattene! - urlo rabbioso.
- Ennis perdonami...Cosa ti dice la lettera? -
- Non te ne deve fregare un cazzo! Hai già fatto abbastanza -
È colpa di Josh se Jack ha rotto con me. Lui ha pensato che tra di noi ci fosse qualcosa, che io avessi ceduto e fossi andato tra le braccia di un altro uomo, ma come ha potuto crederlo!? Io che non ho ceduto neanche al calore e alla sensualità di una donna! Forse ho sbagliato a dirgli che io amavo Alma, ma lui ha inteso male. Io intendevo che le volevo bene, che la apprezzavo come donna e che le ero grato di essersi innamorata di me ma nulla di più...Io non mi sono innamorato di nessuno se non di Jack. Ora che cosa farò?
Sei un buono a nulla!. La sua voce mi rimbomba nella testa: mio padre, che avrebbe dovuto amarmi e crescermi come figlio, mi ha trattato peggio di come trattava le sue bestie. Premo la testa sul cuscino in un vano tentativo di liberarmi della sua voce. Tiro pugni, mordo le lenzuola e graffio le mie braccia. Nulla è più doloroso di ciò che sto provando e del dolore che avvolge ogni singola cellula del mio corpo.
- Ennis -
- Ti ho detto di andartene! - mi tiro su e urlo ancora - È colpa tua! Solo colpa tua! -
- Colpa mia!? - il suo stupore è palese. - Dai che parliamo - tenta di aprire la porta, ma fortunatamente ho chiuso a chiave.
- Vattene! - urlo ancora.
- Avanti, ti vergogni di me? -
- Non usare mai piu quella parola. Lo volete capire che io non mi vergogno!!! -
- Scusami, però parliamone -
- No! -
- Ti va se ci facciamo una passeggiata a cavallo questo weekend? -
- Sparisci! - sbraito lanciando il cuscino addosso alla porta.
- Io ci sono - conclude e sento dei passi andarsene.
Mi ero detto di non amare Jack, mi ero convinto che il mio fosse solo un bisogno carnale ma a quanto pare non è così. Un desiderio carnale non provoca tutto questo dolore, solo un sentimento profondo e vero può farlo. Mi lascio cadere sul letto morbido e piango, verso tutte le lacrime che ho trattenuto in questi anni.
Quando mi sveglio ho la testa che esplode, gli occhi arrossati e ancora bagnati e il respiro affannato. Il corpo è tutto indolenzito. Mi sembra che mi sia passato sopra un camion. Poi uno sforzo di vomito di assale: mi precipito in bagno e resto in attesa. Forse è questo che il mio corpo attendeva sempre...il vomito, che avrebbe segnato la fine. E rigurgito tutto, sperando che con il cibo se ne vada anche il dolore, ma non è così. Anzi, mi sento ancora più vuoto. Inutile. Pulisco e ritorno a letto. Non ho voglia di andare al lavoro questo pomeriggio: mi prenderò mezza giornata di riposo. Ora che ci penso potrei andare a farmi una cavalcata, da solo però. Così mi cambio ed esco.
- Ennis - Josh è dentro le stalle, che pulisce il box del morello. Ottimo, proprio l'ultima persona che volevo incontrare.
- Lasciami stare - riesco a dire. Non voglio mettermi di nuovo a piangere.
- Come vuoi, comprendo il tuo dolore -
- No! Tu non comprendi proprio un cazzo! Tu devi lasciarmi stare! Anzi sai che ti dico? Me ne vado - e questa mi decisone è presa senza riflettere. Forse è la scelta più giusta.
- Cosa? -
- Hai capito bene, me ne vado -
- No, aspetta. Non puoi andartene, non così - balbetta confuso. Le sue labbra si piegano in una smorfia di sofferenza.
- Perché? Hai già fatto abbastanza, non voglio altro da te -
- Ma perché mi dai la colpa!? Cosa cazzo c'è scritto in quella lettera! - urla.
- Non lo capisci!? Lui mi ha lasciato...mi ha lascia...- non riesco a terminare la frase e gli cado tra le braccia in lacrime. In un primo momento Josh è spiazzato dalla mia reazione e dalle mie parole, ma poi avvolge le mie spalle in un abbraccio sincero. Cerco di liberarmi, ma lui me lo impedisce.
- Smettila Ennis - sussurra.
- Mi ha lasciato -
- Calmati Ennis -
Mi dimeno ancora, ma Josh è forte e me lo impedisce nuovamente. Così mi arrendo e lascio che le sue braccia mi avvolgano completamente, immaginando che sia Jack e non Josh.
- Resta con me, ti prego - dice in un bisbiglio.
- No! - la rabbia torna in me e la forza pure, tanto da riuscire a liberarmi. - È colpa tua! -
- Ma cosa!? -
- Crede che io e te stiamo assieme Josh! Crede che io sia innamorato di te e tu di me! -
- E per questo ti ha lasciato? - quelle sue parole vanno a toccare la ferita. Annuisco. - E allora sai che ti dico? Che prima doveva accertarsi della verità delle sue ipotesi e poi lasciarti, semmai. Questo ti prova che non ci tiene davvero a te. Almeno non quanto tu tieni a lui o...-
- O? - lo incalzo.
- O io a te! -
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Ritorno a Brokeback Mountain
FanficQuesta è la storia di Ennis e Jack se le loro vite si fossero incrociate più spesso, se avessero detto meno volte "no" e più volte "si" al loro amore puro. Amore, rabbia, gelosia si incrociano e alla fine chi trionferà? Sarà inevitabile la morte di...