Jack, I can't...

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Sono esausto. Il paesaggio dal Texas al Wyoming è cambiato tantissimo: prima case tutte vicine tra loro, quasi da creare vicoli claustrofobici; poi pascoli sempre più immensi, cavalli al galoppo, cowboy con le mucche al pascolo e i cani fedeli a tenere l'ordine. Questa è la mia terra, questa è la mia vita e...Dio! Quanto mi è mancata! Mi sento rinascere e sono pienamente consapevole che questa gioia è scatenata da quello sguardo che tra non molto sarà su di me. Batto le mani sul volante a ritmo della musica di sottofondo, sorrido, canticchio e comincio a viaggiare con la fantasia. Sono quasi dieci mesi che non vedo Ennis e ci scommetto la testa che, come me, non sarà cambiato affatto. Forse avrà qualche chilo in più e...no! Impossibile: Ennis con qualche chilo di troppo? Chi voglio prendere in giro! Lui è da sempre stato a corto di soldi: deve stringere la cinghia per poter andare avanti e arrivare a fine mese senza morire di fame. Non può di certo aver messo chili in più. Con sua moglie ha avuto due figlie: Alma Junior e Jenny. Belle ragazzine ma non le vedo da anni, chissà quanto saranno cambiate. Ora che ci penso: non devo più pensare moglie, bensì ex moglie. Sorrido. Mi sento uno schifo: non dovrei gioire per un divorzio eppure non riesco a farne a meno. Un pick-up azzurro chiaro e bianco (con dietro un van abbastanza mal ridotto) attira la mia attenzione: è fermo, parcheggiato accanto ad un casolare malandato. Allungo un po' il collo e...cazzo! Quello è il pick-up di Ennis e, se non erro, ciò che io ho scambiato per un casolare, in realtà è la sua casa. Ma non per molto: oggi mi riprenderò ciò che mi è stato strappato dal fato. Lascio la strada principale e mi dirigo verso il pick-up, cercando di tenere a bada il motore che ruggisce come un leone. Spengo tutto e mi precipito fuori. A quanto pare io ed Ennis siamo sincronizzati, dato che scendiamo dai veicoli nello stesso momento. Senza neppure accorgermene le mie labbra si sono estese autonomamente in un sorriso e così stanno facendo anche quelle di Ennis.
- Cosa ci fai qui? - riesce a dire a bassa voce, ma subito mi butto tra le sue braccia e con immenso piacere sento la sua presa solida avvolgermi le spalle. Dio! Quanto mi era mancato questo tocco deciso ma dolce. Ennis non dice altro e si lascia coinvolgere del tutto dal momento.
- Ho ricevuto la tua cartolina - rispondo - Non stavo più nella pelle. - Il che è vero, dato che non appena lessi quella benedetta cartolina, cominciai subito a preparare il necessario per il viaggio di ritorno. Gli poso una mano sui piccolissimi boccoli castani e vorrei spingermi in una carezza più profonda, ma lui non me lo concede: scansa il capo lentamente e si volta verso il suo pick-up.
- Vieni - dice facendomi cenno di seguirlo. Tuffo lo sguardo nei sedili del veicolo e vedo due ragazzine sedute ed intente a parlare tranquillamente. Credo siano le sue figlie.
- Vi presento Jack. Queste sono le mie due figlie: Alma Junior e Jenny - me le presenta Ennis con fare agitato, quasi temesse che le figlie si siano accorte di tutto. Non penso loro mi abbiano mai conosciuto, però io me le ricordo di vista e devo dire che sono cambiate molto. Non le avrei mai riconosciute.
- Ciao -
- Salutate - ordina Ennis con gentilezza.
- Ciao - rispondono in coro le due figlie. Appena terminate le brevi presentazioni, Ennis si sposta allontanandosi dalle figlie. È serio e come al solito fissa il suolo. In questo non è cambiato. Mi faccio più vicino e sfoggio un sorriso eccitato e al contempo timido.
- Nella cartolina c'è scritto che tu e Alma avete divorziato - affermo tutto d'un fiato.
- Sì. -
Ad essere sinceri mi sento leggermente idiota: io sono febbricitante e speranzoso, mentre Ennis non mi manda segnali di gioia se non, ogni tanto, qualche piccolo sorriso un po' forzato.
- Beh...eccomi qua. Ho fatto il terzo grado a una decina di persone per scoprire dove ti eri trasferito - gli confido, speranzoso che serva a smuoverlo un pochino. Ciò che riesco ad ottenere è un ennesimo sorrisetto falso. Ma non demordo:
- Adesso che sei tornato libero ho pensato che noi... - lascio la frase incompiuta. Ennis è troppo strano e distaccato. Non posso rischiare di espormi troppo: ho paura di essere ferito nuovamente e di dovermi curare da solo, come già è accaduto in passato.
- Senti Jack...io...non...mi dispiace ma non so cosa dire - e quelle parole sono acqua ghiacciata. Sento un tuffo al cuore: la stessa sensazione che si prova quando ti butti giù da una scogliera e il tuo corpo non aspetta altro che il contatto con l'acqua.
- Poi questo fine settimana ho le bambine...insomma, mi dispiace davvero - mi fissa e prosegue - Dico sul serio. -
Decido di provocarlo leccandomi il labbro inferiore: Ennis lo nota e prontamente abbassa lo sguardo per non vedere ciò che il suo corpo desidera.
- È che le posso vedere solo una volta al mese e il mese scorso ho saltato perché c'era la marchiatura del bestiame... - il suo tono si fa sempre più debole e impercettibile mentre allunga lo sguardo verso l'orizzonte. Mi giro per unirmi a lui e osservare ciò che lo attira, ma c'è solo la solita strada dritta e un pick-up bianco che passa spedito. Ripunto i miei occhi su di lui e aspetto.
- Quindi...niente - sono le sue ultime parole, poi si chiude in un mutismo assurdo. Non posso fare molto se lui non vuole parlare.
- Sì sì - dico con un tono quasi del tutto impercettibile.
- Jack. -
Nel sentire pronunciare il mio nome, nel vedere quelle morbide labbra muoversi e quei due occhi colpevoli e spaesati, capisco che non ho più molto tempo: tra poco piangerò.
- Tornerò quando sarai solo - pronuncio la frase già mentre mi giro verso il furgoncino. Ennis mi segue con fare titubante. Non aggiunge nulla e quando capisce che per l'ennesima volta mi ha fatto soffrire, se ne resta al suo posto. Immobile. È vestito con lo stesso giubbotto che portava nell'estate del 1963 e questo ha reso le cose più difficili: troppi ricordi di Brokeback mi saltano alla mente. Metto in moto e parto come un razzo: devo andarmene via il più velocemente possibile perché non voglio che mi veda piangere. Con lo specchietto retrovisore lo osservo: ancora rigido sul posto, con la testa china e le mani dentro le tasche. Bastardo! Preso dalla rabbia mollo un pungo al volante e sento le calde lacrime rigarmi il volto. La mano destra spinge sulle labbra e con i denti incido la carne. Ho imparato una cosa grazie ad Ennis: il male fisico è meno doloroso del male dell'anima. Perché Ennis? Perché devi sempre rovinare tutto? Perché prima mi fai perdere la testa e poi scappi via, incurante del mio cuore a pezzi? Leggo il cartello che indica la fine del territorio del Wyoming. Ancora una volta ho sofferto in questa terra, ancora una volta ho lasciato il mio cuore a pezzi dietro di me. Tornerò da te Ennis, non ti libererai di me tanto facilmente: non dopo quello che abbiamo passato assieme.

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