Capitolo 32

1K 61 25
                                    

Amy's pov
Singapore era stata un' esperienza particolare per me. Avevo legato con molte persone e speravo davvero di restare in Giappone per i prossimi anni.
Ormai mi sentivo come una pedina, che non aveva più la possibilità di scegliere il suo futuro, il quale veniva imposto da qualcuno che pretendeva che io accettassi le regole.
E in questo caso mi riferivo ai miei genitori.
La mia famiglia erano mia nonna e mio nonno. Non avevo altre persone.
Ma, in fondo, qualcosa era andato per il verso giusto: tornavo a casa con il ragazzo che occupava la mia mente ogni mia giornata.
A questo pensiero sorrisi involontariamente, accorgendomi, in più, che le nostra dita erano intrecciate.
Abbassai lo sguardo, arrosendo leggermente.
Mi guardai intorno, incontrando all'improvviso gli occhi della rossa, che si spalancarono stupiti.
Io ridacchiai e annuii.
Un ghigno si fece spazio sul suo viso, e quello mi fece scoppiare in una fragorosa risata.
"Ragazzi! Ragazzi! Silenzio per favore!" uno dei professori richiamò l'attenzione di tutti "Allora i bus per tornare all'aeroporto sono già qui, per favore vi chiedo di dividervi nelle determinate classi, in modo tale che possiamo contarvi senza dover perdere la testa. Le classi del primo anno sul primo bus, quelle del secondo anno sul secondo bus e quelle del terzo anno sull'ultimo bus. Spero che non vi siate dimenticati niente perché ora si parte!"
Ringraziammo in coro tutto il personale dell'albergo che era venuto per salutarci, per poi dirigerci verso i rispettivi veicoli.

Anche durante il viaggio aereo non potemmo decidere i nostri posti. In poche parole, una sofferenza continua la mia.
Non riuscivo nemmeno a scorgere i suoi codini rosa e ciò mi faceva mancare l'aria.
Dove sei andato a finire. Dove?

Eileen's pov
Infondo non aspettavo altro che tornare a casa. Certo, rientravo con un nuovo bagaglio di ricordi fantastici e una foto del mio mostricciattolo blu come sfondo; ma non aspettavo altro che respirare di nuovo l'aria di Tokyo e magari di stendermi sull'erba fresca del campo al fiume.
Io e Victor eravamo rientrati alle quattro dalla nostra uscita, avevamo incontrato un ragazzo abbastanza giovane che aveva promesso di tenere la bocca chiusa. Essendo appena le otto del mattino ero a pezzi, quindi tutto ciò che potei fare fu dormire.
Ma questa volta, niente sogni o incubi. L'oscurità era mia compagna.
Poi all'improvviso mi ritrovai davanti il suo sguardo, quegli occhi che non ero in grado di fissare. Vedevo chiaramente l'odio attraverso quegli occhi rossi.
Mi svegliai di soprassalto, con la fronte madida di sudore e con il fiatone, ma nessuno se ne era accorto.
Yume dormiva beatamente con un sorriso in volto, così alzai il cappuccio della felpa e iniziai a piangere in silenzio.
Quella visione non preannunciava niente di buono, perché Gurē no hyo portava solo disgrazie nella mia vita e non ero pronta a vedere la mia felicità andare in frantumi. Non adesso, avevo bisogno di lui.

Dopo le lunghe ore di aereo ed aver camminato sulla via di casa, aprii la porta urlando di essere tornata.
Mia madre mi corse incontro e mi strinse forte: "Mi sei mancata, bambina mia!" e mi baciò ripetutamente entrambe le guance. Strano da parte sua.
Mio padre, subito dopo di lei, mi lasciò un bacio tra i capelli: "Bentornata piccola mia."
Poi fu la volta di mio fratello che rischiò di inciampare mentre scendeva le scale. Notai che era vestito con dei pantaloncini sportivi e una maglia nera qualsiasi.
"Stavi andando già via, Tez?"
Per accogliermi, mi abbracciò forte e mi baciò la fronte. Poi rispose alla mia domanda: "Sì, quelli della Raimon hanno proposto un allenamento. Per di più Bailong se ne va."
Nonostante stesse sorridendo, soffriva molto perché avevo capito benissimo quanto quel ragazzo significasse per lui.
"Posso venire anche io? Sono un po' arrugginita!" risi.
Lui annuì, pregandomi di fare in fretta.

La scuola mi era mancata.
Non intendo stare segregata in classe a studiare, ma quell'ambiente. I ciliegi in fiore del cortile e l'erba verde smeraldo del campo principale d'allenamento.
Alcuni dei componenti della squadra sembravano essere arrivare pochi istanti prima di me e mio fratello. Il suo sguardo si spostava a destra e a sinistra freneticamente, intento a trovare quel codino azzurro da cui era diventato dipendente.
Il suo sguardo su bloccò alle sue spalle, così mi voltai. Vidi l'albino con lo sguardo fisso su di lui sorridente. Pochi secondi dopo fu affiancato dal blu che lo incitò a raggiungerci.
Appena mi vide, corse da me e mi baciò la fronte, per poi portare il braccio attorno al mio collo.
"Allora," esordì Riccardo "dopo esserci goduti la vacanza, chi più chi meno, è ora di ricominciare a darsi da fare. E poi oggi siamo qui anche per salutare Bailong. Ci ha sempre aiutato, dopotutto." tutti gli rivolgemmo un sorriso.

InazumaEleven: Complicated choice.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora