Do you ever feel like braking down?
Do you ever feel out of place, like somehow you just don't belong and no one understands you? Do you ever wanna run away?
Do you luck yourself in your room with the radio on tunter op so loud that no one hears you're screaming?
(Simple Plan- Walcome to my life)
**********************************Dal finestrino di Molly, la minuta macchina di Caroline, riuscivo a vedere le piccole goccioline d'acqua che colavano lente sul vetro appannato. Nelle orecchie tappate dalle mie cuffiette sentivo, di sottofondo alla musica, il picchiare leggero dell'acqua sul cofano della macchina.
Era dicembre e il paesaggio invernale del Kansas era talmente spoglio da parere una tela ancora vergine dalla pittura.
Pochi alberi rinsecchiti contornavano l'asfalto della strada bagnata che faceva spesso slittare Molly. La terra era arida e non vedevo un centro abitato da almeno cinquanta chilometri.
Chiusi gli occhi e mi concentrai sulla musica che stavo ascoltando ma era tutto inutile. Non facevo altro che pormi milioni di domande a cui non potevo dare una risposta.
Dove stavo andando davvero? Chi erano le persone che mi ci stavano portando? Chi avrei incontrato nella mia nuova scuola? Come sarebbe stata la mia nuova casa?
I miei pensieri furono interrotti dalla voce di Caroline.
<Tesoro, siamo arrivati.>
Riaprii gli occhi e mi ritrovai davanti un cartello sbiadito che diceva "ben venuti nella contea di Moonlight". Fantastico.
Caroline parcheggiò davanti ad una sfilza di case all'inglese tutte uguali e svegliò Paul, suo consorte. Paul non guidava da quando aveva fatto un incidente che gli era costato due costole successo parecchi anni prima, cosí era Caroline a guidare quel catorcio ambulante che amava chiamare Molly.
<Tesoro aiuta tuo padre a portare dentro casa le valige, per favore.>
Io annuii e presi il mio trolley nero seguendo Paul fino all'ingresso di casa.
Mio padre prese le chiavi e fece scattare la serratura del portoncino bianco che si spalancò rendendo possibile la visuale dell'ingresso.
La casa era già arredata. Appena entrando a destra si trovava un mobiletto sormontato da uno specchio molto semplice. Il salotto ospitava un divano in ecopelle nero ed un tavolo da pranzo in acero.
La cucina era piccola ma funzionale con tutti quei cassetti e piccole credenze.
<Tesoro, vai a vedere la tua nuova stanza, ti va?>
Caroline mi rivolse un sorriso che non ricambiai. Mi limitati ad annuire per poi scomparire in cima alle scale.
La mia camera era stata arredata in modo molto neutro. Paul e Caroli... Mamma e papà sapevano che non mi piacevano le cose vistose. Il letto matrimoniale nero era posizionato nel centro della stanza. Mi affrettai a spostarlo appena sotto la finestra. Amavo dormire vicino alle finestre. Mi piaceva essere cullata dall'oscurità del cielo notturno e mi piaceva il vento leggero che mi accarezzava la pelle. Il rumore delle chiome degli alberi e dei grilli mi rendevano il compito di dormire più semplice.
Cominciai a sistemare i miei CD su una piccola libreria. Li misi in ordine di anno, specie e preferenza. Fall out boy seguiti dai Queen e dai Beatles. Queste erano le band che preferivo. Poi seguirono altri artisti vari che ascoltavo raramente.
Poi toccò ai libri. Quella libreria non sarebbe mai bastata.
Conservavo ogni libro che leggevo da quando avevo sette anni. I classici come Orgoglio e pregiudizio, Racconto di due città, Moby Dick e Guerra e Pace erano decisamente i manoscritti che preferivo. Le menti di uomini e donne vissuti in altre epoche mi affascinava in maniera incredibile.
Misi in ordine la scrivania e, mentre sistemavo gli ultimi quaderni da disegno che avevo nella piccola valigia, sentii qualcosa colpire la mia finestra. Mi prese un colpo che mi fece trasalire. Mi avvicinai cautamente alla finestra e vidi un ombra indistinta in mezzo alle aiuole del giardino.
Aprii la finestra e mi sporsi ancora e finalmente riuscii a capire cosa avesse tirato quel sasso alla mia finestra.
Un ragazzo dai tratti impossibili da mettere a fuoco vista la giornata tanto tetra era appena sotto la finestra.
<Hey! Ehm... Ti dispiace se salgo un secondo?>
Il ragazzo sconosciuto bisbigliava. Rimasi un attimo scossa da quella domanda. Come avrebbe fatto a salire più di quattro metri di muro e perché voleva salire in camera mia?
Io non risposi, ovviamente, ma lui non sembrò farsi molti problemi. Mi allontanai dalla finestra per lasciargli spazio e in meno di un minuto me lo ritrovai davanti. Come caspita aveva fatto a salire così in fretta?
Il ragazzo che mi ritrovai davanti, ora alla luce artificiale del mio lampadario, era di una bellezza quasi improbabile.
Sarà stato alto almeno un metro e ottantacinque e in confronto al mio scarso metro e settanta risultava un gigante. Aveva un fisico slanciato e robusto ma non sfacciatamente muscoloso.
Gli zigomi alti accentuavano la perfezione delle sue labbra carnose e gli occhi... Gli occhi erano una cosa da lasciare senza fiato chiunque. Erano di un verde così profondo ed intenso che ricordava il colore degli smeraldi. Erano talmente luminosi che sembravano brillare sotto la fioca luce della mia stanza. Non sembrava affannato e mi guardava in modo strano, forse sorpreso dal fatto che ero rimasta a fissarlo per quelli che saranno stati sessanta secondi.
<Ehm... Ciao, scusa se mi sono intrufolato nella tua camera ma dei tizi poco ragionevoli mi stanno cercando.>
Ridacchiò e si passò una mano tra i folti capelli castano scuro che in quel momento erano sparati in tutte le direzioni e che rendevano l'insieme del suo volto ancora più magnetico.
Io non sapevo cosa dire. Mi limitavo a fissarlo incredula.
<Io sono Devil, comunque.>
Mi porse una mano ma io non la strinsi e lui la ritirò immediatamente mettendosela in una tasca dei jeans. Si guardò intorno tanto per fare qualcosa e poi tornò a puntare i suoi occhi meravigliosi su di me.
<Carina la stanza. Siete nuovi di qui?>
Io annuii in modo incerto facendolo ridacchiare ancora una volta.
<Non sei una che parla molto, giusto?>
Alzò un angolo della bocca ed improvvisamente le mie guance iniziarono a prendere colore.
Anuii con un cenno leggero del capo. I suoi occhi erano puntati sui miei. Sembrava avere due foreste pluviali al posto delle iridi. Due folti boschi in cui mi ero completamente persa.
Si affacciò alla finestra e tirò un sospiro di sollievo.
<Se ne sono andati...Adesso me ne vado anche io. Grazie e scusami ancora. Ma prima... Qual'é il tuo nome?>
Quella era una delle moltissime domande a cui odiavo rispondere, per questo non lo facevo. Il mio nome era una cosa che in qualche modo non riuscivo a comprendere. Il nome é quella cosa che definisce una persona, che fa capire chi é davvero. Ma come faccio a far capire agli altri ciò che sono se non lo so neanche io?
Lui continuava a guardarmi ma io non facevo nulla. Ero rimasta lì impalata come un idiota. Ero rossa come un peperone. Era davvero molto raro per me arrossire ma c'era qualcosa in quel ragazzo che me lo rendeva estremamente semplice.
Capendo che non avrei risposto alla sua domanda continuò a parlare.
<D'accordo... Me lo dirai la prossima volta.>
Si calò giù dalla stessa finestra da cui era arrivato.
La prossima volta? Ci sarebbe stata davvero una prossima volta?
Quella frase mi aveva lasciata sospesa a mezz'aria. Come un palloncino gonfio d'elio in balia di una tempesta. C'era qualcosa di strano in quel ragazzo. Non sapevo cosa.
Caroline dice sempre che si può capire tutto di una persona semplicemente guardandola negli occhi. All'inizio non avevo capito cosa intendesse ma adesso la sua affermazione prese senso. Avevo visto qualcosa nei suoi occhi. Qualcosa di importante.
Mi affacciai alla finestra. Volevo rivedere quel ragazzo misterioso. Dovevo farlo. Ma così come era comparso, era sparito nell'ombra della notte. Una follata di vento mi frustò il viso. Il gelo del dicembre del Kansas mi sfiorò la pelle con il suo tocco mortale.
Chiusi la finestra della mia camera e sentii bussare alla porta.
Andai ad aprire e mi ritrovai davanti Caroline. Avrei voluto chiamarla mamma. Davvero, mi ci impegnavo ogni volta ma non ci riuscivo mai.
<Tesoro ti ho portato un piatto di verdure... Devi mangiare qualcosa, okay?>
Annuii velocemente e presi il vassoio tra le mani.
<Mangia e poi fila a letto. Domani é il tuo primo giorno di scuola>
Caroline sorrise caldamente e mi diede un leggero bacio sulla fronte. Era una cosa che faceva da quando ci eravamo incontrate.
<Ti voglio bene>
Io sorrisi debolmente per poi chiudere la porta della mia stanza e tornare nel mio mondo solitario da cui sfortunatamente ero costretta ad uscire più volte di quanto desiderassi.
Presi il vassoio e me lo misi sulle gambe incrociate che giacevano sul mio nuovo letto.
Presi il telefono e le cuffiette.
Iniziai a sentire un pò di musica mentre tentavo di spezzare con la forchetta una foglia di insalata. Poi rinunciai e poggiai il vassoio sulla scrivania.
Mi rannicchiai nelle coperte morbide e calde che mi proteggevano dal vento che entrava dalla finestra che sarebbe restata aperta tutta la notte.
Tenevo la musica nelle orecchie talmente bassa che riuscivo a sentire l'aria della notte frustare le chiome degli alberi vicini.
Poi qualcosa mi fece balzare dal letto. La musica nelle mie orecchie era cambiata ma io non avevo fatto nulla e la cosa spaventosa era che la canzone che adesso mi rimbombava nella testa non l'avevo mai sentita prima e di certo non faceva parte delle mie playlist.Notte di fuoco notte di ghiaccio
Quello che accade non é certo un miraggio.
Notte di vento notte di tuono
Qui, piccolina, scoprirai il tuo dono.La musica finì. Quelle parole mi vorticavano in mente. Cosa era successo? Cosa significava?
Controllai decine di volte i brani che ospitava il mio cellulare ma di quella strana melodia neanche l'ombra.
Mi tolsi le cuffiette e decisi di chiudere gli occhi e di non pensare a nulla, ma era tutto inutile. Ecco che tornavano i miei soliti incubi seguiti da mille riflessioni.
Nuova casa. Nuova famiglia. Una strana canzone. Il vento così frustrante di quella strana notte invernale. Quel ragazzo...
Immersa nella confusione riuscii comunque ad addormentarmi.
Fu un sonno terribile. Pieno di paura ed incubi, ma fu pur sempre un sonno.
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The Moonlight Chronicles
FanfictionMarian é una sedicenne complicata. Non ama parlare con le persone e se ne sta sempre per i fatti suoi. Dopo la misteriosa morte dei suoi genitori, viene adottata da una coppia sposata buona ed amorevole. La famiglia si trasferisce nella piccola con...