Collision

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Devil

Ero furioso. Perché mi aveva fatto prendere il suo sangue? Perché si era rovinata la vita per me?
Uscii dalla stanza di Marian e mi diressi verso il vociare dei miei compagni. Appena mi videro, ammutolirono tutti. Paige mi mise le braccia al collo e mi baciò sulle labbra. Non provavo nulla per quella ragazza e non volevo neanche illuderla. E poi quel bacio non fu come... Ma cosa ti sei messo in testa Devil? Mi ripresi immediatamente e scacciai quel pensiero.
Mi allontanai da Paige e raggiunsi gli altri.
<Perché glie l'avete permesso?>
Ghignai a denti stretti. Ero furibondo.
<Abbiamo cercato di impedirglielo ma lei non ha voluto sentire ragioni.>
Disse Luke con voce neutra.
<Le avete assicurato la rovina! Sapete cosa succede se un dannato morde un umano! Voi tutti ne eravate a conoscenza.>
Tentavo di restare concentrato ma ogni volta che mi riferivo a lei mi veniva in mette il suo sacrificio. Aveva donato il suo sangue per salvarmi. Mi aveva donato parte della sua anima. Aveva fatto tutto questo solo per impedire la mia morte. E poi quel bacio... Quando le nostre labbra si erano sfiorate avevo provato un piacere ed un calore mai sentito prima. In qualche modo quella ragazza mi aveva fatto tornare vivo.
I miei pensieri vennero interrotti dalla voce di mio fratello.
<Devil, devi stare lontana da quella ragazza. Tutti noi dobbiamo starle alla larga. Porterà solo guai. Lei é solo una stupida mortale...>
La voce di Raphael era piena di disprezzo. Non potevo sopportare che qualcuno le parlasse a quel modo. Perché insistevo a pensare a quella ragazza? Non lo sapevo ma era più forte di me. Presi mio fratello per il colletto della camicia candida e lo misi spalle al muro con tutta la forza che avevo, provocando una leggera crepa nella parete.
<Che ti piaccia oppure no, quella stupida mortale mi ha salvato la vita.>
Ringhiai a denti stretti. Un ciocca di capelli mi cadde davanti agli occhi che ormai dovevano splendere di tutto il mio furore.
<Si é condannata. Non pensi che abbia fatto una cosa stupida?>
Rispose lui. Quelle parole fecero crescere l'odio che provavo per mio fratello in quel momento.
<Ha fatto la cosa più idiota del mondo ma anche la più coraggiosa. I mortali non sono stupidi. Sono pieni di coraggio e hanno un cuore valoroso, molto più del nostro, macchiato dal fumo dell'Inferno.>
Lasciai la camicia di Raphael e mi diressi verso la porta per andarmene ma qualcosa mi fece esitare.
<Ti piace... Lei ti piace, vero fratello?>
Mi voltai cautamente verso il ragazzo che pensavo fosse mio alleato.
<La cosa non ti riguarda, Raphael. Sta fuori dalla mia vita, chiaro?>
Aprii la porta cautamente.
<Sai una cosa? Mi ricorda tanto Mandy... Che ragazza incredibilmente stupida e ingenua... E guarda com'é finita.>
Ne avevo abbastanza. Non volevo più ascoltare le sue parole.
<Non osare nominarla.>
<Nessuno può amarci, fratello. Te ne accorgerai presto. Noi siamo incapaci di dare e di ricevere amore. Chiunque provi ad amarci, viene distrutto. É a questo che serve Il Circolo.>
Odiavo quella parola. Odiavo quella gente. Creati per impedirci di amare.
<Buona giornata fratello. Ragazzi.>
Uscii di casa e richiusi la porta alle mie spalle. Corsi veloce, più veloce che potevo. Per poi scomparire in un vicolo di quella città fantasma.

Le ore passarono una dopo l'altra. Dopo aver risolto alcuni "affari" mi ero diretto dove mi aveva portato l'istinto. Mi arrampicai sull'albero, di cui non riconoscevo la specie, che si affacciava proprio sulla sua camera. La finestra era aperta, come sempre. Mi infilai nella sua stanza con passo felpato. Mi avvicinai al letto dove giaceva la mia salvatrice.
Dormiva come un angelo ed era bella e pericolosa come il sole alto nel cielo.
La sua fronte era attraversata da piccole gocce di sudore freddo. Stava sognando, un incubo. Avrei voluto prenderla tra le braccia e cancellare ogni paura dalla sua mente. Il sapore del suo sangue era rimasto impresso nel mio palato. Un sapore così dolce e allo stesso tempo amaro. Mi sedetti sul bordo del materasso e iniziai ad accarezzarle i lunghi capelli scuri leggermente umidi sulle tempie. Più la guardavo più riuscivo a vedere la sua grandezza.
La sentii muoversi. Allontanai la mano dalla sua testa e lei aprí di colpo gli occhi. Aveva due fessure di prato al posto delle iridi. Le ciglia lunghe sbattevano sulla sua pelle pallida. Dei fili di capelli le si erano appiccicati alle labbra rosee. Era la creatura più sorprendente che avessi mai visto.
<Devil...>
Il mio nome. Aveva detto il mio nome. Anche quel suono spregevole che racchiudeva solo crudeltà, detto da lei sembrava il verso più melodioso che avessi mai sentito.
<Che ci fai qui? Come sei entrato in camera mia?>
<La finestra era aperta.>
Risposi come se fosse la cosa piú ovvia del mondo.
<Perché sei qui?>
Perché ero lì? Non lo sapevo neanche io precisamente. Sapevo solo che volevo parlarle e che volevo vedere il suo viso ma non glie l'avrei mai detto.
<Devo parlare con te.>
Mi alzai dal letto e mi allontanai il più possibile da lei. Mi passai nervosamente una mano tra i capelli arruffati.
Lei si tirò su e si coprì timidamente le gambe con la coperta anche se quel giorno avevo visto ben altro di suo...
<Non devi dirmi nulla. So cosa sei.>
<Questo l'avevo immaginato ma una domanda mi tormenta...>
<Oh come sono dispiaciuta per te.>
Disse in modo sarcastico e teatrale. Era arrabbiata con me e non potevo biasimarla, visto come l'avevo trattata nei giorni precedenti.
<Ascoltami in silenzio, per favore.>
La mia voce era fredda e dura, volevo celare ogni sensazione che stavo provando in quel momento.
Lei continuava a guardarmi negli occhi. In qualche modo il mio sguardo non la intimoriva, non aveva paura di me.
<Perché l'hai fatto?>
<Fatto cosa?>
Sapeva benissimo di cosa parlavo, era ovvio. Voleva farselo sentir dire.
Sbuffai.
<Tu ti sei fatta mordere da me. Perché?>
Lei abbassò lo sguardo e si portò le mani in grembo. Non disse nulla per qualche secondo ma poi parlò.
<Dovevo farlo. Saresti morto altrimenti.>
<E a te cosa importa se io vivo oppure no?>
Altro silenzio che mi parve durare un secolo.
<Non lo so. Dovevo farlo e basta.>
<É la risposta più idiota che abbia mai sentito.>
Odiavo comportarmi da stronzo. Soprattutto con lei. Ma non potevo fare altro. Lei doveva odiarmi, come tutti, o sarebbe stata spacciata.
<Bhé accontentati perché é l'unica risposta che avrai.>
Si rimise stesa e si portò le coperte fino a lasciare scoperto solo un pezzo della testa. Poi si girò dall'altra parte del letto per non guardarmi.
<Buona notte, Devil.>
Okay, adesso era davvero furiosa.
<Non ti capisco, sai? Prima mi salvi la vita senza una ragione apparente e poi neanche vuoi ascoltarmi.>
Nessuna risposta. Restava immobile nel letto avvolta nelle coperte come una bambina di sei anni.
Così tentai ancora.
<D'accordo. Resterò qui, seduto sul pavimento, e ti dirò quello che hai fatto. Che tu lo voglia oppure no.>
Nulla, ma sapevo che stava ascoltando.
<Allora, quando un vampiro morde un'umana tra i due si crea una sorta di legame. Se l'umano comincia a mutare, cosa che avviene quasi istantaneamente e non credo sia il tuo caso, diventa un dannato, come me. Se invece il sangue preso dal vampiro all'umano é di bassa quantità, tra l'umano e il vampiro si crea un legame che solo la morte di una delle parti può spezzare.>
Lei si girò sempre rimanendo sotto le coperte e mi guardò con i suoi grandi occhi color prato.
<Quindi adesso noi due siamo legati?>
<Probabilmente.>
<E questo cosa implica?>
Bella domanda. Sapevo qualcosa al riguardo ma non ero così esperto.
<Bhé non lo so con precisione. So solo che in qualche modo il vampiro dipende dall'umano e viceversa. Se l'umano sente dolore lo sente anche il dannato. Se l'umano assume potere il vampiro prova un beneficio fisico.>
Un espressione interrogativa attraversò il suo volto ma poi si dissolse nel nulla.
<Chi é Laranik?>
Quella domanda mi spiazzò. Come faceva a conoscere quel nome? Perché voleva sapere chi era quel demonio in corpo umano?
<Come fai a conoscere il suo nome?>
<Raphael ne parlava con Serafine. Dicevano che é tutta colpa mia e che Laranik era venuto per me... Non capivo di cosa stessero parlando.>
Non doveva sapere. Non volevo metterla in un altro pericolo.
<Dimentica tutto. Quel nome, il mio di nome, il morso e tutta questa storia.>
<Cosa?! Non posso fare come se non fosse accaduto nulla! E poi la storia del legame...>
<Non é sicuro che si sia creato un legame tra noi. Le probabilità sono basse. Lo dico per il tuo bene, sta fuori dalla nostra vita.>
Mi alzai dal pavimento e mi diressi verso la finestra da cui ero arrivato ma fui bloccato.
<Tu cosa ne sai di ciò che é meglio per me?>
Adesso la sua voce era bassa. Un sussurro.
<Credimi, sarebbe meglio per chiunque.>
<Io non sono chiunque.>
Era verissimo. Lei non era come gli altri umani. Lei aveva qualcosa, lo vedevo in ogni cellula del suo corpo. Lei mi aveva salvato la vita mettendo a durò rischio la sua. Aveva messo la vita di un totale estraneo prima di tutto.
Mi avvicinai con passo deciso al suo letto e le presi il viso tra le mani. Le accarezzai con il pollice i segni che avevo lasciato sul suo collo.
<Sono stato io a farti questo. Ho fatto una cosa orribile, Marian. Sono un mostro.>
Abbassai lo sguardo e lasciai libera la sua testa. Però quella volta fu lei a prendere la mia tra le sue calde mani.
<Non so cosa sei, Devil. So solo che qualcosa di grande mi ha spinto a rischiare la vita per te, so che é una cosa stupida e senza senso ma l'ho fatto ugualmente. E credimi, non avrei mai rischiato la mia vita per un mostro.>
Quelle parole... Le sue mani sul mio viso. Tutto di lei era perfetto ai miei occhi. Lei in me non vedeva un mostro mentre io in me vedevo solo la reincarnazione del diavolo. Lei mi aveva salvato per il puro piacere di farlo, perché aveva visto qualcosa di buono in me. Sapevo che non sarei dovuto essere lì, con lei. Sapevo che non sarei mai dovuto entrare nella sua stanza, quella notte. Sapevo che non avrei dovuto provare una voglia irrefrenabile di poggiare le mie labbra sulle sue ma lo feci. La baciai con tutta la passione che provavo in quel momento. Le diedi un bacio amaro e carico di divieto.
Lei mi spinse più vicino al suo corpo e ricambiò il bacio con delle labbra inesperte. Era così fragile e pura, forte e coraggiosa allo stesso tempo... Tutto mi incuriosiva di quella ragazza. Ogni suo respiro ai miei occhi era un mistero da risolvere.
Quando mi spinse ancora più verso di lei il senso di divieto si fece più forte così, con tutto il dolore possibile, la scansai bruscamente da me. Il suo viso era confuso mentre il mio era impassibile.
Mi avvicinai alla finestra e, prima di calarmi nell'oscurità della notte, le dissi la cosa più falsa che fosse mai uscita dalle mie labbra.
<Non sarei dovuto venire qui. Non avrei dovuto fare nulla.>
Con quelle amare parole mi calai giù dalla finestra lasciando l'unica persona di cui forse mi importava qualcosa, da sola, in balia della notte e degli incubi.

The Moonlight ChroniclesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora