Stavo sognando quando la sveglia del mio cellulare iniziò a suonare. Non ricordavo cosa stessi sognando e questo era un bene perché sapevo che non stavo facendo un bel sogno.
Mi tirai pigramente le coperte sopra la testa ma questo, ovviamente, non fece smettere di suonare la sveglia. Era stato Eric ad impostarla per le sei di quella mattina. Improvvisamente mi ricordai il motivo di tanta fretta a farmi alzare dal letto e quel pensiero fece immediatamente mettere in moto la mia adrenalina.
Scansai la pensante coperta color cielo dal mio corpo ancora abituato al tepore del letto e saltai in piedi. I miei piedi tremano all'impetuoso aderire con il pavimento freddo. Mi misi una felpa e scesi in cucina. Avevo dormito a casa dei miei, quella notte. Nel letto in cui io e Devil avevamo confessato le nostre paure al silenzio. Infatti appena scesi le scale per andare nella sala distrutta vidi solo i mobili ancora rotti e sparsi per la stanza. Avrei dovuto dare una sistemata a quel casino prima o poi. Risalii in camera mia e presi dal mio armadio le poche cose che non avevo portato alla villa dopo la distruzione della casa (una t-shirt comprata su Amazon e un paio di pantaloni della tuta) per poi andare in bagno. Mi feci una doccia lunga e accompagnata da una scia di pensieri che andavano a tempo con il tintinnare delle gocce sulle mattonelle che rivestivano il vano. I pensieri in fondo erano sempre uguali. Riguardavano sempre gli stessi argomenti ed ero stanca di conviverci.
Dopo essermi asciugata mi vestii e raccolsi i lunghi capelli castani ancora umidi in una coda di cavallo. Uscii di casa portandomi dietro solo il cellulare e qualche spiccio per comprare qualcosa da mangiare al locale dove qualche mattino fa avevo parlato con Michael e Devil degli ultimi eventi accaduti. Successivamente raggiunsi il cancello di casa Clifford dove trovai ad aspettarmi Devil, Eric e, con mia enorme sorpresa, Raphael.
<Buongiorno ragazzi.>
Dissi con voce pacata. I miei occhi non avevano lasciato il viso di Raphael neanche un secondo. Me lo ricordavo con un espressione vuota e addolorata quando si era chiuso nella sua stanza. Adesso era completamente diverso. Non era più triste, ma arrabbiato. E nei suoi occhi bruciavano due fiamme che avevano estinto il vuoto che li aveva dominati per troppo tempo. Anche lui si voltò verso di me.
<È bello rivederti, Marian.>
Non sorrise, ovviamente. Ma la sua voce con conteneva astio, ma tenerezza.
<Anche per me lo è, Raphael>
Sorrisi e tornai a guardare Devil, che intanto stava tenendo una mano sulla spalla del fratello. Avevo chiarito la faccenda, finalmente.
L'unico in disparte era Eric che con un sospiro si fece avanti.
<Tutto molto commovente, ma adesso abbiamo un compito da portare a termine, ricordi?>
Eccome se me lo ricordavo.
Annuii.
Lui non aggiunse altro e si incamminò verso il bosco, un insieme di buio e riflessi dati dal giovane sole sorto quella mattina, facendomi segno di seguirlo. Rivolsi un ultimo sguardo complessivo ai miei amici per poi fermare la vista su Devil. Si notava il suo nervosismo e il fastidio che provava quando nei paraggi c'era Eric, aveva i nervi a fior di pelle. Ma nonostante questo riuscì a regalarmi un sorriso che migliorò tutta la brutta situazione in cui eravamo finiti.
Non avevo ancora ben chiaro cosa fossimo io e Devil. Ci eravamo baciati solo una volta -senza tener da conto il morso che gli avevo permesso di darmi- eppure nessuno di noi aveva mai parlato di una "relazione". Odiavo ammetterlo ma la cosa mi dava una continua e orribile sensazione di vuoto nello stomaco. Non sapevo mai bene come comportarmi e questo mi faceva impazzire. Gli lanciai uno sguardo fugace di cui lui parve non accorgersi e ci incamminammo nella direzione indicata da Eric. Non ero il tipo di ragazza che pretendeva cose come camminare con le mani incrociate o parole dolci al mattino ma, con dispiacere, dovevo ammettere che ,da Devil, tutte queste cose stupide mi sarebbero piaciute come un raggio di sole dopo una notte di gelo e oscurità.
Troppo presa da queste considerazioni non mi resi conto che ormai ci eravamo completamente addentrati della foresta. Gli alberi erano imponenti e quasi per niente illuminati dal sole che anche quella mattina si era rifugiato dietro quel tetro branco di nuvole. Si riusciva a vedere solo grazie a quell'opaca luce biancastra che ormai dominava tutte le giornate.
Ad un certo punto gli alberi smisero di coprirci il capo e arrivammo in una piccola radura che non avevo mai visto prima. Il prato che la ricopriva era tenuto bene e non c'erano arbusti che intralciavano i movimenti. La radura era quasi del tutto spoglia di fiori, tranne qualche soffione qua e là.
Eric finalmente si girò verso di noi e con un tono serio ma non troppo duro mi invitò ad avvicinarmi a lui. Appena avanzai di un passo vidi Devil affiancarmi immediatamente.
<Al contrario di te, succhiasangue, non mordo. Devo spiegare solo a Marian con cosa dobbiamo iniziare l'addestramento.>
I due si rivolsero uno sguardo di sfida ma poi Devil, senza abbassare gli occhi, si fece un passo in dietro per permettere a Eric di dirmi ciò che doveva.
Eric tornò a guardarmi e mi rivolse, stranamente, un caloroso sorriso.
<Allora, per prima cosa dobbiamo capire a che categoria di maghi appartieni. Dal disastro in aula con le finestre non sono riuscito a capire a quale Casata appartieni...>
Lo guardai confusa e pensierosa. Lui se ne accorse e si bloccò un attimo.
<Hai ragione, scusa. Dovrei darti un quadro più generale della cosa.>
<Te ne sarei grata.>
Lui si passò una mano tra i capelli come se stesse riflettendo sul modo migliore in cui spiegarmi ciò che doveva.
Poi il suo viso si illuminò e tornò a guardarmi.
<Vediamo, da dove cominciare... sin dai tempi dei druidi le maghe erano considerate gli esseri viventi più potenti mai vissuti. Avevano poteri di varie origini e per distinguere le varie tipologie si crearono tre Casate: le Aritane, con poteri legati ai quattro elementi acqua, aria, fuoco e terra. Le Eritree, maghe con innata capacità nel preparare pozioni. E in fine le Pratee, maghe devote alla magia oscura. Sono la casata più particolare, diciamo così...>
Nel suo racconto Eric aveva abbassato gli occhi. Come se dovesse portare rispetto anche solo alle parole che si pronunciavano su quei grandi personaggi.
<Cos'hanno di particolare?>
Mi avvicinai un po a lui con fare curioso. Lui alzò lo sguardo e notai che nei suoi occhi brillava una piccola luce bianca che non avevo mai visto prima.
<Mentre tutte le altre maghe sono devote al sole, le Pratee lo sono alla luna, che illumina il loro cammino fatto di potenti magie nere e pericolose. Sono quasi tutte estinte, forse senza un quasi. Non se ne vede una da almeno duecento anni.>
Gli scrutai attentamente il volto. Sembra che quell'idea gli pesasse. Era un bene che delle maghe malvagie fossero estinte, no?
<Allora... cosa devo fare per prima cosa nel mio addestramento?>
Cercai di cambiare argomento il più velocemente possibile. Eric alzò di nuovo il capo e la luce biancastra scomparve, come tutte le sue emozioni, a quanto pareva.
<Per capire a quale Casata appartieni ti sottoporrò a dei test neuronali che scateneranno la magia che il tuo corpo contiene. Una magia incontrollata che cambierà a seconda delle tue emozioni. Sei pronta?>
Annuii. Restai ferma sul posto per qualche secondo. Non mi accorsi neanche di quello che stava succedendo quando sentii delle labbra premersi sulle mie. Sussultai e appena capii che si trattava di Eric lo scansai brutalmente facendo un passo indietro.
<Ma che cavolo stavi facendo?!>
La mia voce era percossa da respiri affannati per via della rabbia e della sorpresa.
<Io ti ho baciato quando meno te lo aspettavi. Tu, invece, hai arrostito un albero.>
Solo in quel momento mi arrivò al naso un pungente odore di bruciato. Mi girai e vidi che a pochi metri da me un albero stava arrostendo come un tacchino nel forno contornato da un turbine di fiamme.
Ero stata io a fare questo?
<Io... io non volevo farlo...>
Ammisi a voce bassa.
<Lo so, ma l'hai fatto. L'hai fatto perché lo stupore ha scatenato in te una forte scarica di emozioni diverse che si sono manifestate attraverso la tua magia. In questo caso, il fuoco. Questo farebbe pensare che sei un'Aritana, ma ci servono altre prove.>
Amnuii una seconda volta un po scossa dalla situazione. La cosa incredibile era che non mi rendevo neanche conto di cosa facevo, quando usavo la magia. Le cose accadevano e basta, senza che io potessi fare nulla. Mi sentivo impotente verso me stessa. Governata da qualcosa che non riuscivo a comprendere.
Mi voltai verso Devil che in tanto se ne stava seduto su un tronco d'albero a guardarmi. Mi sorrise e io mi chiesi perché non fosse saltato in piedi pronto a sferrare qualche pugno su Eric per avermi baciato.
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The Moonlight Chronicles
FanfictionMarian é una sedicenne complicata. Non ama parlare con le persone e se ne sta sempre per i fatti suoi. Dopo la misteriosa morte dei suoi genitori, viene adottata da una coppia sposata buona ed amorevole. La famiglia si trasferisce nella piccola con...