Another day

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Dopo che l'ultima campanella della giornata scolastica suonò, mi avvicinai all'autobus che quella mattina il mio sonno mi aveva fatto perdere. Gli sportelli del grande veicolo non fecero in tempo ad aprirsi che il mio nome risuonò nell'aria.
<Marian!>
Era la voce stridula di quella ragazza bionda che si era mostrata tanto gentile nei miei confronti all'ora di pranzo. Serafine.
Mi voltai e la vidi seduta su uno dei sedili anteriori di un grande pick-up nero perfettamente lucidato. Alla guida c'era Raphael mentre i posti dietro erano occupati da Michael e Luke.
Mi avvicinai con passo incerto alla macchina imponente e istintivamente mi sistemai dietro l'orecchio una ciocca di capelli castani sfuggita al mio scignon che ormai stava cadendo a pezzi.
<Ehm... Salve ragazzi.>
Luke mi fece un grande sorriso seguito da Michael. Raphael teneva gli occhi puntati sulla strada apparentemente concentrato anche se il pick-up era ancora fermo.
<Vuoi un passaggio fino a casa, M?>
Ormai "M" era il mio soprannome e dovevo ammettere che mi piaceva, dopo tutto.
<Non preoccupatevi... Io, ehm, non vorrei disturbare>
Serafine spalancò gli occhi neanche avesse visto un fantasma.
<Ma quale disturbo! Siamo amici noi!>
Eravamo amici? Era davvero cosí semplice farsi degli amici? Io arrossii leggermente per il termine usato a me quasi sconosciuto.
<Ehm, grazie allora.>
Michael e Luke mi fecero accomodare sul sedile posteriore, proprio in mezzo a loro. Erano tutti così alti in quella macchina che parevano grattacieli mentre io una piccola fattoria di campagna.
<Allora, M... Ci vai alla festa dei Jonson, questo sabato sera?>
La scuola era iniziata da appena dieci giorni e già si organizzavano feste? Pazzesco.
<non so chi siano>
Sarafine scoppiò in una fragorosa risata e poi arricciò il suo piccolo nasino.
<Neanche noi sappiamo chi siano>
<Allora perché andate a quella festa?>
Fu una domanda che mi uscì in modo naturale.
<É uno dei party più importanti dell'ultimo anno... Non possiamo mancare!>
Non ero mai stata una tipa da feste... Insomma, nessuno mi aveva mai invitato.
Anche quel giorno, il sole era nascosto dietro un enorme matassa di nuvole e faceva un freddo bestiale. Mi avvolsi nella mia felpa e notai che, al contrario di me, tutti i ragazzi presenti nella macchina erano a maniche corte.
<Ma io non conosco nessuno...>
Luke simulò una finta e drammatica tosse.
<Dovremmo offenderci?>
Rimasi un attimo senza parole ed imbarazzata.
<Ehm io... Non intendevo dire... Cioé io...>
Tutti scoppiarono in una risata e io sprofondai ancora di piú nella vergogna.
<Tranquilla, M. Stavo scherzando. Comunque non é vero che non conosci nessuno! In meno di sei ore ti sei fatta più amici di quanti marshmallow il nostro caro Michael riesce ad ingurgitare in un minuto. E ti assicuro che sono davvero tanti.>
Una risata uscì dalle mie labbra. Piccola, ma pur sempre una risata.
Raphael ormai era partito e si stava avvicinando a casa mia. Non aveva detto ancora una parola e ogni tanto mi lanciava degli sguardi terrificanti dallo specchietto.
<Non lo so ragazzi...>
Odiavo le feste. Le odiavo in maniera spropositata. Alcol, gente che balla in modo strano, ragazzi e ragazze che si sbaciucchiano in ogni angolo, giochi idioti tanto per mettere in imbarazzo le persone e, se l'ho già detto scusatemi, alcol.
Non sopportavo l'odore delle bevande alcoliche e tantomeno amavo berle.
<Smettila di fare l'asociale, Marian Sherwood. Così non troverai mai un uomo!>
Ridacchiò Serafine seguita da Luke e Michael. Raphael impassibile.
<U-un uomo?>
<Si, M. Un uomo. Sai... Alti, con la barba, fissati con lo sport e con le ragazze dai seni maggiormente grandi del normale.>
Luke mise un finto broncio.
<Wow. Adesso che so come voi ragazze giudicate un uomo mi sento davvero sollevato.>
Serafine liquidò Luke con un gesto della mano e tornò a puntare i suoi splendidi occhi celesti su di me.
<Domani dopo la scuola andiamo con le altre a fare shopping. Non puoi trovare scuse.>
Il pick-up si fermò davanti a casa mia. Per la confusione generale del discorso mi ero dimenticata la nostra destinazione. Luke mi passò lo zaino e mi fece scendere dall'auto.
Feci un cenno di saluto ai ragazzi.
<Grazie ancora per il passaggio>
Serafine mi fece l'occhiolino tirando un mano fuori dal finestrino per salutarmi. Un raggio di sole riuscì ad evadere dalla prigione di nuvole e toccò la mano della ragazza. Lei, appena il raggio di luce la sfiorò, ritrasse in modo brusco la mano facendo una quasi invisibile smorfia di dolore. Raphael si girò verso di lei con fare preoccupato. Lei gli fece un cenno con il capo sorridendogli per tranquillizzarlo. Lui mise nuovamente in moto e ripartì, lasciandomi sola in mezzo alla strada bagnata dalla pioggia e sfiorata da quel innocente raggio di sole. Innocente ai miei occhi, ma chissà a quelli di altri...

The Moonlight ChroniclesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora