Broken glass

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Non riuscivo a capire cosa Devil intendesse con quelle parole. Erano talmente confuse che il mio cervello non era neanche riuscito a mettere in ordine le lettere da cui erano composte. Come potevo essere io la causa di tutto? Sapevo di essere importante, in qualche modo, ma non così tanto.
<Fermati un secondo,>
Lo interruppi brutalmente. Il profumo dei dolci che usciva dalla porta della cucina del locale mischiato al forte odore di zucchero bruciato che emanava Devil mi intontivano.
<Io? Io sarò la persona che ucciderà Laranik, il pazzo omicida con manie di persecuzione?>
<O colei che distruggerà il mando, si.>
Alzai gli occhi al cielo dalla frustrazione.
<Si, quel dettaglio mi sono permessa di ignorarlo. Devil, andiamo! Guardami! Non sono capace neanche di gestire i miei poteri! Come pensi che possa fermare Laranik?>
Lui si alzò in piedi di scatto.
<È proprio questo il problema, Marian!>
La voce era dura e lo sguardo temerario.
<Tu pensi già di fallire, di essere troppo debole. Ma ti sei mai guardata?! Sei la persona più forte che conosca e non te ne sei mai resa conto. Ed è questo che Laranik vuole. Che tu sia scoraggiata, che tu non riesca a controllare l'enorme potere che hai così che lui possa rubartelo. Laranik è forte ma non abbastanza per battersi contro tutti i vampiri del circolo. Gli serve un'arma, e la sua arma sarai tu se non impari a controllare il tuo dono. Sei la nostra ultima speranza.>
Quelle frasi mi colpirono come un proiettile nel petto. Aveva ragione. Non potevo buttarmi giù, non adesso che avevamo finalmente delle risposte concrete. Dovevo combattere e morire, se necessario, per la causa di cui io e i miei amici avevamo deciso di caricarci il peso.
Stavo per rispondere quando un cameriere si avvicinò al nostro tavolo. Aveva all'incirca la mia età e un viso familiare.
<Posso portare via?>
Indicò i piatti che precedentemente contenevano torte e pasticcini, ora confinati nella stomaco di Micheal.
Devil era troppo preso dai suoi pensieri per accorgersi del ragazzo.
<Ehm... Si, certo. Grazie.>
Gli feci un sorriso e cercai di ricordare dove l'avessi potuto incontrare. Lui sembrò fare la stessa cosa.
<Tu sei Marian Sherwood, giusto?>
Nel mentre, si stava caricando tutti i piatti tra le dita e sulle braccia.
<Si, sono io. Ci conosciamo per caso?>
Il suo viso parve illuminarsi e solo allora mi accorsi di quanto fosse carino. Non era una bellezza magnetica dai lineamenti perfetti, tipo Devil. Aveva gli zigomi pronunciati e due grandi occhi color nocciola. I capelli scuri erano molto corti ma nonostante questo si poteva vedere che era riccio.
<Si! Frequentiamo lo stesso corso di fisica quantistica! Sono Eric Cooper, piacere.>
Mi porse una mano ancora libera dalle stoviglie ed io la strinsi con convinzione.
<Piacere mio. A quanto pare il mio nome lo conosci già... >
Sentii un lieve imbarazzo quando lui annuì con una piccola risata.
<Beh, ti sei fatta notare.>
Io arrossii leggermente e lui lo notò.
<Sei la prima ragazza che riesce a prendere i voti più alti della classe senza partecipare mai alla lezione.>
Abbassò lo sguardo e si passò una mano tra i capelli. Era un ragazzo stranamente amichevole e... Adorabile. I suoi modi impacciati mi facevano sentire a mio agio e forse mi divertivano anche un po.
Io non dissi nulla ma gli restituii un sorriso. Solo dopo qualche attimo di silenzio mi resi conto che sia Devil che Mike ci stavano osservando. Uno di loro in modo incuriosito e divertito, l'altro con disapprovazione e fastidio.
Mi schiarii la voce con un leggero colpo di tosse.
<Eric, loro sono i miei amici Michael e Devil. Ragazzi, vi presento Eric.>
Devil farfuglió una specie di "piacere" mentre Michael si alzò in piedi e gli strinse una mano e gli sussurrò qualcosa di positivo riguardo la torta appena mangiata.
<Adesso, dovremmo andare, M.>
Disse con voce fredda e distante Devil, senza staccare gli occhi color muschio da Eric. <Oh, si, non volevo disturbare, scusate.>
Eric si passò nuovamente una mano tra i capelli.
<No! Nessun problema, non hai disturbato. Anzi, è stato un vero piacere incontrarti.>
Sulle sue labbra tornò il sorriso. <Anche per me, Marian. Ci vediamo in giro, okay?>
<Ehm... Certo, perché no.>
Gli feci un cenno di saluto con il capo e tornai a concentrarmi sul discorso che Devil stava portando avanti prima che Eric ci interrompesse.
<Cosa stavamo dicendo?>
Il suo sguardo duro si posò su di me.
<Sarà meglio parlarne a casa. Qui ci sono troppe... Distrazioni.>
Per il modo in cui pronunciò la parola "distrazioni" capii che si stava riferendo a Eric.
Senza aggiungere altro ci alzammo dal tavolo che ci era stato assegnato dalle cameriere in divisa rosa e uscimmo dal locale. Mentre prendevo gli ultimi piattini dal nostro tavolo notai che attaccato ad uno di questi c'era un biglietto di carta con sopra scritto un numero seguito dal nome "Eric". Sorrisi lievemente e cercai con lo sguardo il ragazzo che aveva lasciato il biglietto ma di lui nessuna traccia.

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