A normal day

442 24 0
                                    

La scuola era ricominciata da una settimana e già mi sembrava di essere stata colpita in pieno da una palla di cannone. Era il mio ultimo anno e tutti avevano un gran da fare per preparare la tesina per l'esame di maturità. Magari fossero stati quelli i miei problemi. Dopo l'episodio di due giorni fa erano cambiate molte cose. Avevo passato il weekend a piangere. Avevo pianto così tanto che ancora sentivo gli occhi bruciare e la mia bocca aveva un insolito e fastidioso sapore di sale. Non piangevo quasi mai; forse non lo facevo da quando i miei veri genitori erano morti. Ma questa volte perdevo il conto delle motivazioni per cui era scesa ogni singola goccia di lacrima. La dipartita di Caroline e Paul mi aveva scosso parecchio, era la principale causa della mia disperazione. Serafine mi era stata accanto tutto il tempo consolandomi e riempiendo la mia camera di gelato al cioccolato. Sarei rimasta a casa Clifford fino alla fine del liceo. Poi non lo so neanche io cosa farò. La seconda buona ragione per aver versato tante lacrime era la scomparsa di Devil. Sono quasi completamente sicura che il suo comportamento non è stata una sua decisione ma un condizionamento. Laranik è riuscito a manipolare la sua mente tanto da fargli tradire i suoi migliori amici, tanto da renderlo qualcosa che non è. Un assassino.
Raphael, Luke e Mike avevano passato l'intero fine settimana a cercarlo ma di lui neanche l'ombra.
Appena entrata a scuola tutti cominciarono a riempirmi di domande. Odiavo essere sottoposta a degli interrogatori così violenti e costituiti da domande così stupide e personali. Il comitato scolastico aveva deciso di escludermi da ogni verifica o interrogazione delle pessime due settimane per via del mio lutto. Le cheerleader avevano persino organizzato un concerto in aula musica con tanto di balletto per i miei genitori ma sapevo che lo stavano facendo solo per saltare qualche lezione e per avere un occasione dove esibirsi nei loro gonnellini rossi e bianchi che lasciavano scoperto più del dovuto.
Comunque era bello, per una volta, stare al centro dell'attenzione.
Un gruppo di ragazzi si stava affrettando a raggiungermi per tartassarmi con altre milioni di domande a cui avrei preferito non rispondere, quando sentii una mano avvolgermi il polso e tirarmi nel bagno delle ragazze.
<Che carogne quelli del primo anno! In continua cerca di gossip per rendere le loro vite più interessanti!>
Un triste sorriso comparve sul mio volto quando vidi Serafine. Sfoggiava tutta la sua bellezza in un vestito azzurro che metteva in risalto la pelle chiara e i capelli color platino raccolti in un'ordinata treccia. Come sempre le sue labbra luccicanti erano solcate da un gigantesco e radioso sorriso che in qualche modo migliorava la giornata di tutti.
<Buongiorno anche a te, S.>
Puntualizzai in modo spiritoso.
<Oh, si. Buongiorno, M. Perché sei venuta a scuola?! I professori hanno acconsentito a darti qualche giorno di riposo. Come stai? Se sei stanca possiamo tornare a casa o posso prepararti una zuppa. Sai faccio una zup->
<Serafine!>
La fermai prima che incominciasse uno dei suoi monologhi completamente inattinenti al discorso iniziato.
<Cosa?!>
Disse riprendendo fiato.
<Io sto bene, davvero. Sei tu quella che deve darsi una calmata!>
<Scusa, è che... non lo so, è tutto così complicato. I ragazzi non hanno ancora trovato Devil. I tuoi genitori... é tutto un disastro! Sicura di non voler tornare a casa?>
Mi misi a giocare distrattamente con una ciocca di capelli scampata al mio irregolare chignon fino a posizionarla dietro l'orecchio.
<Non voglio tornare a casa. Devo distrarmi e la scuola sembra l'idea migliore.>
Il suo volto si illuminò d'improvviso.
<So io come tirarti su il morale. Oggi pomeriggio usciamo da scuola e andiamo a fare shopping. È deciso.>
Avrei voluto dibattere visto il mio profondo odio verso l'andare a fare compere di quel genere ma vedendo la felicità e la voglia di aiutarmi che sprigionava il suo volto mi limitai ad annuire. Lei prese a saltare di gioia come una bambina a cui era appena stata regalata una bambola nuova.
<Okay, adesso calmati o farai sprofondare l'edificio a forza di saltare!>
Una piccola risata uscì dalle sue labbra contagiandomi.
<Scusa è che è tanto che non faccio queste cose con un'amica. Page è sempre occupata e Raphael trova sempre qualche scusa assurda per evitare il centro commerciale. Inoltre era tanto che volevo fare queste cose con te...>
Quelle parole suonarono come sconosciute e meravigliose alle mie orecchie.
<Con me?>
<No, con Mike. Certo, con te! Sei una delle mie migliori amiche ma stranamente non ci siamo ancora mai comportate come semplici adolescenti.>
<Beh questo è perché non siamo semplici adolescenti.>
Smisi di torturarmi i capelli e posai gli occhi nei suoi.
<Lo so ma... a volte è bello far finta di esserlo...>
Quelle parole mi fecero fremere il cuore. Serafine aveva visto in me una cosa che lei non avrebbe mai avuto: la normalità. Per questo era stata l'unica ad accogliermi come una sorella da subito, perché in me trovava una cosa che nella sua vita mancava completamente. Il suono della prima campanella mi riportò alla realtà.
<Si, hai ragione... allora ci vediamo dopo, okay?>
<Si, certo! A dopo, M.>
Prima che potessi aggiungere altro lei mi strinse in un forte e confortante abbraccio, per poi sparire nei corridoi.

The Moonlight ChroniclesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora