Una goccia di sudore mi attraverso la tempia scendendo frettolosamente verso la mia guancia destra. Non sapevo come comportarmi o cosa fare. La paura mi aveva fossilizzata e adesso mi trovavo in balia della tempesta che avrebbe spazzato via il mio corpo statuario.
Laranik mi guardava con i suoi occhi felini mentre Eric stava controllando un vecchio orologio da taschino dorato. Poi guardò io suo aguzzino e gli fece un segno con la testa che Laranik restituí con un sorriso pieno di gioia e pazzia.
<La luna sta sorgendo e tu non potrai fare nulla per fermarmi.>
Il sorriso di mio fratello in una frazione di secondo era cambiato da felice a inquietante e decisamente minaccioso. Il suo tono di voce era instabile, come se sentisse il bisogno di piangere.
<Perché lo fai, Laranik?>
La frase uscì meno sontuosa da come l'avevo sentita nella mia testa. Forse per il motivo che l'avevo sussurrata con voce tremante.
<E tu mi chiedi perché? Sei sempre stata la loro preferita. Tu eri quella unica, quella speciale! Ah! Sciocchezze! Ero io quello forte, io ero il purosangue mentre tu sei solo una bastarda che è sempre stata elogiata per la sua stranezza. Per questo ho ucciso i nostri cari mamma e papà.>
Un ciuffo di capelli bianchi gli era sceso sulla fronte e, mentre parlava, si avvicinava lentamente a me, come un leone fa con la sua preda. Io lo guardavo inorridendo a ogni parola che diceva. Come si poteva uccidete un proprio genitore? Colui che ti ha donato la vita? Sono una mente malata avrebbe potuto compiere un atto simile, e Laranik era il soggetto che più rispondeva a questo requisito.
I miei occhi passavano dal volto del mio avversario alla faccia cupa della luna.
<Non riuscirai a prendere i miei poteri. Non puoi costringermi a combattere. >
Puntai lo sguardo sul suo volto leggermente interdetto.
<Preferiresti morire, sorellina? Morire per loro? Sacrificare la tua vita per un popolo a cui non appartieni? >
<Meglio morire che vivere in un mondo torturato da te. >
Ringhiai. La luna stava per raggiungere il centro del cielo. Ormai era questione di un minuto.
Laranik si accorse della mia preoccupazione nel guardare il nostro satellite solcare il blu.
<Beh non mi lasci altra scelta. >
Con uno scatto raggiunse Devil che era a pochi metri da me. Non mi ero neanche accorta di lui, troppo presa nella conversazione con il mio presunto fratello. Laranik allungo' una mano e, senza neanche toccare il corpo del ragazzo, lo sollevo' in aria. Improvvisamente il suo corpo venne irradiato da una luce verdastra che trasmise anche a Devil. Gli occhi di entrambi si fecero neri ma mentre uno stava in silenzio e sorrideva in un modo che mi faceva rabbrividire, l'altro era sospeso a mezz'aria in balia di urla e contorsioni.
<Smettila!> Improvvisamente non mi sentivo più incollata al terreno, ma piena di energia. Corsi verso i due e mi bloccai solo un paio di metri più indietro.
<Smettila o lo ucciderai! >
Urlavo come se la voce mi bruciasse in gola. Non sapevo cosa fare e adesso non avevo paura, ero letteralmente sopraffatta dal panico.
<Si, hai ragione. Un altro minuto in queste condizioni e cadrà a terra morto stecchito. >
Laranik prese a ridere come se tutta questa situazione fosse solo una buffonata da teatro. Solo che in questo caso gli attori eravamo noi e le persone non facevano solo finta di morire.
Appena incrociò il mio sguardo le risate cessarono e gli occhi, da neri che erano, tornarono alla loro luce innaturale.
<A meno che tu non usi i tuoi poteri per salvarlo. >
Era ovvio che fosse questo il suo obiettivo. La sua manipolazione era da manuale e, unita alla sua pazzia e alla sua improbabile furbizia, era impossibile da battere dal punto di vista intellettivo.
<La cosa è semplice, cara. O combatti per salvarlo o lui muore. Ti do dieci secondi per pensarci su. >
<Sei solo un lurido bas->
<Non perdere tempo ad insultarmi, tesoro. So benissimo cosa sono, ma non mi importa. Tutto pur di vendicare me stesso. Tutto pur di radere al suolo tutto ciò che mi ha portato via la gloria! I vampiri moriranno, pur di ucciderli uno ad uno con le mie stesse mani. >
Intanto si era avvicinano a me, Devil sempre intrappolato in una ragnatela inespugnabile.
<Mi dispiace sorellina... >
Fece un altro passo e si chinò su di me raggiungendo con la bocca il mio orecchio.
<... Ma il tuo tempo é scaduto. >
Devil lanciò un urlo che mi fece contorcere lo stomaco.
Dovevo agire. Non avevo altra scelta. Dovevo combattere.
Mi allontanai di qualche passo da mio fratello. Da quel mostro.
Accumulai nella mente tutta la concentrazione che avevo tanto da avere l'impressione che mi stesse scoppiando la calotta cranica. Chiusi le mani a pugno e dopo un po' sentii un bruciore all'interno del palmo. Le mie mani si fecero sempre più calde fino ad assumere un aura rossastra.
Tesi il braccio verso Laranik e scagliai velocemente il mio primo colpo.
Fuoco.
Lo presi in pieno e lui cadde a terra. Devil fece lo stesso e la luce verde che lo avvolgeva sparì. Corsi da lui e lo feci mettere a pancia in su. Presi il suo viso pallido tra le mani accarezzandogli le guance morbide con le dita. Mi veniva da piangere perché sapevo che il suo dolore era stato causato da un problema mio.
<Dev... Sono qui. >
Sussurrai. Non riuscii a capire se mi avesse sentito finché non alzò un angolo della bocca e mi sorrise nel solo modo in cui lui sapeva fare.
<Lo so, piccola... >
Mi chinai su di lui e poggiai frettolosamente le mie labbra sulle sue. Quel contatto era l'unica cosa che mi diede calore in mezzo a quella Lanza di gelo e terrore. Lui rispose debolmente al bacio, che sfortunatamente durò poco.
<Oh, che scenetta commuovente. Mi scendono le lacrime! >
Laranik era di nuovo in piedi. Io mi alzai immediatamente. Notai solo dopo un secondo che il mio nemico aveva assunto un aspetto diverso, non tanto fisico ma cromatico... La sua pelle aveva acquisto un colore rossastro e brillava sotto i raggi sanguigni della luna.
<La pagherai per quello che hai fatto. Per tutto. >
<Oh, lo spero tanto>
Mostrò i canini nel suo grande sorriso.
Gli lasciai contro un altra sfera infuocata che non lo scalfì minimamente purché l'avesse colpito proprio al petto. E mentre a me veniva il pianto, lui rideva sotto la sofferenza di tutti. Ogni colpo che gli sferravo pareva non fargli nulla, se non alimentare la sua forsa e la sua felicità.
Smisi di colpirlo visto che pareva solo peggiorare la situazione.
<Ti sei già stancata, sorellina? Ti ricordo che se non combatti le conseguenze saranno spiacevoli per il tuo amico.>
Strinse i denti e con un altro movimento della mano si insediò nel corpo di Devil una magia oscura. Lui urlò in modo disumano.
<Colpiscimi o lui morirà! Andiamo piccola, non manca poco. Hai quasi esaurito la tua energia. Solo qualche altro incantesimo per rendermi il mago più potente che questo insulso mondo possa mai conoscere!>
Solo ora la mente mi si illuminò completamente. Era la luna la causa di tutto. Era lei che lo proteggeva, che trasmetteva la mia magia a lui. Fissai per un secondo il cielo. No, era impossibile. Mi dissi. Anche se un giorno una persona mi disse che nulla era impossibile. Bastava crederci.
Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo.
Non combattere la nuova te.
Alzai un braccio in direzione della luna, che splendeva piena su di noi.
Pensai al passato, a tutto quello che era un successo negli anni precedenti a questo giorno. Pensai all'inferno che era stato l'orfanotrofio. Pensai a quando due persone meravigliose di nome Paul e Caroline mi avevano presa con loro quando ero solo una ragazzina silenziosa e piena di insicurezza e a come il mio cuore avesse sofferto vedendoli morire. Nella mia mente vidi il cartello con su scritto "ben venuti nella contea di Moonlight", momento in cui avevo iniziato a vivere e a conoscere il vero dolore e la vera passione.
Pensai a quel ragazzo venuto dal buio nella mia stanza e sempre a quel ragazzo con qui avevo passato la notte più bella della mia vita. Pensai al bello, all'orrendo. Al brivido e al piacere. Pensai a tutto quello che era avvenuto prima.
La mia mano iniziò a tremare. Aprii gli occhi che bruciavano sotto la luce della luna.
Mossi il mio polso come de volessi spostare le lancette di un orologio.
Pian piano la luna iniziò a calare e a diventare più chiara. Il cielo si fece rosato, come se dovesse ancora tramontare il sole. La luna scomparve completamente in mezzo al cielo carico di striature e sfumature mozzafiato. Avevo cambiato il tempo. Avevo cambiato il destino di tutti.
Abbassai la mano e puntai gli occhi su Laranik. La sua aura protettiva iniziò a sbiadire come il sorriso sul suo volto.
<No... Non è possibile... >
Si guardò il corpo che ora era perfettamente vulnerabile. Devil smise di urlare e svenne con la fronte bagnata di sudore.
<Come... Sei solo una principiante! Non puoi aver fatto una cosa del genere. Solo i maghi anziani hanno tali capacità! >
Sul suo volto aveva impressa la disperazione . La delusione nel vedere tutti i suoi piani andare in fumo. Iniziai a camminare verso di lui. L'erba che bruciava sotto i miei piedi. Lui indietreggiava con orrore dipinto in faccia. Con un gesto del capo feci crescere dal terreno un rampicante che fece inciampare Laranik. Gli bloccai un piade al terreno. Lui cercava di slacciarsi da quella presa mortale ma era tutto inutile.
<Sorellina! Tu... Tu non vuoi davvero farmi del male! >
Una risatina isterica gli uscì dalla gola.
<E poi non ne saresti capace! Sei tu quella buona della famiglia.>
<Sono buona, ma non caritatevole verso chi ha ucciso la mia famiglia. >
Con solo un guizzo degli occhi un altro
rampicante avvolse il petto di Laranik, soffoncandolo.
<Questo è per i miei veri genitori. >
Sbattei un piede per terra e il rampicante intorno alle suo petto si fece più stretto.
<Questo invece è per i miei genitori adottivi. >
La presa aumento facendolo gemere dal dolore.
<Questo è per Serafine!>
Mi avvicinai a lui di un altro passo. Un rampicante gli avvolse la bocca in modo che non potesse replicare. Ero stanca di sentirlo parlare.
Gli diedi un pugno sul naso, stavolta senza l'aiuto della magia. Era tanto che volevo farlo.
<E questo è per tutte le bugie che mi hai raccontato. Tu non sei mio fratello, e non lo sei mai strato. Ho trovato un libro su tutte le famiglie e generazioni più antiche della stirpe dei vampiri. Sotto il nome dei miei genitori, Daria e Jacob Sherwood, risulta una sola discendente. Marian Sherwood. >
I suoi occhi mi guardavano con follia e rabbia. Il suo corpo si divincolava sotto i lacci che lo tenevano stretto a terra.
<Non so chi tu sia, a parte un pazzo omicida. Ma di certo non sei mio fratello. >
Gli lasciai libera la bocca per sentire cosa avesse da dire.
<Non mi ucciderai> La voce era affaticata a causa delle piante che gli schiacciavano il petto <Non ne hai il coraggio. >
<Si, hai perfettamente ragione. Io non ti ucciderò. Ma farò qualcosa che ti farà preferire la morte.>
Mi girai verso Luke e Michael, che erano usciti dai loro nascondiglio dopo la fine dello scontro. Gli feci un cenno con il capo e loro annuirono. Per via telepatica contattarono il Circolo dei Vampiri superiori.
<Buona permanenza nelle prigioni sotterranee del Circolo. Almeno lì starai con quelli della tua razza. >
Detto questo mi allontanai da lui, come sottofondo le sue sonore proteste.
Non potei fare a meno che alzare un angolo della bocca, soddisfatta di quello che avevo fatto.
Devil aveva ragione.
La nuova me mi piaceva.
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The Moonlight Chronicles
FanfictionMarian é una sedicenne complicata. Non ama parlare con le persone e se ne sta sempre per i fatti suoi. Dopo la misteriosa morte dei suoi genitori, viene adottata da una coppia sposata buona ed amorevole. La famiglia si trasferisce nella piccola con...