Old story

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Rimasi paralizzata quando Eric pronunciò la parola "maghi". Avevo accettato l'idea dell'esistenza dei vampiri, della morte dei miei genitori, avevo accettato il fatto che un ragazzino che sosteneva di essere mio fratello volesse ucciderci tutti ma questo... Superava l'impossibile.
<Maghi?>
Lo guardai con aria stranita e con entrambe le sopracciglia alzate, per fargli capire il mio disappunto.
<Mi stai prendendo per il culo?>
Lui iniziò a ridacchiare, probabilmente per via del linguaggio sconcio che quasi mai usavo. Ma come dice spesso Luke, quando ci vuole ci vuole.
Lui continuava a non rispondermi e ad ogni secondo di insopportabile silenzio i miei nervi minacciavano di esplodere.
<Eric, i maghi non esistono!>
Detto da me era davvero poco credibile. In fondo sapevo dell'esistenza del sovrannaturale, ne ero certa anzi. Ma non riuscivo a credere che anche io appartenessi così vivamente a quel mondo di spiriti ed ombre.
<Adesso sei tu a prendermi per il culo, Marian. Vuoi davvero farmi credere che non pensi esistano cose di questo genere? Pensi che non mi sia accorto che il tuo ragazzo è un vampiro?>
Mi zittii per un secondo e poi dissi, con il rossore delle guance in aumento, la cosa più stupida che una persona in uno circostanza del genere potrebbe dire.
<Lui... Lui non è il mio ragazzo...>
Adesso anche Eric stava zitto a fissarmi. Non aveva rabbia negli occhi e neanche sorpresa. Sembrava fosse quasi sollevato. La situazione si stava facendo imbarazzante così cambiai in fretta discorso.
<Comunque non so più a cosa cadere. So che il mondo non è come la maggior parte degli esseri umani credono ma sinceramente non avevo mai pensato di essere... Una strega!>
Iniziai a camminare avanti e indietro per l'infermeria con fare frenetico. Chissà se il ministro dell'istruzione permetteva di tenere tranquillanti nell'istituto?
<Il termine "strega" è dispregiativo. Sei una maga, Marian. Prima lo accetterai meglio sarà e prima imparerai a gestire i tuoi poteri prima riuscirai ad avere una vita quasi normale.>
Mi fermai nel mezzo della camera e guardai Eric. Come poteva pretendere che riuscissi ad accettare tutto questo nel giro di pochi minuti? In fondo, una cosa e sapere di non essere del tutto normale ma è tutta un'altra storia quando ti viene detto in faccia cosa realmente sei.
<La mia vita non potrà mai essere normale. Non lo era quando i miei genitori sono morti nè quando ho scoperto che esiste una contea con uno strano nome che ricorda tanto una serie Tv fantasy degli anni novanta che brulica di vampiri e non lo è adesso che ho scoperto di essere una maga.>
<Ho detto quasi normale, infatti.>
Gli rivolsi un'occhiataccia per il suo commento inappropriato. Senza aggiungere altro uscii dall'infermeria e mi avviai verso l'uscita principale della scuola. Sentivo i passi veloci di Eric alle calcagna.
<E adesso dove vai?>
<A casa.>
Risposi duramente senza neanche voltarmi. Avevo bisogno di stare da sola, senza che altri potessero sconvolgere la mia vita, per l'ennesima volta.

Ormai ero nella mia stanza da un paio d'ore. Avevo messo nello stereo un mio vecchio CD di Elvis Presley e il sottofondo musicale era dolce e confortevole. Ero avvolta nello scialle preferito di mia madre, di un caldo verde prato e con dei ricami bianchi a forma di fiore. Lo strinsi tra le braccia e portai l'estremità al viso, per sentire il suo odore. Sapeva di sandalo e lavanda, l'odore tipico della mamma. Le fragranze si mischiavano anche ad un accenno del suo profumo preferito di qualche marca sconosciuta. Era così bello poterla sentire vicino che quasi non pareva vero. Mi guardai intorno. La mia camera, piena di libri e di poster delle mie band preferite. La finestra che dava sul giardino da cui una notte uno sconosciuto fece irruzione nella mia stanza solo perché "dei tizi a cui non stava simpatico" lo stavano inseguendo.
Mi alzai dal letto e percorsi, con la mano sulla parete, il perimetro della mia camera. Uscii da essa e andai verso la camera dei miei. Aprii lentamente la porta che scricchiolò. Il letto era ancora disfatto e le ciabatte di papà erano accanto alla porta del bagno. Fortunatamente gli scagnozzi di Laranik non avevano distrutto anche i piani superiori della casa. Tutto era al suo posto.
Mi sdraiai sul letto dei miei e mi nascosi sotto il piumone rosso che papà metteva sempre nel periodo invernale. Si sentiva ancora il profumo pungente della crema al bergamotto che Caroline metteva tutte le sere sul viso e il dolciastro odore di tabacco del sigaro che Paul fumava prima di dormire. Nascosi la testa sotto il cuscino e mi lasciai cullare dai ricordi. Ero sul punto di cadere nel sonno quando sentii lo scricchiolio della porta che si apriva. Sentii qualcuno sedersi sul letto e appena il mio naso si abituò al nuovo odore familiare, scansai le lenzuola dal volto e incontrai lo sguardo di Devil che mi osservava con tenerezza.
<Eric mi ha detto che eri andata a casa ma non eri nell'appartamento di Luke...>
questa casa mia.>
Risposi con tono duro e stanco per poi sommergere nuovamente la testa nelle lenzuola morbide.
Sentii Devil sospirare e dopo un attimo sentii un lembo della coperta alzarsi. In poco tempo mi ritrovai sotto le lenzuola con Devil, che si era sistemato sul cuscino accanto al mio e mi osservava. Dopo qualche minuto di silenzio e sguardi mancati lui parlò e disse tutto ciò che in quel momento non volevo sentire.
<Eric mi ha detto che sei... Una maga.>
<Vedo che tu ed Eric ora siete migliori amici, visto che vi dite così tante cose.>
Assunsi un tono da ragazzina stizzita. Non mi andava che Eric andasse a raccontare a Devil quei fatti. Avrei dovuto dirglielo io, non lui.
<Marian> raramente usava il mio nome completo <non devi vergognarti di cosa sei veramente. Non è mai stato un crimine essere diversi.>
Riflettei sulle parola di Devil. Certo, lui ne sapeva quanto me del fatto di essere diversi. Sono stata diversa tutta la vita e adesso ho raggiunto l'apice.
<Sono stanca di essere diversa...>
Sussurrai. Sentivo le occhiate di Devil addosso.
<La diversità non è poi così male. Il problema si crea solo se non lo si accetta. M, tu sei diversa, si, ma è proprio la diversità a renderti speciale. Sei sempre stata una ragazza indipendente, a cui non importava del giudizio delle persone. Cos'è cambiato?>
Ero sul punto di scoppiare in lacrime.
<È cambiato il fatto che adesso non penso di essere abbastanza per voi, per i miei amici. Voi contate tutti su di me e le persone continuano a ripetere che sono l'unica fonte di salvezza ma come faccio a sconfiggere un male che non conosco con dei poteri che non so usare?>
Adesso sentivo le lacrime in fondo agli occhi bruciare e il pianto era diventato un bisogno fisico. Avrei voluto stringermi tra le braccia di Devil, piangere come se le lacrime potessero portare via tutto il dolore e che le mie parole potessero cancellare tutto il passato. Le morti, la sofferenza, la rabbia e la paura. Sentii un dito di Devil passarmi sulla guancia e catturare la prima goccia uscita dai miei occhi stanchi.
<Non sei obbligata a farlo. Troveremo un altro modo...>
<E se non ci fosse un altro modo?>
Mi voltai verso di lui, le guance rosse e gli occhi gonfi d'acqua salata.
Lui restò in silenzio. Sapevamo tutti la risposta a quella domanda. Non c'era altro modo.
<Sai perché sono rimasto sorpreso alla notizia che tu sei una maga?>
Scossi il capo.
<Perché sei l'ultima e ho sempre desiderato incontrarne una.>
Lo guardai con fare interrogativo.
<Sai, tra i vampiri girano voci che le maghe siano le creature più potenti della terra. Hanno la capacità di governare gli elementi, acqua, terra, aria e fuoco, e sono in grado di entrare in contatto con il mondo degli spiriti e delle ombre. O per lo meno lo erano. Le maghe si credevano pochissime o forse anche estinte, fino ad oggi. Sei più rara e più importante di quanto credi, Marian Sherwood.>
Tirai su con il naso per le troppe lacrime versate. Sembravo una bambia in balia di un burrascoso capriccio.
<Perché hai sempre desiderato vederne una, di strega intendo?>
Una piccola risata squarciò il silenzio in cui la stanza era caduta.
<Beh, quando eravamo piccoli, Io e mio fratello passavamo molto tempo con i saggi del circolo. Loro conoscevano ogni cosa del passato, vivevano in esso e lo veneravano perché è da esso che nasce il presente e il futuro. Intorno al fuoco, raccontavano storie di battaglie combattute da eserciti contro un solo mago. Erano capaci di sbaragliare milioni di soldati semplicemente formulando un incantesimo. Parlavano della bellezza ipnotica delle maghe e di come fossero capaci di far innamorare chiunque con uno sguardo.>
Dicendo l'ultima frase il suo sguardo e la sua voce sembrarono farsi più intensi e sentii le guance arrossire lievemente.
<In pratica erano delle vere e proprie divinità, cosa che attrae molto l'attenzione di un bambino.>
Sorrisi pensando ad un piccolo Devil incantato dalle storie antiche della sua gente.
<Mi sarebbe piaciuto assistere ad uno di questi racconti...>
<Già. So praticamente tutto di voi, delle maghe. Ero una specie di nerd ossessionato da piccolo.>
A tutti e due scappò una risata. Mi misi su un fianco per poterlo guardare con più facilità. I lineamenti duri e di solito tirati del suo volto ora erano rilassati, cosa che lo faceva apparire molto più giovane della sua vera età.
<Che altro conosci su di loro... su di noi?>
<Non molto altro in realtà. So che ci sono due tipi di maghi , persone che ,a seconda del loro vero io, decidono di praticare la magia oscura o la magia di luce. Coloro che scelgono a magia oscura vengono esiliati e dimenticati dalle loro famiglie, per sempre.>
Entrambi abbassammo lo sguardo. Era una cosa davvero orribile, essere dimenticati da tutti, specialmente se quel "tutti" era rappresentato dalla tua famiglia. Passarono minuti in cui la stanza cadde in un silenzio religioso. Nessuno dei due sapeva come tenere nascosti i propri pensieri e la cosa migliore da fare sembrava stare in silenzio. Dopo altri due minuti di nulla spezzai quel velo di tensione che si era creato tra noi.
<Devil, e se i->
La frase che avevo iniziato fu interrotta dallo scricchiolio della porta che si apriva, di nuovo. Entrambi tirammo cautamente la testa fuori dalle lenzuola e il cambiamento di luce e di calore mi fece un attimo perdere l'orientamento visivo.
<Ragazzi! vi ho cercato da per tutto!>
La voce alta di Eric spezzò il clima rilassante e surreale che si era creato nella piccola tana che io e Devil ci eravamo creati sotto le coperte.
<Beh, sfortunatamente per noi, ci hai trovato.>
Il tono impertinente del ragazzo che avevo accanto tornò a colpire, più tagliente di una lama. entrambi uscimmo dal nostro rifugio di cotone e ci alzammo in piedi lisciandoci i vestiti un po' spiegazzati.
<Perché ci cercavi, Eric?>
chiesi acquisendo il mio solito tono di voce, fermo e leggermente distaccato. Stavo vivendo un bel momento prima, sotto le coperte, con Devil. Un minuto di insolita normalità che era stato spezzato da un ennesimo problema.
<In realtà cercavo te, del tuo ragazzo non mi importa anzi, la sua presenza mi innervosisce.>
<Perché c'ero io sotto le coperte con Marian e non tu?>
Ben tornato tono impertinente. Devil ed Eric si scambiarono un sguardo cagnesco e di disprezzo.
<Adesso smettetela di comportarvi come due ragazzini. Eric, arriva al punto. Cosa vuoi da me?>
Eric si ricompose immediatamente e spostò tutta l'attenzione da Devil a me. Devil si passò distrattamente una mano tra i capelli e quel gesto mi fece notare che erano cresciuti di qualche centimetro. Anche i miei di capelli erano cresciuti in questi ultimi tempi. Adesso, invece di arrivarmi poco più giù delle spalle, mi attraversavano metà della schiena, scendendo lisci e scuri come une cascata d'inchiostro versato su una lettera bianca.
<Sono qui per informarti dell'inizio del nostro addestramento.>
A quelle parole mi ritrovai confusa.
<Un addestramento? Per cosa?>
<Per imparare ad usare e gestire i tuoi poteri. Non affronterai nessuno impreparata come sei e solo pensare di sconfiggere Laranik con le tue selvagge capacità è follia...>
<Aspetta. E tu come fai a sapere di Laranik?>
Chiese Devil con sguardo accusatorio e voce dubbiosa. Eric non gli piaceva neanche un po' e la cosa mi spaventava.
<Io so molto più di quanto tu creda, succhiasangue. Comunque, domani si inizia, all'alba. Vieni da sola e vestiti comoda. Dobbiamo prepararti per la prossima luna nera e non manca molto.>
Stavo per rispondere con una valanga di domande ma venni preceduta da Devil.
<La prossima luna nera? Ma di che stai parlando? E poi lei non va da nessuna parte senza di me.>
Lo guardai un secondo basita. Era così protettivo, lo era sempre stato nei miei confronti, ma in questo momento non si trattava solo di protezione affettiva. Devil bruciava di gelosia ed ero costretta ad ammettere che mi piaceva.
<La luna nera, o notte oscura, è una nottata che avviene ogni anno in cui la magia contenuta in ogni essere paranormale aumenta. Strano che tu non sappia della sua esistenza, perché riguarda anche voi succhiasangue.>
Eric rivolse uno sguardo dispregiativo a Devil che ricambiò.
<Quando c'è la luna nera i vampiri diventano più assetati, i licantropi più aggressivi, i maghi più potenti e coloro che, come Laranik, giocano con la magia nera quando non dovrebbero acquisiscono capacità che li fanno diventare, per una notte, dei veri maghi.>
Mentre Eric parlava la mia bocca si era aperta sempre di più. Non avrei potuto combattere contro un Laranik ancora più forte del solito.
<Cosa differenzia un Laranik che utilizza la magia nera da un Laranik che diventa un mago?>
Chiese Devil, che sembrava incuriosito tanto quanto me.
<Laranik, adesso, può usale la magia sulle altre persone. Può farle diventare suoi schiavi, com'è successo a te, può far del male a della gente, ma tutto ciò lo può compiere solo con incantesimi precisi datigli da un libro di stregoneria. Senza le formule è un vampiro come tutti gli altri. Se Laranik diventa un vero mago non ha più bisogno degli incantesimi poiché la magia farà parte di lui.>
<Mh, spiegazione alquanto eloquente.>
Il tono sfacciato fece di nuovo capolino in quella conversazione.
<Eric, se io mi alleno e se davvero sono una maga... anche i miei poteri saranno maggiori, no?>
<Certamente. Ecco perché la notte oscura è la nostra unica occasione.>
Annuisco pensierosa.
In quella notte fatidica avrei affrontato il mio nemico, avrei affrontato tutti i fantasmi del mio passato che mi tormentano da anni, avrei rischiato di morire per salvare una razza ma, soprattutto, in quella notte di luna nera, io avrei vinto.
<Bene. Diamo inizio al mio addestramento.>

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