The Dan Bite

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Devil

Camminavo. Anzi, correvo. Correvo più veloce che potevo, ed era davvero tanto considerando ciò che ero.
La vedevo, come in ogni sogno. Lei era davanti a me ma non riuscivo a capire chi fosse. I capelli scuri come la notte le frustavano il viso pallido che non riuscivo ad identificare. Cercavo di raggiungerla. Volevo vedere il suo volto. Volevo toccarla e respirarne l'odore. Ma ogni passo che che i miei piedi compievano verso quella figura misteriosa, più lei sembrava allontanarsi. Usai tutta la mia forza e quando allungai la mano verso di lei... Il sogno finí.
Mi svegliai urlando. Delle gocce di sudore freddo mi scendevano dalla fronte ed il cuscino era bagnato. Lacrime.
Mi alzai dal letto con fare distratto e mi affacciai alla finestra. Quel giorno il sole aveva deciso di uscire dal suo nido e questo significava che sarei rimasto chiuso in casa, come tutti i giorni sereni.

Marian
Uscii di casa ma questa volta non indossavo la mia solita felpa imbottita. Avevo optato per una maglietta leggera considerando che quello fu il giorno in cui scoprii che il sole conosceva anche la contea di Moonlight.
Quella mattina riuscii a prendere l'autobus che era stranamente vuoto. Quando arrivai a scuola la prima cosa che feci fu cercare con lo sguardo qualche volto familiare. Non vidi nulla.
La classe di letteratura inglese era praticamente vuota. C'eravamo solo io, il gruppo di secchioni ed una ragazza del gruppo delle biondine. Né Serafine e le altre due ragazze né Luke, Michael e i loro amici antipatici erano venuti a scuola. Insolito.
Presi il cellulare dove il giorno prima Luke mi aveva lasciato il suo numero e gli lasciai un messaggio.
"Hei, Luke. Come va?"
Non volevo sembrare troppo invasiva chiedendogli il motivo per cui non era venuto a scuola, sperando che me l'avrebbe detto di sua spontanea volontà.
Dopo un'ora incredibilmente noiosa in balia della professoressa Morgan, l'insegnante di trigonometria, mi diressi verso la sala mensa dove avrei trovato tutta la scuola riunita per il pranzo. Nella grande stanza ci saranno stati trenta alunni. Com'era possibile che un intera scuola fosse assente? Un epidemia di influenza? Pidocchi? Morbillo? Non poteva esserci altra spiegazione se non quella che tutti gli studenti, vista la bella e rara giornata di sole, se ne fossero andati a fare qualche scampagnata ed io ero l'unica scema che era andata a scuola.
Mi accomodai in un tavolo completamente vuoto e iniziai a giocare con le patatine fritte che avevo nel piatto di plastica. Non avevo fame e non sapevo cosa fare, vista la solitudine. Gettai il pranzo mezzo mangiucchiato nella spazzatura e mi diressi in cortile per controllare il cellulare.
Nessun messaggio. Digitali in fretta il numero di Luke sperando che, nonostante la nostra scarsa conoscenza, non si sarebbe allarmato per una chiamata.
Il cellulare squillò per circa un minuto e proprio quando lo allontanai dall'orecchio per agganciare Luke rispose.
<Hei... M...>
Aveva la voce stranamente assonnata. Erano le due del pomeriggio, stava ancora a letto?
<Hei Luke. Non vi ho visto a scuola e mi sono... Preoccupata.>
Non mi ero esattamente preoccupata ma più che altro stranita.
<Aw che dolce che sei. Neanche due giorni che ci conosciamo e già ti preoccupi per me.>
Arrossii lievemente per il suo commento.
<Io non sono... Dolce. Volevo solo sapere perché tipo tutta la scuola oggi ha deciso di darsela a gambe.>
Passarono alcuni momenti senza alcuna risposta. Pensai che avesse attaccato ma la chiamata continuava ad andare avanti.
<Luke? Sei ancora lì?>
<Ehm, si. Scusami. Non lo so... Io non sono venuto perché avevo degli impegni urgenti insieme ai ragazzi.>
La sua voce era insolitamente tremante. Come se stesse nascondendo qualcosa. Non ero una a cui importava degli affari degli altri quindi non chiesi piu nulla.
<Ehm... Okay. Fammi sapere se oggi pomeriggio andremo comunque al centro commerciale con le ragazze, okay?>
Quel pomeriggio saremmo dovute andare a prendere un vestito per quella festa a cui Serafine mi aveva costretto ad andare ma adesso non ero più sicura che ci saremmo andate.
<Aw si per quello... Serafine é andata fuori città oggi e non credo che tornerà prima di stasera.>
Un velo di insolita delusione mi cadde addosso. Avevo sperato tanto in un pomeriggio in compagnia di nuove, e uniche direi, amiche. Mi ripresi subito e sorrisi lievemente per darmi un pò di conforto.
<Ehm okay... Allora ci si vede.>
Luke mi salutò velocemente e chiuse la chiamata lasciandomi con addosso uno strano senso di dubbio. Qualcosa nella voce di Luke mi aveva destato sospetto.
Decisi di non pensarci troppo così, finite le lezioni, andai dritta a casa per prepare dei biscotti. Il problema era che non avevo idea di come si facessero i biscotti o qualsiasi altro tipo di dolce.
A casa, tirai fuori dalla nuovissima credenza della cucina il ricettario storico dalla famiglia di Caroline. Mi misi anche il grembiule a forma di mucca che tenevamo appeso al frigorifero per ogni evenienza. Era davvero ridicolo ma io amavo quello strambo grembiule.
Presi tutti gli ingredienti necessari e, dopo aver rotto male circa sei uova, l'impasto dei miei quasi-biscotti-strambi fu pronto per essere infornato.
Dopo qualche secondo che avevo messo a cuocere i biscotti, il mio cellulare squillò insistentemente. Numero sconosciuto.
<Pronto?>
<Marian, ciao>
La voce squillante della mia nuova amica mi sturò i timpani.
<Serafine, che si dice?>
<Mi dispiace tanto per averti dato buca oggi pomeriggio solo che ho avuto un imprevisto. Ti prego perdonami.>
Non potevo crederci. Tirai un inesistente sospiro di sollievo. Quella fantastica ragazza era venuta a chiedermi perdono? A me, la stramba tipa asociale che non aveva nell'armadio nessun capo di colore diverso dal nero?
<Ehm... Certo che ti perdono, Serafine. Lo capisco.>
Lei tirò un teatrale sospiro di sollievo che mi fece sorridere.
<Per farmi perdonare stasera ti porto fuori. Noi ragazze con i ragazzi andiamo ad un locale poco lontano da qui. É molto carino e poi é l'unico vero locale di Moonlight quindi...>
Non mi entusiasmava l'idea di andare in un locale notturno ma sarei stata con i miei primi amici quindi mi andava bene tutto. O mamma che sfigata che ero.
<Sarebbe forte.>
<Yuppy! Ti veniamo a prendere per le nove. Indossa qualcosa di carino, ti prego. Niente felpe nere e magliette troppo grandi. Ti voglio sexy.>
La cosa mi fece ridacchiare ed arrossire un pò.
<Non ti prometto nulla>
<Ahaha, molto divertente Sherwood. Fa come ti dico e andrà tutto bene.>
Con queste parole chiuse la chiamata lasciandomi sola con i miei cari quasi-biscotti-strambi.

The Moonlight ChroniclesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora