Into the darkness

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Uno strano odore colpì le mie narici intorpidite e questo mi fece capire che stavo riprendendo conoscenza. Inoltre sentivo il dolore, altro dato che mi faceva dedurre che stavo uscendo da quel sonno infernale. Aprii lentamente gli occhi ancora doloranti e notai che le ciglia erano fredde e bagnate. Mentre dormivo avevo pianto. Mi guardai intorno ma riuscii a scorgere solo oscurità. Ero seduta s'una semplice sedia in mezzo ad una stanza buia. Avevo le mani legate dietro la schiena e i capelli umidi ed arruffati. Non so dove sia ma ricordo chi mi ci ha portato. La risata di Laranik, così oscura ed inquietante, era vivida nella mia mente e... il viso di Devil, spento ed innaturale, che mi faceva sprofondare nell'oblio.
Cerco di muovermi ma ho tutti i muscoli intorpiditi e le mani legate cominciano a fare male. Urlare sarebbe stupido ed inutile così bisbiglio.
<D-devil...>
Non sento nulla a parte la mia voce che si propaga nella stanza buia. Non voglio pronunciare il suo nome ma qualcosa mi dice che è l'unico modo per ottenere una risposta.
<Laranik...>
Aspetto qualche secondo, secondi che si trasformano in minuti. Chino il capo sulle ginocchia e inizio a prendere boccate d'aria viziata, come se da quando stessi lì dentro non avessi mai respirato.
<Oh avanti... ti arrendi così facilmente? E io che speravo di divertirmi un po'...>
Quel sussurro si propaga per la stanza e mi entra nelle orecchie come un soffio di vento. Alzo la testa di scatto e mi guardo intorno cercando di capire da dove provenga quella voce anche se pare che non abbia un'origine. Sembra un fantasma che ti sussurra in un orecchio, non lo riesci a vedere e non senti il suo respiro ma la voce si fa spazio nel tuo cervello fino a consumarlo.
<Non mi sono arresa...>
Sussurro con voce spenta.
<Io dico di si. Sei solo una piagnucolona, hai passato la vita a chiedere aiuto in modo patetico e tutti te ne offrono perché ti considerano la povera ragazzina orfana e chiusa in se stessa. A me non la dai a bere, tesoro. Sei molto più forte di quanto gli altri credano. Di quanto tu credi.>
La voce si ferma ed io continuo a ripetere nella testa le parole che mi diceva. Quello che stava dicendo era vero, almeno in parte. Ho sempre chiesto aiuto ma non ho alcun potere, non sono forte. Sono solo un'anima abbandonata a se stessa, che lui lo creda o no.
Sento una risata. La stessa risata della foresta, cupa ed inquietante.
<Adesso non fare la vittima, Marian. Con questi pensieri filosofici non la dai a bere a nessuno. Sei patetica.>
Parla come se avesse letto i miei pensieri. Come se non solo la sua voce si fosse insidiata nella mia testa, ma anche la sua mente. Come se i nostri pensieri si fossero fusi solo che io non riuscivo a percepire i suoi. Rimasi in silenzio e lui continuò solo che ora aveva assunto un tono diverso, arrabbiato e feroce. Come un leone.
<Per una volta nella vita non chiedere aiuto. Credi in te, credi nella tua forza! Arrabbiati, urla, soffri. Sono le emozioni che fanno uscire il potere quindi usale! Dovresti essere già arrabbiata, no? Con me... con i tuoi cari Caroline e Paul... con Devil. Hai abbastanza odio dentro da far scatenare un uragano. Fallo, Marian. Fallo ora.>
Adesso che qualcuno me l'aveva detto in faccia riuscivo ad ammettere a me stessa che era tutto vero. Reprimevo dentro odio da quando ero bambina. Odiavo il fatto di non avere una famiglia, odiavo il fatto di essere affidata in continuazione a persone che non conoscevo e di cambiare città ogni mese della mia vita. Odio che Caroline e Paul non mi abbiano mai detto nulla sui miei veri genitori nonostante sapessero. Odio Laranik per aver fatto del male ai genitori di Devil e odio Devil perché non vuole mai dirmi nulla e perché non capisco il motivo per cui mi abbia tradita. Ora che tutto ciò che mi fa soffrire è stato esposto alla mente di Laranik penso che non ci sia più alcun bisogno di reprimerlo. Sento un forte bruciore alla testa, come se tutte quelle emozioni volessero esplodere. Tento di concentrare il dolore su altro. Tento di immagazinarlo in qualcosa che in quel momento mi sembra una via di fuga. Sento le mani tremare ma capisco che devo riuscire a controllarmi. Non posso esplodere ora, non oggi.
<No. Ti sbagli. I-io sto benissimo.>
Laranik riprende a ridere e questo fa solo sgretolare di qualche pezzo la barriera che ho creato nuovamente intorno ai miei sentimenti.
<Si, certo. Ho sentito i tuoi pensieri, tesoro. Non vuoi altro che sfogare tutta quella rabbia. Perché non lo fai?>
Un altro pezzo di autocontrollo in frantumi. È come se quel ragazzino riuscisse ad aprire delle porte nella mia mente che fino a d'allora erano rimaste chiuse a chiave.
<Stai cedendo, Marian. Lo sento. Io sento tutto>
Ride ancora di più e io inizio a cedere.
<Esci dalla mia testa, razza di mostro.>
Sibilo.
<Oh così mi offendi, mia cara. Scusami per il giochetto dei pensieri ma è davvero uno spasso entrare in una testa così disturbata. Dovevi esserci quando mi hai visto davanti alla villa dei tuoi amichetti. La speranza che hai provato quando ti ho mentito dicendoti che i tuoi cari genitori sarebbero sopravvissuti. Amo l'odore della speranza e dell'illusione. Così dolce e pietosa.>
Vorrei piangere ma non c'è spazio nel mio corpo per le lacrime. Non c'è più spazio per nulla.
<Tu... tu li hai...>
Sento un fruscio e mi ritrovo le sue labbra attaccate al mio orecchio. Non sento alcun respiro né segno di vita, ma lui è lì.
<Dovevi sentire le loro urla... musica morbosa nelle mie orecchie. Sai, continuavano a ripetere il tuo nome unito al fatto di quanto fossero delusi da te. Sparavano tanto che tu li salvassi ma non sei mai arrivata. Tic tac tic tac. Il tempo è passato e loro "Puff"! Non ci sono più.>
Inizia a ridermi nell'orecchio ed io non riesco più a farcela. Ogni barriera crolla. Sento il pavimento muoversi sotto i miei piedi e il tintinnio dei lampadari di cristallo riempie la sala. Li sento cadere a terra e frantumarsi, uno dopo l'altro.
Non capisco cosa stia succedendo. So solo che deve succedere e che sono io la causa di tutto. È come se tutto quell'odio si fosse propagato in tutto il corpo e non trovando spazio avesse deciso di uscire, da solo. I lacci che legano le mie mani si sciolgono. Sento il bruciore alla testa amplificarsi e questo mi costringe ad urlare. Urlo così forte da sentire il suono di finestre andare in frantumi. Mi alzo in piedi e raccolgo da terra un pazzo di vetro dei lampadari distrutti. Guardo il mio riflesse e noto che i miei occhi non sono più verdi ma completamente ambrati con qualche venatura rossa. Butto il pezzo di vetro e inizio a guardarmi intorno solo che non ho paura. Come per tutto il resto, non trovo spazio per la paura. Il cuore inizia a pulsare più velocemente ed è come una campanella d'allarme che mi dice che è ora di buttare tutto fuori. La risata di Laranik persiste, come fosse un disco rotto che non riesce ad andare avanti. Questo mi fa solo che innervosire. Ride di me, di tutto il tempo passato a ripetermi che va tutto bene quando è tutto un disastro. Sento che sto per esplodere così lancio un altro urlo. Una luce accecante si propaga in tutta la stanza illuminandola e solo in un secondo momento mi rendo conto che proviene da me. Le mura dell'edificio in cui mi trovo iniziano a crollare. Un altro fascio di luce le attraversa facendole esplodere. È come se il paesaggio intorno a me ora rispecchiasse ciò che sento dentro. Mi vedo passare davanti i volti di Devil, dei miei amici e dei miei genitori ma non sono Caroline e Paul. Sono i miei veri genitori. È come se finalmente riuscissi a ricordare le loro facce. Come se i pensieri legati a loro fossero stati repressi insieme a tutto il resto creandomi una specie di amnesia. Le gambe non reggono più il peso di tutto quel potere devastante. Chiudo gli occhi ed un'altra onda si propaga distruggendo tutto quello che mi circonda. Stranamente, dopo quest'ultima, mi sembra si stare meglio. Anzi, provo un altro sentimento che pare mi sia restato sconosciuto fino a d'allora. Mi sento libera. Più precisamente svuotata da tutto il male che tenevo dentro. È una sensazione meravigliosa ma allo stesso tempo dolorosa perché è come perdere una parte di te.
Le gambe riprendono stabilità e la resta inizia a raffreddarsi anche se il cuore continua ad andare a mille.
Il palazzo in cui mi trovavo è completamente raso al suolo ed ora ad illuminarmi è la Luna piena che splende nel cielo nuvoloso. Solo ora mi accorgo che il mio corpo sta fumando e che i miei vestiti sono ridotti a brandelli. Torno a guardare ciò che rimane della mia prigionia e sento un battere di mani. Un applauso. Soffermo lo sguardo su un punto che mi sembra più buio degli altri fino a che non intravedo una figura. Finalmente quella si rende visibile e una smorfia di orrore mi attraversa il volto. I capelli color platino risplendono sotto la luna come la pelle pallida e i canini più lunghi del normale. Le labbra sono piegate in un sorriso diabolico che fa uscire le fossette che gli ornano gli zigomi pronunciati. Le meni cadaveriche continuano a scontrarsi in un applauso teatrale.
I nostri sguardi si incontrano ed io non riesco a fermarmi. Ripenso a quello che ha fatto a me e alla mia famiglia ed è come se quella forza si risvegliasse. Sento un formicolio alle mani così le protengo verso di lui e da quelle escono due scariche di luce che lo travolgono. Lui continua a ridere nonostante i colpi che continuo a mandare. Mi fermo quando mi rendo conto che non ho scalfito il suo corpo neanche di un soffio.
<Ti ringrazio sorellina. Con tutta questa energia che mi hai donato di tua spontanea volontà ho tutto ciò che mi serve per completare il mio volere. Sei un amore.>
Io lo guardo incredula. Cosa sta dicendo? Quale volere?
Lui ovviamente legge i miei pensieri ed un'altra risata percuote tutto intorno.
<Colpendomi mi hai donato parte dei tuoi poteri. Il tanto necessario che mi serve per compiere il mio piano. Quindi grazie.>
<Quale piano...?>
Ho quasi paura a fare quella domanda.
<Oh, come sei ingenua. Se te lo dicessi dove sarebbe il divertimento?>
Io rimango scioccata da come per quel ragazzo ogni cosa sia come un gioco. Lui si avvicina e me e mi lascia un lento bacio sulla guancia. Lento quanto disgustoso nonostante la sua bellezza.
<Ci rivedremo molto presto, tesoro. Si sa che due fratelli non possono restare separati molto a lungo...>
Con quelle parole scompare dalla mia vista, come se non ci fosse mai stato. Ed io resto sola, nel buio della notte interrotto dal chiarore lunare, con il cuore affannato che si riempie nuovamente di emozioni che stavolta non rimarranno sepolte. Sono stanca di farmi del male. È ora di far soffrire chi davvero merita di ricevere dolore. Adesso devo solo ritrovare Devil, il vero Devil, e tentare di rimediare ai guai commessi dalla mia famiglia. Guai che forse sono l'unica con il potere di risolvere.

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