2. Well Harold...

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Quando Harry si svegliò la luce entrava flebile da una piccola finestra; non si ricordò subito dove si trovava ma la testa ed i polsi dolenti gli fecero riaffiorare in mente i ricordi della sera prima. Il panico prese il sopravvento: cosa sarebbe successo dopo? Non fece in tempo a finire di pensare che qualcuno alla sua sinistra sentenziò: «Buongiorno signorina, benvenuto all'inferno» Era un ragazzo apparentemente alto, anche se era piegato sulle ginocchia; i capelli bruni e spettinati rimanevano nella loro posizione imperterriti. A quel punto tutti i punti si collegarono nella mente di Harry: risentì Louis riprendere Zayn perchè dava ad un certo Liam un po' troppe attenzioni; poi, con gli occhi ancora colmi di sonno e la voce roca chiese: «L... liam?»

Il ragazzo sorrise ed annuì velocemente, prima di domandare ad Harry quale fosse il suo nome.

I due legarono in fretta ed Harry capì che di Liam poteva fidarsi, non sapeva spiegarne il perchè, sembrava un così bravo ragazzo.

«Come mai qui?» domandò precedendo il moro.

«Beh, credevo di aver sentito un rumore in casa, così sono andato a controllare cosa stesse succedendo, ed ora eccomi qui; non credo che a te sia capitato diversamente.» esordì Liam quasi fiero del fatto che si trovasse in quella piccola stanza. Il riccio annuì risoluto per poi guardarsi i polsi arrossati ed il ventre graffiato.

«Cosa ti sei fatto lì?» indicò Liam preoccupato. «Sono caduto, niente di che» ad Harry sembrò giusto mentire, anche se non capiva il perchè.

Poco dopo Harry cominciò a sentire i brividi, dato che i suoi pantaloni del pigiama non lo coprivano dal freddo e dall'umidità di quella piccola stanza; subito Liam se ne accorse e gli porse una felpa blu apparentemente molto più calda della pelle nuda del riccio. Harry se la infilò senza esitare e continuò a conoscere Liam, scavando a fondo nella sua persona per capire se veramente ci fosse da fidarsi di quel ragazzo.

Scoprì che Liam fu rapito un paio di mesi prima e che da qualche tempo i suoi rapitori avevano provato ad addestrarlo al furto di piccoli oggetti, ma il ragazzo si era sempre mostrato testardo nella sua idea che rubare era sbagliato; lo avevano minacciato ed erano arrivati fino alle mani pur di insegnargli il loro mestiere. Finalmente dopo un paio di settimane avevano capito che non c'era niente da fare, quindi lo avevano lasciato nella stanzetta, lasciandogli cibo e acqua tre volte al giorno. Harry si chiese se con lui sarebbe stato diverso, ma sapeva che non lo sarebbe stato.

La mattina dopo i due vennero svegliati di soprassalto dalla porta metallica che aprendosi produsse un fastidioso cigolio.

«Tu, capellidadonna, andiamo» esordì rude un ragazzo la cui voce suonava come quella dello Zayn di due notti prima. Harry si alzò a fatica, arrivò sull'uscio e venne subito incalzato da Zayn, il quale gli legò i polsi dietro la schiena e lo spinse fuori dalla porta chiudendola a chiave.

Harry impietrito muoveva meccanicamente le gambe per assecondare l'andamento di Zayn.

I due si ritrovarono in un'altra stanza buia, solo leggermente più grande di quella in cui il riccio aveva dormito; il ragazzo fece sedere Harry non troppo gentilmente su una sedia scricchiolante, questo lo sentì uscire e sentì la porta chiudersi dietro le sue spalle, il buio lo avvolse per l'ennesima volta.

Qualche secondo dopo sentì qualcosa di freddo e metallico appoggiarsi alla sua tempia e non impiegò molto a capire di cosa si trattasse. Trasalì, cominciò a sudare freddo ed una voce roca si fece strada nelle sue orecchie fino ad arrivare a perforare il suo cervello.

«Qual è il tuo nome?» ordinò questa. «Ha-harold» balbettò impaurito Harry. «Molto bene Harold, d'ora in po lavori per me, quindi devi rispettare un paio di regole»

UNFAIR  [L.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora