28. It's terribly unfair...

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Non fu lungo il viaggio da casa Styles al cimitero, soprattutto per Louis. La sua mente era affollata dai pensieri, facevano attrito l'uno sull'altro da quanto stavano stretti. Su ognuno dei pensieri di Louis c'era stampata la parola "fine". Fine perché tutto finisce, prima o poi; fine perché era il motivo per cui avrebbe lottato, il suo fine. La sua mente ribolliva di questi pensieri, tanto forte da fargli sentire a malapena Gemma che gli annunciava di essere arrivati a destinazione.
La ringraziò gentilmente e scese dalla macchina. La sentì partire poco dopo.
Una forte folata di tristezza si impossessò di Louis, senza lasciargli scampo. Camminò tra le lapidi, cercando il nome del ragazzo che aveva amato inciso su una di esse. Sì fermò di colpo non appena la vide.
"Harold Edward Styles" recitava,
"1994-2016 R.I.P." Nessuna foto era stata affissa.
Louis si sentì mancare, così decise di sedersi. Giaceva a gambe incrociate proprio di fronte alla lapide di Harry.
Prese fiato tremando.
«Hey... » iniziò.
«Sono io... Louis. Sono... Io sono venuto a trovarti visto? Ti avevo promesso che non ti avrei mai lasciato, ed eccomi qua. Almeno qualcosa di buono l'ho fatto no?» sull'ultima frase la risatina del ragazzo si mescolò al pianto.
«Mi manchi Harry... Lo sai? Mi mancavi anche quando ti avevo fatto andare via, ma mai quanto ora. Mi d... Mi dispiace... Non so quante volte lo avrò detto, ma è vero. Non come quando, per esempio, metti i pop corn nel microonde e li bruci, e allora dici che ti dispiace ma non ti importa veramente. È più come quando il dispiacere, il rimorso si fanno spazio dentro di te, mettono le radici e non se ne vanno. Il rammarico ti si incatena addosso con la pesantezza di mille elefanti e non c'è tronchese, nè diserbante per cancellare quello che stai provando, lo provi e basta. Senti che ti dispiace e che se potessi tornare indietro non... Non metteresti fine a ciò che più amavi. Oh come vorrei tornare indietro Harry.» Poi si fermò a pensare per un attimo.
«Harry. Come mi piace come suona il tuo nome sulle mie labbra, ma sai cosa mi piaceva ancora di più Harry? Come suonava il mio sulle tue, di labbra. Su quei due petali di rosa, morbidi e umidi. Ma ora, ora che non pronuncerai mai più il mio nome, ora le mie labbra appassiranno senza le tue a risanarle. Mi seccherò fino a sbriciolarmi al suolo, e sta già succedendo.» Louis continuava a parlare da solo, ma era sicuro che Harry lo stesse ascoltando, dovunque fosse.
«Quando penso a te mi prende una tale gioia, mi ricordo i bei momenti che abbiamo passato insieme, ma poi sai che succede? La mia testa, il mio cervello, mi ripropongono l'immagine di me che sbaglio. Io ho sbagliato Har e non mi pentirò mai abbastanza. Io... Ho sbagliato...» ammise a se stesso per l'ennesima volta.
Louis rimase nel cimitero per ore, a parlare con un cumulo di terra ed un sasso. Ci sarebbe potuto stare per anni, perché era accanto ad Harry. Lui lo sapeva e, anche se non bastava, faceva finta che fosse abbastanza.
Ormai era buio e un responsabile avvisò Louis che il cimitero stava chiudendo. Il ragazzo dalle gemme blu non ci fece caso e continuò il suo monologo.
«Allora ti chiudo dentro, okay ragazzo?» ancora nessuna risposta dal liscio.
Sentì i cancelli chiudersi, ma poco importava.
Si addormentò così com'era, a gambe incrociate.

«Lou? Louis? Hey Lou...» una voce familiare lo stava svegliando.
«Louis insomma svegliati» il liscio si sentì scosso e così alzò le palpebre. E fu proprio in quel momento che il suo cuore smise di battere.
«Ha-harr-harrrr...» balbettò incredulo.
«Si idiota sono io, Harry» sorrise il ragazzo e le due adorabili fossette sbucarono sul suo viso perfetto.
«T-tu... Harry tu...» il liscio non riusciva nemmeno a parlare da quanto era stupito. Com'era possibile?
«Louis, ho sentito quello che hai detto, ti ho ascoltato per bene Loulou.» la grande mano del minore scompigliò i capelli di Louis.
«Volevo solo farti sapere che io ti ho perdonato... Louis. Non ho esitato un secondo a farlo.» l'alta figura di Harry si sedette di fronte al maggiore, Era identico a come se lo ricordava.
«Harry mi dispiace così tanto» Louis si gettò tra le sue braccia piangendo.
«Louis sta' tranquillo. Non c'è niente da piangere. Io sono qui con te, adesso, il resto che importanza ha?» Harry strinse il ragazzo forte a sè.
«Facciamo un giro?» disse poi, quando vide che Louis si era leggermente calmato. Questo annuì, prendendogli la mano. Si trovavano al cimitero, completamente bianco per la neve.
«Mi piace questo posto, ma sai quale posto mi piace ancora di più?»Harry parlava con tranquillità all'agitato Louis.
«N-no Har... Quale?» la sua voce tremava.
«La nostra casa. L'hotel. Lo amo perché c'eri tu, c'erano Liam e Zayn. Ma ho iniziato ad amare soprattutto te. Sei una brava persona Lou, non c'è nulla di sbagliato in te.»
«Forse lo ero Harry. Poi è successo... Quell'incidente, in banca. Sono cambiato Harry, è stato difficile per me affrontare tutto quello che è capitato.» Louis era sicuro di quello che stava dicendo. Non c'erano dubbi.
«No. Tu sei sempre la stessa meravigliosa persona che eri due anni fa. E-»
«No Harry.» Lo interruppe. «Eri tu a rendermi migliore, io sono sempre stato e sempre sarò una persona orribile, ho deluso la mia famiglia, sono diventato un criminale e subito dopo un cazzo di killer. Sono un mostro Harry.»
«Louis, piccolo, tu non sei un mostro, io ti amo perché sei la dolcezza fatta persona, sei la forza che mi è servita per rialzarmi quando cadevo, tu sei la cosa migliore che mi sia mai capitata. Quindi guai a te se credi di essere una brutta persona, perché non lo sei.»
«No no no Harry. Tu non capisci... Io ti ho rapito, ti ho sottratto alla tua famiglia; io ti ho fatto soffrire e sempre io ti ho ucciso. Io ho visto come la vita scivolava via da te. Ho visto come muore una persona. E sai che altro ho visto Harry? Ho visto me, milioni e milioni di volte, spararti. Ho visto me stesso premere il dannatissimo grilletto di quella pistola e spararti. Ho visto me ucciderti.» Louis sembrava adirato, perché Harry non voleva capire, che lui era cambiato e che non poteva farci nulla.
«Hey Lou... Guarda che tutto questo è vero, ma quello che hai fatto per me lo ha superato di gran lunga. Io sapevo che mi avevi sentito quella sera, quando ti avevo confessato di amarti e sapevo che la cosa era reciproca. Lo sapevo ma mi faceva male sapere che non lo ammettevi, che non capivi che tutto quello che provavi era giusto. L'amore, Louis, può fare qualsiasi cosa.»

«Ragazzo si svegli! Per la miseria sono le sei del mattino! Non può dormire qua!» un vecchio con i baffoni grigi svegliò Louis dai suoi sogni.
«Oh mi... Mi scusi... Mi potrebbe lasciare ancora una decina di minuti? Poi le giuro che me ne vado.»
«Oh per me puoi stare qui anche tutto il giorno, basta che non ci dormi e puoi stare quanto vuoi.» borbottò il vecchietto andandosene.
«Vado a comprarti dei fiori Harry, sì? Sostituiamo questi tutti secchi.» sorrise alla lapide per poi precipitarsi da un fioraio.

Ci volle più del previsto, ma alla fine Louis scelse un mazzo di rose bianche e ce ne fece infilare una rossa, come le labbra del suo Harry. Nonostante non avesse un soldo il fioraio gli regalò i fiori comunque, vedendo in che stato pietoso si trovasse. Doveva essere uno di quelli che chiamano inguaribili romantici.
Tornò al cimitero con meno difficoltà dell'andata, ma comunque sbagliò strada un paio di volte.
Appena fece per avvicinarsi alla lapide di Harry vide Niall, Gemma ed Anne, tutti intorno alla tomba. Parlavano ma Louis non riusciva a capire una parola, così si avvicinò di più, attento a non farsi vedere.
«Ci manchi Hazza.» dissero tutti e tre in coro prima di dirigersi verso l'uscita.
Anne piangeva in silenzio mentre Niall la confortava con un braccio attorno alle spalle.
Vide la sofferenza negli occhi dei cari di Harry. Vide cosa aveva provocato a quelli che erano rimasti.
«Harry. Harry aiutami credo di stare impazzendo» disse una volta raggiunta la lapide di pietra.
«Io, ho visto tua madre, tua sorella, Niall, erano tutti qui, insieme. Parlavano e dicevano qualcosa ma non sono riuscito a capire. Tua madre stava piangendo. Mi dispiace di aver provocato tutto questo Har.» improvvisamente si ricordò dei fiori.
«Ehy guarda che belli questi... Li ho presi apposta per te...» la pazzia luccicava negli occhi azzurri di Louis. Prima parlava di una cosa e un secondo dopo di un'altra, completamente divergente dalla prima.
«Harry è tutto così tremendamente ingiusto... La mia vita è stata solo un insieme di ingustizie. Io ho compiuto solo ingiustizie. Non è giusto che ci sia tu la' sotto, dovrei esserci io. Io sono... Sono... Non lo so Harry, non so nemmeno più chi sono senza di te. Sono stati due anni in cui ho lavorato su me stesso per distrarmi da te, e poi tutto è andato in fumo. Non so perché non mi sono suicidato prima. Non merito di vivere, Harry. Non in un mondo senza di te. Non posso.»

UNFAIR  [L.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora