22. Time

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Il giorno dopo quando Harry si svegliò non trovò Louis nel suo letto. Così si alzò e si diresse in bagno per farsi una doccia fredda. Era il primo di febbraio, ovvero il suo compleanno. Ma Harry non aveva mai avuto una particolare voglia di festeggiare. Era passato un altro anno e lui ormai aveva 22 anni. Non gli piaceva che qualcuno gli ricordasse quanto in fretta passasse il tempo.
Sentiva l'acqua fredda scorrergli sulla pelle, quasi come se l'accarezzasse.
Sentì la porta della loro stanza sbattere e Louis buttarsi sul letto sospirando. A quel punto decise di uscire dalla doccia e dare il buon giorno al liscio.
Quando varcò la porta del bagno vide Louis a guardare il vuoto, con i gomiti appoggiati alle ginocchia. Aveva gli occhi chiusi e respirava lentamente. Come per rimanere calmo per qualche motivo ad Harry sconosciuto.
«Lou tutto okay?» si preoccupò allora il riccio, sedendosi esattamente nel punto in cui Louis stava guardando.
«No. Non rompere Harry.» rispose questo freddo.
«Louis che c'è? Perché non mi parli?» il più piccolo iniziava a preoccuparsi seriamente. In tutto il tempo che avevano passato insieme Louis si era sempre confidato con lui.
«Ti ho appena parlato. Ora lasciami in pace.» la risposta tagliente di Louis ferì Harry, che si alzò da terra e finì di prepararsi.
«Se non ti da troppo fastidio andrei a prendere la colazione. Ciao.» sentenziò prima di uscire sbattendo la porta.
Louis lasciò andare tutte le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento. Faceva male ferire così la persona che lo aveva abbracciato quando aveva freddo di notte, che lo aveva baciato quando si sentiva insicuro, faceva male trattare così la persona che amava. Non voleva farlo stare male, ma doveva, per il bene di Harry.
Qualche minuto dopo il riccio tornò in camera con un vassoio. Porse una tazza di tè e un cornetto a Louis. Si sedette sul letto e fece colazione con calma. Il liscio prese coraggio e ribaltò il vassoio, rovesciando tutto il tè per terra.
«Ti ho detto di lasciarmi in pace Harry. Ora pulisci.»
Il più piccolo eseguì l'ordine dell'altro, nonostante non capisse il motivo di tanta cattiveria. Credeva fosse arrabbiato con Zayn. Data la lunga conversazione della sera prima tra i due.
«Louis vuoi dirmi che succede per piacere?»
«No Harry. Non voglio parlare. Basta.»
«D'accordo, allora non parliamo.» disse il più piccolo prendendo Louis per i fianchi e facendo combaciare le loro labbra.
Il liscio lo strattonó via da sè malamente.
«Harry finiscila. Smettila di toccarmi, non baciarmi, non parlarmi. Lasciami stare.» disse per poi uscire dalla loro stanza e lasciare il disastro che aveva fatto nella loro camera. Louis corse fuori dall'albergo e non si fermó fino a quanfo il fiato non gli mancó. Stava facendo la cosa giusta? Non ne era più tanto sicuro. Perchè due persone che si amano non possono stare sempre insieme? Perchè il tempo passa inesorabilmene e l'unica cosa che possono fare è pentirsi di cose che non hanno fatto. Ed era quello che stava succedendo a Louis. Si pentiva di non aver detto ad Harry che lo amava; si pentiva di averlo sottratto alla sua normale vita universitaria; ma soprattutto si pentiva di essersi perdutamente, profondamente, pazzamente innamorato di lui.

Dentro la luminosa stanza dell'albergo Harry versava le ultime lacrime che gli erano rimaste. Poi sorrise divertito. Era il suo compleanno e lui era morto. Lui era stato ucciso dal ragazzo che amava follemente. Che paradosso.
Una volta messo a posto il disastro che Louis aveva lasciato per terra andó da Liam, per risolvere il disastro che Louis aveva lasciato dentro di lui.
«Lui mi ha rifiutato, Liam. Lui non mi ha mai amato. Io invece da bravo idiota quale sono mi sono innamorato di lui. Sono stato uno stupido. Dovevo rimanere in quella cantina buia, anzi, dovevo starmene a dormire quella notte. Dovevo ignorare completamente la sua voce melodiosa. Non avrei dovuto vedere i suoi lineamenti perfetti ed i suoi occhi azzurri come il mare.» confessó Harry al suo amico.
«Capisco Harry, ma l'hai fatto. Lui è entrato nella tua vita e non avrebbe dovuto farlo. Ma l'unica cosa che pui fare è andare avanti, dimenticare tutto quello che è successo, dimenticare Louis.» Liam aveva ragione. Ma il problema era un altro.
«Liam come posso... Io lo amo Liam capisci? Come tu ami Zayn. Non posso dimenticare chi amo. Come in questi mesi non ho dimenticato la mia famiglia ora non posso fare a meno che pensare a lui. È il mio chiodo fisso, è la prima persona a cui penso quando mi sveglio e l'ultima a cui penso prima di addormentarmi. Lui mi ha fatto sentire come mai nessuno ha fatto.» Liam capiva perfettamente cosa intendesse Harry.
«Voglio che tutto torni come sei mesi fa. Voglio tornare a casa mia, da mia madre, da mia sorella. Voglio riabbracciare il mio migliore amico. Rivoglio indietro tutto quello che Louis Tomlinson mi ha tolto. Io... Lo odio Liam. Lo odio così tanto... Ma lo amo e...» Harry non riuscì a finire la frase che scoppió in un pianto fragoroso tra le braccia di Liam.
«Harry. So cosa puoi fare. Harry scappa da qui. Corri e non voltarti indietro.» suggerì Liam.
«No Liam. Sarei morto. Mi verrebbero a cercare. Lo sai meglio di me. Non posso fare niente.» Disse esasperato il riccio.
«Sappi che se tu te ne andrai io ti copriró. Diró che si finito in una sparatoria con la polizia e che sei rimasto ucciso. Non ti cercheranno se ti crederanno morto.»
«Lì io non lo faró. Ma grazie per avermi ascoltato. Ti voglio tento bene. Ora devo andare ad allenarmi, altrimenti Zayn si arrabbia.»

UNFAIR  [L.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora