7. A step to the end

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«Sei solo uno sfigato» disse Ashton prendendo Niall per un braccio mentre Calum e Luke ghignavano scroccandosi le dita.
«N-non è vero» balbettò il poverino impaurito. «Oh sì invece, specialmente se non c'è il tuo caro amico Harry a proteggerti» rise Calum guardando Niall fisso negli occhi. «Lasciatemi!» si dimenò lui. «Oh no, adesso ci divertiamo» fece Luke buttando lo zaino di Niall per terra. «Ehi quello è mio!» esclamò il biondo poco prima di essere colpito da un pugno in pieno viso da parte di Calum «Poverino, hai un livido proprio lì, aspetta che te lo tolgo» scherzò Ashton per tirargli un altro cazzotto sull'altra guancia. Niall cadde a terra con le lacrime agli occhi, i palmi delle mani gli si graffiarono a contatto con il cemento ruvido. Venne buttato giù da un calcio da parte di Luke che rise quando i vestiti di Niall si sporcarono del fango della pozzanghera in cui l'avevano buttato.
«S-smettetela...»bisbigliò.
«Come? Non abbiamo sentito» rise di nuovo Ashton. «SMETTETELA!» urlò una voce che non era quella di Niall, ma quella di Michael Clifford, uno degli amici dei tre. «Oh Mikey ci sei anche tu» lo salutò Luke. «No. Io non sono qui per voi, ma per lui» indicò Niall a terra raggomitolato in attesa della fine di quella sofferenza.
«Ah, lui?» chiese Calum calciando lo stomaco di Niall come fosse un pallone da football. Il biondo emise un gemito di dolore prima di essere aiutato da Michael ad alzarsi. «Smettetela di trattarlo così» sentenziò il ragazzo dai capelli verdi. «Okay Mikey, basta che ti calmi eh» risero tutti e tre andandosene e lasciando i due da soli.
«Ti accompagno a casa. Dove abiti?» chiese Michael sostenendo Niall, che gli indicò la strada.

Quando il ragazzo dai capelli verdi sbagliò strada svoltando in un vicoletto isolato Niall glielo fece notare. «No, affatto, è questa la strada più breve» nel tono di voce di Michael c'era qualcosa di strano, quasi come se si prendesse gioco del biondo.

«Ecco, siamo arrivati» disse una volta arrivato alla fine della viuzza che terminava con un alto muro di mattoni. «Ma, questa non è casa mia» fece Niall, impaurito. «Ah no? Ma è il posto ideale per scaricare un po' la tensione» disse Michael mollando il biondo, che cade a terra. «Così» continuò il ragazzo malmenando Niall, che soffriva in silenzio. Ormai non poteva fidarsi più di nessuno senza Harry. Si chiese se ne valesse la pena, si chiese cosa avesse fatto di male per meritarsi tutto questo dolore, ma non trovò risposta.

***

Zoppicando il biondino si incamminò verso casa, dopo che fu certo che anche Clifford se ne fosse andato. «Non ne vale la pena» si diceva «sarà così per sempre senza Harry» continuava, e così si convinse che davvero non c'era più niente per cui lottare, alcun motivo per continuare a vivere e che per lui era il momento di smettere di soffrire. Deviò verso la periferia della città, dove il fiume scorreva senza sosta e nulla poteva fermarlo, specialmente uno stupido ragazzino come lui. Pensò che sarebbe stato facile farla finita, sarebbe bastato un passo e tutto avrebbe smesso di fare male, solo un passo, un passo dalla fine. Dalla fine di tutto: del dolore, della sofferenza, ma soprattutto della perenne lotta contro il mondo che Niall combatteva ogni giorno.
Il piede destro salì sul bordo del ponte, quello sinistro non poté fare altro che seguirlo. Chiuse gli occhi un attimo, prima di riaprirli verso il cielo grigio di Londra; non sarebbe mancato a nessuno, nessuno avrebbe sentito il vuoto lasciato da Niall, anzi, pensò, potrebbe far comodo a qualcuno di migliore.

Il terrore si fece spazio nei polmoni di Harry quando vide la sagoma di Niall in piedi sul ponte, pronta alla caduta che lo separava dalla morte. «NIALL!!» lo chiamò il riccio, ma niente, lui non voleva sentire. Allora Harry corse verso di lui, corse più in fretta che poteva, non voleva perdere il suo migliore amico, non poteva perderlo. Le lacrime rigarono i volti di entrambi «NIALL» lo richiamò di nuovo Harry. Niente, dalla sua bocca nemmeno una parola, urlò ancora ma nemmeno lui sentiva la sua voce. Pianse disperatamente mentre correva lungo l'enorme distanza che lo separava dal biondo; sembrava non finire mai, e ad Harry pareva di non staccare i piedi da terra. Eppure faceva fatica, aveva il fiatone, proprio come quando correva. Il tempo scorreva inesorabile mentre il riccio si sforzava di raggiungere il suo migliore amico, forse l'unico che aveva.
Arrivato a pochi metri da lui lo vide aprire le braccia e cadere, cadere senza sosta.













«HARRY!! HARRY SVEGLIATI PER LA MISERIA!!» Harry si sentì scuotere da Louis. Aprì gli occhi: era nella sua camera esattamente come quando si era addormentato la sera prima.

Pianse fino allo sfinimento sentendosi in colpa di non essere con il suo migliore amico. Anche se era stato tutto un incubo Harry sapeva che non era poi così difficile che si realizzasse.

«Harry cosa succede?» chiese assonnato Louis cercando di calmare il ragazzo. «I-io... Louis io non gli sono vicino, io devo stargli vicino, lui ha bisogno di me» Harry si coprì il viso con le mani.

«Sta' tranquillo è stato solo un incubo» la mano di Louis scorreva sulla schiena di Harry, il quale scosse la testa risoluto. «N-no... Lui...» pianse ancora.
«Ascoltami Harry» disse il liscio prendendogli il viso tra le mani e guardandolo negli occhi. «È stato tutto un sogno, non è successo davvero. Qualunque cosa sia successo» scandì. Harry non riuscì a concentrarsi sulle parole di Louis, non con il suo viso a così pochi centimetri, non con le sue labbra così vicine. Non seppe come spiegarsi quelle sensazioni con Louis, né tantomeno il gesto che avrebbe compiuto pochi secondi dopo.
Allungò il collo fino a far toccare le punte dei loro nasi, sempre con gli occhi fissi in quelli azzurri di Louis, per poi privarsi di quella meraviglia poggiando le sua labbra su quelle sottili del liscio. Fu meraviglioso, l'adrenalina gli salì alle stelle quando questo ricambiò il bacio. Ad Harry non era mai capitato di baciare un ragazzo, non l'avrebbe mai fatto, ma non sapeva come, quelle labbra lo facevano sentire così a casa.

Ma era tremendamente sbagliato.

UNFAIR  [L.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora