24. He couldn't let him belive in his lies again

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Per Harry era stato difficile ricominciare la sua vita. Era stato difficile senza Louis. Non mentiva a sé stesso, quel ragazzo gli mancava da morire, ogni giorno di più, ma non poteva fare nulla per tornare da lui. Nulla perchè anche se lo avesse ritrovato, ormai lui lo odiava e le cose non sarebbero cambiate. Le autorità gli avevano consigliato di cambiare identità, aspetto; magari tagliandosi i capelli ed iniziando ad indossare occhiali per non farsi riconoscere, nel caso i malviventi lo fossero venuti a cercare. Ma ad Harry non interessava, era cambiato davvero dopo quei mesi insieme ad un ragazzo di cui si era perdutamente innamorato, ma che non lo voleva. Chiunque avesse visto Harry non lo avrebbe riconosciuto, le occhiaie che gli si proiettavano sotto gli occhi verdi erano violacee e si allargavano ogni giorno di più; non dormiva da due settimane circa, non poteva chiudere occhio senza essere attanagliato da incubi tremendi di cui cercava di dimenticarsi la mattina seguente.
La madre del riccio lo aveva accolto in lacrime quando lo aveva trovato davanti alla porta di casa con i vestiti sudici di chi ha corso tutta la notte sotto un temporale. Inevitabilmente anche Anne aveva notato qualcosa che non andava in Harry, così aveva iniziato a fargli frequentare una psicologa, la stessa che aveva aiutato Niall con l'autolesionismo. Il biondo era ritornato in sé, scherzava e cercava in tutti i modi di far sorridere il riccio, ma non ci riusciva quasi mai; quelle poche volte che riusciva a far spuntare un ghigno divertito sulle sue labbra gongolava e lo abbracciava contento. Subito però Harry tornava serio e si chiudeva in sé stesso ancora una volta, senza rivolgere la parola a nessuno. Era raro sentire qualche parola uscire dalla bocca del ragazzo, soprattutto nei confronti della madre, la quale lo vedeva tornare da scuola, chiudersi in camera e rimanerci fino alla mattina seguente, senza mangiare quasi nulla. A volte Niall bussava alla porta di casa Styles ed Anne lo accoglieva come un figlio, l'unico con cui Harry parlava. E allora l'irlandese si faceva dare il piatto del riccio e glielo portava in camera, riuscendo a convincerlo a mangiare qualcosa. Spesso Niall rimaneva in camera di Harry fino al giorno seguente e lo accompagnava a scuola.
I ragazzi che maltrattavano il biondo avevano ancora più paura di Harry da quando era tornato, dal momento che se uno di loro per caso avesse incontrato lo sguardo freddo del riccio questo lo avrebbe fulminato, senza nemmeno fare uno sforzo.

«Harry, ti accompagno dalla signorina Miller?» Niall stava seduto accanto al ragazzo mentre mangiavano nella mensa scolastica.
«No, devo andare in banca a sistemare dei documenti per l'appartamento» rispose mono tono questo. Doveva firmare il pagamento per il piccolo appartamento che aveva deciso di acquistare, per avere i suoi spazi, principalmente.
«Oh okay, beh allora ci vediamo dopo per studiare?»
«Niall non ho voglia di vedere nessuno oggi» rispose il riccio leggermente alterato dal comportamento invasivo del biondo.
«Soltanto oggi» borbottò sottovoce questo, per poi ricevere un pugno alla spalla.
«Ahi, Haz mi hai fatto male» fece poi tenendosi una mano sulla parte dolorante e massaggiandola leggermente.
«Scusami Nì, non so che mi è preso» Harry si alzò dal tavolo rivolgendo uno sguardo di scuse al suo migliore amico, per poi raccogliere il suo zaino ed uscire di casa diretto in banca.

Dal canto suo anche Louis non era più lo stesso, il ragazzo solare quale era si era trasformato in tenebroso, freddo e distaccato. Aveva fatto di tutto perchè Harry non stesse male per lui, si era fatto odiare, ma probabilmente questo non era stato abbastanza. Aveva visto il riccio correre via sotto la pioggia mentre le lacrime gli rigavano le guance, le stesse sulle quali Louis era riuscito a far sbucare due adorabili fossette quando lo faceva sorridere. Non voleva pentirsi di quello che aveva fatto, sapeva che Harry non sarebbe mai stato adatto a quel mondo, doveva lasciarlo vivere la sua vita, una vita normale, quella che ogni persona avrebbe meritato di vivere, ma quello che ignorava era che gliela aveva cambiata. La vita di Harry era cambiata perchè si era innamorato di una persona che non poteva occuparsi di lui, di una persona incapace di amarlo a sua volta, a causa del mondo in cui si era ritrovato costretto a vivere. Louis amava Harry, ma questo non sarebbe mai tornato a casa se non gli avesse dimostrato il contrario. Louis soffriva per la perdita di quel ricciolino, ma gioiva della vita che era tornato a vivere. Pensava spesso ad Harry quando andava a dormire, pensò a quanto potesse essere felice a casa sua, circondato da persone che lo amavano e sentiva un vuoto accanto a sè, nel grande letto freddo della sua stanza.
Vari problemi gli erano derivati dalla fuga di Harry e sapeva che sarebbe successo, ma non gli importava più di tanto. Harry per lui ora era felice, nella sua casa, con una famiglia che lo amava e degli amici che lo affiancavano. A Louis sarebbe piaciuto correre da lui, dirgli che gli dispiaceva, che lo amava e lo avrebbe sempre protetto; ma non poteva permetterselo, non poteva promettere ad un ragazzo così meraviglioso di credere di nuovo nelle sue bugie. Che lo amava, quello era vero, ma non sarebbe mai riuscito a proteggerlo nel mondo in cui era stato catapultato quindi tanto valeva mentire anche sul loro amore.
Passarono un paio di settimane dalla fuga di Harry, ormai era tutto pronto per il colpo in banca, avevano bisogno di soldi per una partita di droga molto grossa e per introdursi nel mercato.
Così quella mattina Louis si vestì di nero, indossò il cappello che aveva usato anche Harry e si legò al collo la bandana, per coprirsi la bocca una volta nell'edificio. Lui e Zayn iniziarono a caricare il furgoncino del materiale necessario, mentre aspettavano che gli altri ragazzi fossero pronti. Una buona mezz'ora dopo il camioncino partì diretto in banca.

UNFAIR  [L.S.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora