Capitolo 11.

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Deorro - Perdoname.

Katia entra nel bagno appannato e pieno di vapore, e non mi vede.

<<Mia?>> mi chiama.

<<Si?>> rispondo io, sotto la doccia.

<<Nulla.>>

Esce dal bagno e chiude con forza la porta.

E finalmente torno a respirare.

Per fortuna non ha aperto la tendina, sennò avrebbe capito tutto. Mi ci sono ficcata in meno di mezzo secondo, ma non ho fatto a tempo a togliere gli asciugamani dal corpo, e ho solo il getto d'acqua acceso.

Quando esco dalla doccia (Di nuovo) sento di aver perso almeno due chili con questa sudata improvvisa. Lo specchio si sta' pian piano spannando, e riesco a vedere più o meno la mia figura alta riflessa. Levo l'accappatoio per guardarmi meglio, e tolgo anche l'asciugamano dai capelli. Sono terribilmente magra. Sul filo dell'anoressia. 

Da quando papà è morto, ho smesso di mangiare tutte le cose che mi ricordavano lui. E il risultato sono sette chili persi. Non che prima ero grassa, ma ora sono notevolmente sotto peso. Le ossa della gabbia toracica si vedono e si toccano. Quei sette chili davano forma al mio corpo, qualche curva che mi piaceva, ma ora sembro un palo. Almeno i capelli rossi e lunghi non sono cambiati, anzi non li ho più tagliati e ora mi arrivano quasi al sedere. Anche i miei occhi verdi sono stanchi, stanchi di tutto e di tutti.

Quando chiamo Laura per dirle che non mi sento bene e preferisco stare da sola, lei mi dice che non sarebbe potuta venire lo stesso perché deve uscire con il suo ragazzo. Sì, sempre quello del ti amo precoce, ma conoscendolo mi sono resa conto che la prima impressione era sbagliata. Laura aveva ragione, è davvero bello. Fa palestra, gioca a Football, e ha degli occhi di un colore strano, sul grigio. È anche simpatico e dolce. Beata lei.

Ora sono sola in camera, ancora. I capelli sono ancora bagnati, non ho voglia di asciugarli. Distesa sul letto, penso a quello che ho sentito poco fa. A quanto pare, è stata Katia a fargli venire l'infarto, non ho idea di come. Ma a questo punto ora che ci penso era stata lei ad aver detto che era un infarto, non i medici. E se lo avesse avvelenato? O drogato? Significa che potrebbe drogare anche me, se inizio ad indagare.
Mi si gela il sangue a furia di pensarci. 

Vivo con un'assassina.

Il resto del pomeriggio passa abbastanza velocemente, ho anche dormito per qualche ora. È sera, e sto per iniziare la saga di Maze runner. Ne ho sentito parlare così tanto che non sto più nella pelle ad iniziare. Ma mi fermo quando sento dei passi su per le mie scale, quelle che conducono direttamente alla porta della mia camera. E adesso chi sarà?

<<Mia?>>

Katia entra senza bussare e mi cerca con lo sguardo. Quando mi vede, continua a parlare.

<<So che io e te non siamo mai andate d'accordo, ma vorrei rimediare.>> mi sorride. Quanto vorrei avere il potere di congelarla con lo sguardo.

<<Forse non siamo mai andate d'accordo perché mi tratti male, oppure perché mi hai tolto dalla mia camera.>> alzo le braccia per indicare la mia nuova camera. <<Oppure perché non mi lasci uscire. Scegli tu.>>

<<Dai non fare la scontrosa, sono venuta in pace. Ti ho portato una cosa.>>

Se è qualcosa che si mangia o si beve, se lo può scordare che lo ingerisco. E invece quando si volta per prendere qualcosa da terra, vedo una scatola, grande circa come una scatola di scarpe. Ha un fiocco rosso sulla superficie.

<<Ecco, ho pensato che potrebbe aiutarti questo.>> poggia la scatola accanto a me, sul letto.

Io sposto lo sguardo dalla scatola a lei. Quando vado per aprirla, lei mi blocca.

<<Oh no! Non aprirla ora. Quando sarò fuori da qui.>>

Non dico nulla, e aspetto che se ne vada.

<<Allora io vado, se hai bisogno di qualcosa dimmelo.>> mi sorride e se ne va.

Quanta falsa dolcezza nelle sue parole, quanta falsa cordialità nel suo sguardo da serpente. Sicuramente ha capito che oggi l'ho sentita, e vuole farmi stare zitta con uno stupido regalo. Sono tentata di buttarlo di sotto, senza nemmeno aprirlo. Ma quando mi avvicino per prenderlo, qualcosa all'interno si muove e per poco non lancio un grido. Che mi ha regalata? Un giocattolino telecomandato? Patetica. Ora sono mossa solo dalla curiosità. Slego il nastro rosso e levo il coperchio dalla scatola. 

Mi si riempie il cuore quando vedo cosa c'è dentro.

Cenerentola: Vivere o lasciare vivere?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora