Capitolo 1.

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Major Lazer - Powerfull.

L'aria è molto fredda stamattina. A saperlo prima mi sarei messa qualcosa di decisamente più pesante, ma ormai sono a scuola e papà è già andato via. Sto aspettando la mia amica Laura da quasi dieci minuti, da sola, al freddo, su una panchina congelata. L'aria fredda entra in tutte le fessure del mio abbigliamento, e rabbrividisco ogni volta. Sempre la solita. Sempre in ritardo. Da quando ho memoria, Laura ha sempre fatto ritardo, ad ogni appuntamento, ad ogni festa, ad ogni gita. 

Prendo dalla tasca il mio telefono, attacco le cuffie e ascolto un po' di musica. Sulle note di Major Lazer, apro Facebook e noto che è silenzioso stamattina, stranamente. Ancora niente "buongiorno gente!" oppure "good morning facebook! " o ancora "ecco il mio buongiorno!" con la foto di un paesaggio bellissimo che si vuol far spacciare per quello che si vede di fronte al balcone della propria camera da letto. Io la mattina non ho tempo nemmeno di andare in bagno, figuriamoci scattare foto in giro e scrivere buongiorno. Per non parlare di tutti quelli che si alzano già praticamente col telefono in mano, già pronti per iniziare a spettegolare a destra e a manca.
Persa tra i miei pensieri, non mi rendo conto che la macchina di Laura è ferma davanti a me. Levo le cuffie e cerco di fare l'offesa.

<<Beh, buongiorno. Alla buon ora principessa.>>

<<Ma che ne sai tu! Stamattina ho passato le pene dell'inferno per trovare questo vestito!>> scende dalla macchina e la richiude con cura. <<E poi nessuna scarpa che si abbinava, santo cielo!>>

Tipico di Laura, non esce mai di casa se il suo abbigliamento non è perfetto. Lei è una di quelle persone che dovrei odiare, perché si comporta esattamente come si comportano le persone che critico, ma con Laura no, non potrei mai, siamo amiche dell'asilo e le voglio troppo bene. Il suo lungo ciuffo biondo ondeggia al vento di metà dicembre, e il suo trucco ben fatto risalta gli occhi azzurri.

<<Che c'è?>> mi dice dopo un po', dopo che si rende conto che la sto fissando.

<<Niente, pensavo solo a come farei senza di te.>>

Insieme arriviamo davanti la classe ed entriamo chiedendo scusa al professore dell'evidente ritardo. Oggi è l'ultimo giorno di scuola, le vacanze di Natale sono alle porte. O meglio, sono dietro le porte della scuola. 

La giornata passa molto velocemente, stranamente. All'ultima ora abbiamo un'ora di buca, quindi siamo tutti estremamente felici di terminare l'anno in corso un'ora prima degli altri. La mia felicità va pian piano scemando quando mi rendo conto che ognuno sta' per conto suo o con le cuffie o incollato al telefono. Punzecchio un po' Laura per fare due chiacchiere.

<<Mia non stressare, sto parlando con un ragazzo bellissimo che ho conosciuto ieri sera su Instangram, e credo proprio che ora mi chiederà di stare con lui!>> dice al massimo della felicità.

<<Vi conoscete da nemmeno 24 ore e già è pronto a dirti ti amo?>> rispondo incredula.

Lei fa una faccia scioccata. <<E che c'è di male? È stato amore a primo like, devi credermi. E poi è così bello!>>

Scuoto la testa e decido di lasciar perdere, tanto con lei è tutto inutile.

Sono una fan sfegatata della saga di Harry Potter, quindi tolgo dallo zaino l'ultimo libro della saga e in silenzio inizio a leggere. 

C'è più silenzio ora che durante la lezione di matematica.
Finita anche quest'ora, tutti ci prepariamo per uscire. Mi guardo intorno e anche adesso vedo che tutti sono schiavi della tecnologia. Uno gioca a Cash of Clans, un altro a the sims, un altro ancora messaggia con la ragazza, e uno persino sta' parlando al telefono con non so chi. 

Ma in che epoca del cazzo mi è toccato vivere?

La campanella suona e finalmente finisce questo momento straziante. Tutti ci scambiamo un augurio generale, senza baci e abbracci. Che tristezza.

<<Laura, tu che fai a Natale?>> chiedo mentre l'una accanto all'altra attraversiamo il corridoio affollato. 

Nessuna risposta.

<<Terra chiama Laura, mi ricevi?>>

Ancora niente. Mi sento una stupida che tenta di parlare con un muro.

<<Oh mio dio! Ma quello è il nuovo modello di telefono che è uscito?>> urlo indicando un punto morto davanti a me.

<<Dove dove?>> si illumina la mia amica.

<<Sei una causa persa, lo sai?>>

<<Sei tu qui la causa persa, non io. Guardati in torno, chi è l'unica persona diversa da tutti?>> prende di nuovo il telefono e ricomincia a muovere freneticamente quelle dita sullo schermo.

Forse ha ragione. Mi sono sempre definita un difetto di fabbrica. Non mi piace niente di quello che piace a tutti i miei coetanei. Le ragazze mettono chili e chili di fondotinta per coprire i brufoli sul viso, io non l'ho mai usato in vita mia, piuttosto metto un cappello di lana se è proprio critica la situazione. I ragazzi ormai pagherebbero per un like in più sull'immagine del profilo di Facebook. Conosco così poche persone a cui piace leggere, che si possono contare sulle dita di una mano. Credo che pian piano ci stiamo estinguendo, noi difetti di fabbrica. 

Mentre rifletto sui dilemmi di questa generazione che sta' andando a farsi fottere, arriviamo all'ultima rampa di scale, manca poco e finalmente sarò fuori da qui.
Persa tra i pensieri e le cose che vorrei dire ma non posso, non mi rendo conto che c'è qualcuno che cammina contro corrente e mi sbatte addosso. Nell'impatto mi cadono tutti i libri a terra e per poco non cado pure io.

E bestemmio.

Cenerentola: Vivere o lasciare vivere?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora