Capitolo 37.

702 64 1
                                    

Nicky Jam, Enrique Iglesias - El perdón.

Sento le forze mancare e d'un tratto la terra sotto i miei piedi sembra essere diventata di pasta frolla. Ho forse problemi di udito? Spero vivamente di sì. Dopo tutta l'ansia che avevo nel chiedere a Katia il permesso, e dopo la felicità nel cuore che sentivo fino a poco prima, lui non può dirmi che non verrà. No, non lo accetto.

<<Mia.>>

Marco si avvicina e con due dita sotto il mento mi fa alzare lo sguardo. Lo avevo abbassato per non far vedere la delusione nei miei occhi.

<<Dimmi.>>

<<Stavo scherzando.>> inizia a ridere.

<<Ma...!>>

Ridiamo insieme e per "fargliela pagare" gli do un pugno sulla spalla, come si fa ormai tra amici. Ma Marco capisce e blocca il pugno, e con una sola mossa mi porta a 2 centimetri da lui. Maledetta fissazione per gli occhi chiari, maledetti i suoi occhi chiari.

<<Sai, ho capito una cosa di te.>> sussurra.

Siamo vicinissimi, lui ha un braccio dietro la mia schiena e io entrambe le mani legate dietro la sua testa. Sembra quasi la scena di un film.

<<Sentiamo.>> sorrido e lui fa lo stesso.

<<Che quando sei in imbarazzo ti mordi le labbra.>>

Quanta verità. Il problema è che non comando nulla di me quando sono imbarazzata o nervosa. Sembra che il corpo e la testa si scolleghino per un po' e il corpo faccia tutto ciò che vuole, mentre la testa prende a vagare immersa nei pensieri.
Sorrido e non do risposta. Sento subito le guance tingersi di rosso e ho solo voglia di abbassare di nuovo lo sguardo. Perché è così difficile restare a guardarlo a lungo negli occhi?

<<E ora sei più imbarazzata di prima. >> fa una risata divertita. <<Non devi esserlo con me.>>

<<Non è colpa mia!>> sorrido e gli faccio più o meno intuire che io non c'entro nulla.

Siamo così vicini. Distanti l'uno dall'altra di soli dieci centimetri. Lui con la mano dietro la mia schiena avvicina ancora di più i nostri bacini, e così a dividerci c'è solo un soffio di vento. Un profumo buonissimo entra nelle mie narici e arriva dritto al cuore. Profumo da uomo, ovviamente. E quanto è buono. Così buono che vorrei rimanere qui per l'eternità solo per sentire quel profumo. Con la mano libera prende a giocare con i capelli dietro la mia schiena e mi rilasso al suo semplice tocco. 

E poi, finalmente dopo tanto tempo, mi bacia. È un bacio dolce, a malapena mi sfiora le labbra, ma allo stesso tempo è bellissimo. Così tanto atteso e desiderato. E continua così, bacio dopo bacio, sempre più intenso e meno delicato.
Sento la campanella suonare e subito ci stacchiamo, quasi in imbarazzo. Perché? Infondo è quello che volevamo entrambi, giusto? Giusto...?

<<Beh è suonata.>> dice lui sistemandosi i capelli.

<<Già...>> dico. Sento ancora le guance andare a fuoco e desidero buttarmi nella fontana per tornare alla realtà.

<<Ci vediamo a ricreazione?>>

<<Certo.>> sorrido.

Si avvicina di nuovo e vorrei tanto assaporare ancora il sapore delle sue labbra. Ma invece delle mie labbra, bacia la mia guancia e va via.
Nella mia testa c'è solo una domanda che mi tormenta. Crede di aver fatto un errore? Che appena se ne è reso conto avrebbe voluto eliminare per sempre? Credo che non lo saprò mai. O almeno, fino a ricreazione, cioè tra quattro ore. Riuscirò ad attendere così tanto?
Mi rendo conto che mi sto mordendo le labbra e mi ammonisco mentalmente. 

Devo assolutamente perdere questo brutto vizio, inizia a diventare estenuante.

..........................................

<<Beh? Allora?>>

<<Eh allora niente.>>

Laura mi punzecchia il braccio con la matita mentre risolviamo delle equazioni. Il prof ci ha lasciati qualche minuto per esercitarci sulla lezione appena appresa.

<<No no signorina, non ti credo.>>

Mi giro verso di lei e le sorrido. Lei capisce e sorride con gli occhi a cuoricino. 

Mi avvicino e le sussurro all'orecchio: <<Solo un bacio. Ha detto che ci vediamo a ricreazione.>>

<<Finalmente!>> esclama.

Tutti si girano verso di noi e anche il professore ci guarda in cagnesco.

<<Chiedo scusa...>> dice a bassa voce.

Tutti tornano a fare i loro calcoli e nella classe cala di nuovo il silenzio.
Laura è paonazza in viso e ha poggiato la testa sul banco.
Allora per sollevarle il morale le scrivo qualcosa sul suo banco. 

ScemaQuando legge, torna a sorridere e scrivere sul suo quaderno.

<<Anche tu.>> sussurra appena, e io riesco a sentirla.

Finalmente la campanella suona e si alza il solito vociare nell'aula.

<<Alleluia! Non ne potevo più.>> mi prende dal braccio e mi fa girare verso di lei. <<Ora dimmi cosa metterai domani sera.>>

Oggi è vestita molto sportiva, ha una maglia larga bianca e un pantalone di tuta nero. Le sta benissimo.

<<Beh non lo so ancora... tu?>>

<<È una festa in maschera, mi vesto da Merilin Monroe!>> il suo sguardo si perde in un posto indefinito del muro, probabilmente sta' ricordando quanto le sta bene l'abito che ha scelto.

<<Io non ho mai partecipato a questo tipo di feste... non ho abiti adatti.>>

<<È per questo che ci sono io! Tu dimmi solo la tua taglia, lascia decidere me.>>

<<Mi devo fidare?>>

Ridiamo insieme.

<<Ovvio che no, ma hai scelta?>> alza un sopracciglio e mi guarda con un sorriso malizioso. Chissà che ha in mente.

<<Non ho altro modo, quindi devo fidarmi, purtroppo.>> ridiamo di nuovo. <<Verrà anche il tuo ragazzo?>>

<<Certo che verrà. Marco ti ha detto a che ora verrà a prenderti?>>

<<Veramente ancora no, aspettavo la ricreazione per organizzarci.>>

<<Io verrò un'oretta prima da te, così ti trucco e ti preparo io. Tu dovrai solo pensare a divertirti.>>

Ma quanto le voglio bene? Il professore della prossima ora entra in classe e non mi da il tempo di darle una risposta concreta, quindi mi limito a dire un grazie con il labiale e a sorriderle.

Spero con tutta me stessa di riuscire ad andare a questa festa.

Cenerentola: Vivere o lasciare vivere?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora