Capitolo 8.

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Evanescence - Bring me to life.

Dopo almeno trenta minuti passati da sola a piangere e ad urlare, vedo qualcosa sulla mia mano. Qualcosa di bianco e freddo, qualcosa che pian piano che passano i secondi aumenta di volume. 

Neve.
Il respiro appena esce dalla mia bocca si condensa, e solo ora mi rendo conto della temperatura intorno a me. Ho addosso solo il pantalone di una tuta, una felpa leggera e una sciarpa. Perché proprio oggi si è messo a nevicare? Io ho sempre amato la neve, ma ora proprio non riesco ad essere felice. L'allegria che mi ha sempre portato, ora non c'è più. Da oggi in poi quando vedrò la neve penserò ad oggi, penserò a papà, e niente sarà più come prima.

Mi viene improvvisamente sonno, e mi accascio sull'asfalto freddo. In un attimo la mia mente prende a vagare nel vuoto più totale, non sento nemmeno più le mie mani ormai viola. 

Una luce, un qualcosa che vedo da lontano, mi porta un senso di tristezza. Subito insieme alla luce compaiono delle voci, delle risate gioiose. Mi sento leggera, libera da tutti i pesi che ormai la mia vita deve sopportare. Sarà forse questa la morte? O starò semplicemente impazzendo? Il mio istinto mi dice di seguire le risate, e non so se sono io a comandarmi, ma vado in quella direzione. Una luce accecante mi investe, e quando finalmente metto a fuoco vedo davanti a me un paesaggio bellissimo.

È una distesa vastissima bianca, con un solo albero al centro di tutto. Fa molto freddo anche se non lo avverto, perché tutto in torno a me è come rallentato. Non sento gli uccelli cantare e né vedo scoiattoli sugli alberi. Osservando bene la neve, mi rendo conto che non è da molto che si è attaccata. Ma che ci faccio io in questo posto? Tutto mi sembra così familiare, e nello stesso tempo così strano. Ecco che davanti a me spunta una bambina che inizia a correre preoccupata. Mi sta' venendo incontro, vorrei spostarmi ma non comando nulla qui. Quindi mi attraversa e passa oltre. Riesco a girarmi non so come e la vedo allontanarsi dietro gli alberi. 

Mentre la guardo mi passa accanto un'altra bambina. I suoi capelli sono sciolti e lunghi, e sopra di loro c'è un grosso cappello bianco di lana, con un enorme pon pon rosa. È piena di lentiggini sul viso, gli occhi sono di un bellissimo verde smeraldo. Sta' cercando l'altra bambina, il suo viso e i suoi occhi sono concentrati nel tentativo di vederla.

<<Ti ho vista Lily!>> urla quando la vede, e ricomincia a correre.  

La bambina viene raggiunta da due persone, che mano nella mano le guardano giocare. <<Lily bada a tua sorella e non vi allontanate troppo!>> urla la donna, con un bellissimo sorriso.

Mamma...

Lei e papà sono bellissimi. Pieni di voglia di vivere e di amore per la loro famiglia. Io e mia sorella abbiamo circa sei e nove anni, e corriamo ridendo, ignare di ciò che sarebbe successo qualche anno dopo. 

Quindi questo è un ricordo. Sono finita in un mio ricordo. La cosa strana però è che non ricordavo di questo giorno, e io ho un'ottima memoria. Mamma e papà, davanti a me, si abbracciano.  

<<A cosa stai pensando?>> chiede papà, quando vede la mamma pensierosa che ci guarda.  

<<Se mai un giorno dovesse succedermi qualcosa, mi prometti che ti prenderai cura di loro, anche per me?>> dice con uno sguardo triste.

<<Perché dici queste cose ora?>> dice una versione di papà molto più giovane e confuso.

<<Me lo prometti?>> Insiste lei. Sembra preoccupata.

Papà sorride e vedo mamma riempirsi di gioia, esattamente come faceva quando lui sorrideva.

<<Certo. Certo che mi prenderei cura di loro. Sono la mia ragione di vita. Tu e loro. Quindi stai tranquilla che tu non andrai mai via da me. È una promessa.>>

Si scambiano un bellissimo bacio e vorrei solo correre ad abbracciarli, ma non posso muovermi.
Sono come uno spettro invisibile che non può fare nulla per cambiare il corso del tempo.
Finito il bacio, la mano di papà cerca quella della mamma, e quando la trova insieme si allontanano di nuovo. 

Ora ho capito perché il mio inconscio mi ha fatta vedere questo ricordo. Papà aveva promesso alla mamma che qualunque cosa fosse successa, lui doveva prendersi cura di noi. E così è stato, lo ha fatto benissimo fino a ieri, e io non posso mandare all'aria tutto il suo lavoro. 

Chiudo gli occhi e con un enorme forza di volontà mi sveglio.
Sono su una barella, mi stanno portando dentro l'ospedale, con una maschera per l'ossigeno poggiata sulla bocca. L'ultima cosa che ricordo è la neve intorno a me che cade adagiandosi sulle macchine e sulla mia pelle ormai insensibile. Mi chiedo quanto tempo sono stata sotto la neve, e per quanto priva di sensi.

Soffice e bianca come il latte, e triste come la morte.

Cenerentola: Vivere o lasciare vivere?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora