Capitolo 22.

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Dj Antoine - Holiday.


<<Hai già in mente cosa mettere al veglione di carnevale?>>

<<Veramente ancora no...>>

Io e Laura passeggiamo nel cortile della scuola, aspettando il suono della campanella per entrare in classe. Manca qualche giorno per quel veglione tanto atteso, e io ancora non so che mettere. 

<<Allora oggi pomeriggio andiamo insieme a comprare qualcosa.>> mi dice. 

Non dico nulla e la guardo.

<<Ah, giusto... sei agli arresti domiciliari...>> 

<<Dubito che Katia mi farà venire al veglione.>> mormoro guardando la sfilza di ragazze che spettegolano sulle panchine.

Sono tutte esaltate per questo veglione, mentre io non ci trovo niente di speciale. È solo uno di quelle solite feste noiose dove se non bevi non ti diverti. 

<<Con Katia ci parlo io, stai tranquilla. Non ti fa uscire da tantissimo tempo, qualche ora te le concederà sicuramente.>>

Laura è sempre stata positiva riguardo Katia, solo perché lei non si è mai sentita urlare contro, mentre io al semplice pensiero di doverle parlare mi viene la pelle d'oca. La giornata di oggi è molto calda, nemmeno un filo di vento e tutti oggi siamo vestiti come se fosse Maggio. Nell'aria c'è il profumo dei primissimi fiori che accennano alla primavera, e non vedo l'ora di iniziare a dipingere i primi fiori colorati.  

<<Hai sentito che Marco è tornato a scuola?>> mi dice la mia amica. 

<<Sì, l'ho sentito dire. Immagino Margaret come sarà eccitata... in tutti i sensi.>> ridacchio.

Il solo pronunciare quel nome mi viene in mente quella scena nella mia classe, e devo per forza scuotere la testa per fermare la mente. Blah. Da quel giorno evito di guardare il professore di storia. 

<<Dicono che l'aria dell'Italia lo ha fatto diventare ancora più bello.>>

<<Laura! Non mi interessa più.>> la blocco subito, perché conoscendola me ne avrebbe parlato fino alla nausea. 

<<Scusa principessina. Dimenticavo che ora hai un altro ragazzo per la testa.>> la mia amica sorride e dalla sua faccia capisco di chi sta' parlando. 

<<Hai per caso la febbre? Io e tuo fratello siamo cresciuti insieme, siamo come fratelli.>>

<<E allora perché ti brillano gli occhi?>> 

Abbasso lo sguardo. <<Sarà ancora un po' di febbre.>>

<<E ora perché ti tocchi i capelli?>> 

Colpevole.

<<E perché ti mordi le labbra?>>

<<Ok basta!>> dico riprendendo il passo.

Per fortuna la campanella suona e insieme ad altri ragazzi torniamo dentro la scuola.

Fianco a fianco saliamo le scale, senza poter dire nulla perché c'è troppo casino. Mi sento toccare la spalla e mi giro, chiamando anche Laura per farla aspettare.

<<Ciao Mia, ne è passato di tempo.>> Marco mi sorride e mi sento svenire. 

<<Ciao.>> accenno un mezzo sorriso.

<<Oh guarda, mi stanno chiamando. Pronto?>> Laura porta il telefono all'orecchio e si allontana da noi. 

Vedo muovere le labbra di Marco, ma non riesco a sentire nulla.

<<Non ti sento!>> cerco di dire, indicando l'orecchio. 

Smette di parlare e mi tende la mano con un sorriso. La prendo e lui mi guida al piano di sotto, dove non c'è gente.

Non riesco a credere a cosa sta' succedendo. Marco mi tiene la mano e mi porta con se non so dove, e questo mi piace molto.
Mi ha portata vicino uno sgabuzzino, e per fortuna non c'è nessuno in giro. Ho quasi il fiatone.

<<Hai il fiatone.>> mi dice ridendo. 

Arrossisco. <<Perspicace.>> 

<<Come stai? Ho saputo della disgrazia solo una settimana fa, mi dispiace molto che non ti ho fatto le condoglianze.>>

<<Non ti preoccupare. Io sto bene, e tu? So che sei stato in Italia.>>

<<Si, un viaggio con i miei amici.>>

<<Ti sei divertito?>>

<<Sì, certo. Ma mancava qualcosa. Tutti i miei amici erano in compagnia della loro ragazza, mentre io ero l'unico da solo.>> con le labbra forma una linea drittissima. Forse ora è la prima vera volta che non lo vedo sorridere. 

<<Allora mi dispiace...>> cerco di fare la disinvolta, ma solo io so quanto vorrei essere quella persona.

<<Tu ci vai al veglione di carnevale?>> mi chiede ad un tratto, e questo improvviso cambio di argomento mi spiazza. 

<<Non ne sono sicura.. dipende dalla mia matrigna.>>

<<Matrigna?>> ripete. <<Cosa sei, Cenerentola?>> cerca di sdrammatizzare, ma io non rido per niente. <<Va bene, allora se ci vai ci incontriamo li. Intanto mi vuoi dare il tuo numero?>> ha preso di nuovo a sorridere e quasi svengo. Ancora.

Oggi non ha la sciarpa dei Grifondoro al collo, ma è lo stesso molto carino. Porta una maglia bianca a mezze maniche con il collo quasi a V, un jeans blu scuro e i suoi soliti occhiali rotondi neri. 

Laura aveva ragione, l'aria dell'Italia fa davvero bene.

Cenerentola: Vivere o lasciare vivere?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora