Capitolo 24.

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Carlos Santana - Corazon Espinado.

<<She got cherry lips, angel eyes! She knows exactly how to tantalize. She's out to get you, danger by design! Cold blooded vixen, she don't compromise!>>

Sto cantando a squarciagola con le cuffie nelle orecchie, mentre, in bilico su una scala, disegno sul soffitto della mia camera. 'Sugar' di Francesco Yates mi è sempre piaciuta, ma in questo momento di più. Mi da una particolare energia.

<<Sugar how you get so fly! Oh sugar sugar how you get so fly!>>

Sono sempre stata molto intonata, ma lo stesso non ho mai cantato di fronte a qualcuno. Non mi piace che mi sentano cantare, l'ho sempre vista come una cosa personale, da non rivelare a nessuno. Non c'è nessuno in casa, quindi canto come se non ci fosse un domani. Ho deciso di disegnare sul soffitto una rosa bianca, enorme e bellissima. Amo le rose, e quelle bianche mi fanno letteralmente impazzire. Sto usando i colori acrilici, quindi ho addosso solo una maglia enorme di papà piena di schizzi di colore, che mettevo quando insieme disegnavamo. Mi è sempre andata grande, e mi è sempre piaciuta per questo motivo.

Ricordo il giorno in cui l'ho messa la prima volta. Mi doveva servire semplicemente per entrare nella stanza di papà e non sporcarmi, ma quando ho visto per la prima volta quei bellissimi colori di mille sfumature sulle sue tele, non sono più uscita da lì. Avevo nove anni quando mi innamorai di ogni singola sfumatura. Da quel giorno, disegnavo con papà ogni volta che avevo qualche ora libera, e sempre indossavo quella maglietta piena di schizzi di colore. È semplice, semplicissima, grigia chiara ed estremamente grande anche per un uomo robusto come mio padre. 

A volte, quando la annuso, mi sembra di sentire il suo profumo. Ora la indosso sempre quando sono triste o disegno con gli acrilici. A volte, quando chiudo gli occhi, mi sembra addirittura che papà sia con me e con la sua mano sulla mia mi guida sulla tela, mentre i suoi capelli rossi mi fanno il solletico sulle guance. Sospiro e continuo a ballare e a cantare a squarciagola.

<<Before you play with fire, do things twice! And if you get burned, don't be surprised! Oh sugar sugar how you get so fly!>>

Forse ci sto mettendo troppo entusiasmo, ma questa canzone mi piace troppo. Fa estremamente caldo oggi, ho i capelli legati in una coda di cavallo ribelle e scomposta, solo la maglia lunga di papà e delle semplici mutandine nere. Sto sudando tantissimo, e mi accorgo che la finestra è chiusa. Sono le due del pomeriggio e a quest'ora il sole entra pienamente nella mia stanzetta. Scendo con cautela dalla scala, continuando a canticchiare la canzone, molto soddisfatta del lavoro, anche se ancora è solo lo 'scheletro'. 

Scendo, mi avvicino alla finestra e con un solo movimento la spalanco. L'aria, al contrario di dentro, è più fresca, ma non mi importa e respiro a pieni polmoni. Sospiro e chiudo gli occhi sfruttando ogni secondo passato completamente sola. Quasi mi sento libera. Libera dalle catene invisibili che mi imprigionano in questa casa. Libera dai continui litigi. Libera. Non pronuncio questa parola da così tanto tempo, che quasi mi sembra un'altra lingua. Prendo un lungo respiro e apro gli occhi.

<<Liberaaa!>> urlo ai quattro venti, non facendo caso alle persone che mi guardano stranite sulla strada.

Mi metto a ridere per la figuraccia che ho appena fatto e torno con la testa dentro, pronta per continuare a disegnare. La canzone è finita e la riproduzione casuale ha deciso di farmi ascoltare 'Hips don't lie' di Shakira.

<<I never really knew that she could dance like this, she makes a man wants to speak Spanish. Como se llama? Bonita, mi casa, su casa!>>

Canticchio mentre salgo nuovamente la scala, alta almeno due metri. Quando arrivo su mi rendo conto che ho lasciato il pennello sul letto, e sbuffo.

Cenerentola: Vivere o lasciare vivere?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora