Capitolo 28.

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Ricky Martin - Livin' la vida loca.

Sto tornando a casa a piedi da scuola, con la solita musica nelle orecchie e il passo veloce. Non voglio di certo arrivare di nuovo tardi a casa, dopo l'ultima volta. Sono felicissima, il compito di algebra è andato molto bene e all'uscita ho potuto salutare Marco come si deve. Sono costretta ad andare a scuola sempre a piedi, dal momento che Katia non mi fa ne prendere la mia macchina e né mi accompagna. Non fa niente, fa sempre bene camminare, anche se oggi ci sono le nuvole grigie che oscurano il sole.

<<Ciao Cenerentola, a domani.>>

Penso ancora alle ultime parole che mi ha rivolto Marco poco prima, e sorrido non curandomi delle persone che incontro e mi credono pazza.

Forse finalmente le cose stanno girando dalla parte giusta. Non litigo con Katia da un bel po', vado ancora meglio a scuola e io e Marco stiamo iniziando a conoscerci. L'unica crepa è che il rapporto con Mattia non è più lo stesso da quel giorno. Pensando a lui il sorriso sparisce e lascia spazio ad un'espressione pensierosa. Ho sbagliato a trattarlo così? Forse dovevo semplicemente dirgli che non provo niente per lui. Ma non è la verità. So benissimo che il nostro legame è più forte di una semplice amicizia.

Ma perché proprio in questo momento? Magari le cose sarebbero andate diversamente se non avessi conosciuto Marco. O magari sarebbero andate allo stesso modo. O ancora la gelosia di Mattia non si sarebbe mai fatta avanti e saremmo rimasti buoni amici. Bho.

Guardo l'orologio: le 14:25. Sarò a casa tra meno di quindici minuti se continuo con questo passo, e Katia non potrà dirmi niente.

'Livin la vida loca' di Ricky Martin.

<<She's into superstition, black cats and voodoo dolls, I feel the premonition that girl gonna make me fall!>>

Canto nella mia mente a ritmo della musica, solo perché c'è troppa gente in giro a quest'ora.

<<She's into new sensations new kicks in the candlelight! She's got a new addiction for every day and night.>>

La canzone parla di una donna che non lascia scappare alcun uomo, tutti sono sue prede, e lei li porta a vivere una vita pazza. Ho sempre pensato che sono le parole delle canzoni a renderle belle, non la melodia o come vengono cantate.

Sette minuti circa all'arrivo.

<<Upside inside out! She's livin la vida loca! She's push and pull you down, livin la vida loca! Her lips are devil red and her skin's the color of mocha! She will wear you out! Livin la vida loca, livin la vida loca!>>

Non mi rendo conto delle condizioni climatiche fin quando non mi cadono le gocce di pioggia sulle mani. Cavolo, non ho l'ombrello! Aumento ancora di più il passo, e sono costretta a levare le cuffie per proteggere il telefono nella borsa. Per niente al mondo voglio fare la stessa esperienza della scorsa volta, una settimana di febbre alta mi è bastata. La pioggia aumenta, sempre di più, sempre più gocce entrano nei miei capelli sciolti. Qualcuno mi affianca con la macchina ma non ci faccio caso e continuo a camminare, fin quando quello si ferma poco più avanti e suona il clacson. Quando gli passo vicino, lui abbassa il finestrino e mi guarda.

Mattia.

<<Vieni! Ti porto a casa.>> mi dice.

<<Cosa fai, mi stalkeri?>> rispondo. Mi sfugge un mugolio di frustrazione e salgo lo stesso in macchina.

Non vorrei parlarci proprio adesso, ma preferisco lui alla pioggia.

Mi fiondo in macchina e chiudo velocemente lo sportello del sedile anteriore. Sono bagnatissima, sento i capelli incollati sulla fronte e la matita che avevo messo stamattina del tutto colata sulle mie guance.

<<Sembri Joker.>> mi dice sorridendomi.

<<è carnevale giusto?>> ridiamo insieme e mette in moto.

<<La tua macchina ha qualche tipo di problema? Perché sei a piedi?>> mi chiede guardando la strada.

Intorno a noi ci sono persone che scappano da tutte le parti alla ricerca di un posto asciutto, prese alla sprovvista proprio come me. Uno ha abbandonato l'ombrello rotto nel cassonetto e usa per ripararsi una borsa dall'aria costosa.

<<Katia...>> mormoro. <<Non mi lascia prendere la mia macchina, e non so nemmeno perché.>> mi abbandono alla comodità del mio sedile e guardo fuori dal finestrino.

<<Capisco...>> dice. <<Cioè, no, non capisco. Quella donna è tutta un mistero.>>

<<Lo so bene.>>

Poggio la testa sul finestrino freddo e per un attimo mi balena in testa l'idea di addormentarmi. Con quale scopo? Sono praticamente arrivata.

Mattia resta in silenzio, e capisco subito che c'è qualcosa che vuole dirmi.

<<Dai, dimmi, lo so che stai aspettando il momento giusto. Spara.>> gli dico non guardandolo ancora.

<<Volevo semplicemente scusarmi per l'altro giorno. Non volevo fare ciò che ho fatto, credo sia stato un errore.>>

Un errore. Quei baci erano stati un errore? Una pugnalata avrebbe fatto di certo meno male.

<<Sì, credo che entrambi ci siamo fatti trasportare dal momento. È stato solo un errore...>>

<<Già, un errore...>> sussurra.

Le 14:41. Sono in perfetto orario. Mattia parcheggia la sua Volkswagen nera davanti casa mia, e aspetta che io scenda. Ma la verità è che dopo aver detto che quello è stato solo un semplice errore, vorrei parlargli ancora.

<<Beh, allora io vado.>> gli sorrido e slaccio la cintura.

<<Ciao mostro.>> mi dice ricambiando il sorriso.

Rimaniamo ancora un po' a guardarci negli occhi, senza dire una parola, poi apro la portiera ed entro in casa.

Cenerentola: Vivere o lasciare vivere?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora