Capitolo 40.

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Charlie Puth - See you again.

Ma quanto le voglio bene? E quanto riesce sempre a capire davvero cosa voglio? Il mio sguardo corre su tutto il vestito che mi mostra. Ha una gonna con tutte le sfumature di blu, partendo da un verde acqua fino ad arrivare ad un blu notte. È molto larga, quasi il doppio di quella di Laura, e su di essa c'è un velo trasparente decorato con dei brillantini argentati. Il corpetto azzurro senza spalline è stretto e ha la scollatura a cuore, e sui fianchi, per dividere la gonna dal corpetto, c'è un nastro blu scuro che cade dalla parte di dietro, credo legato con un fiocco. Sui bordi della scollatura ci sono dei brillantini bianchi che richiamano alla mente le onde del mare, onde semplici ma bellissime. E infine, sul corpetto, c'è un leggero velo bianco per coprire appena le spalle. 

Quando lei lo gira per farmelo vedere meglio, noto che la schiena è praticamente scoperta, con un sottile strato di pizzo nero. Mai visto vestito più bello in vita mia. E raggiunge il culmine quando estrae dalla borsa una maschera azzurra e nera, di quelle che copre solo gli occhi, rivestita interamente di pizzo blu.

<<Cara Mia, stasera sarai Cenerentola.>>

<<O mio dio o mio dio o mio dio!>>

Non ho altre parole per descrivere quello che provo, se non queste. Senza aspettare altro tempo le corro incontro e mi butto tra le sue braccia.

<<Attenta che mi rovini i capelli!>> dice, ma so benissimo che non lo pensa davvero.

Mi stacco e la guardo. <<Non so proprio come ringraziarti!>>

E di nuovo mi butto tra le sue braccia. Stavolta non oppone resistenza e mi stringe a sé, come farebbe una sorella. 

<<Dai, mettilo, voglio proprio vedere come ti sta'.>>

<<Agli ordini!>>

Dieci minuti dopo siamo entrambe pronte, sedute sul letto a chiacchierare. Sono le 21:33, siamo in perfetto orario.

<<Ti viene a prendere il tuo ragazzo vero?>> le chiedo.

<<Sì, dovrebbe essere qui a momenti. E a te?>> estrae dalla borsa il telefono e controlla le chiamate.

<<Beh nessuno, con Marco abbiamo detto di incontrarci lì.>>

<<Allora ti accompagniamo noi!>>

<<Mia?>>

Odio quando le persone non bussano prima di entrare. Katia entra nella mia stanza e resta a guardarci.

<<Che c'è?>>

<<Salve signora Cooper.>> la saluta Laura.

<<Cavolo siete bellissime ragazze!>> urla e quasi mi rompe un timpano.

<<Perché sei qui?>>

<<Per sbaglio ho ascoltato la conversazione. Laura non ti disturbare, accompagno io Mia alla festa.>> sorride con un sorriso che più falso non si può.

<<No tranquilla, tra poco verrà il mio ragazzo a prenderci, non si preoccupi.>> risponde lei.

<<Insisto! Voglio accompagnarla io, e non accetto scuse. Tanto devo accompagnare anche Simona e Morena, non sarà un disturbo.>> insiste.

La cosa mi puzza. Perché vuole accompagnarmi lei? Cerco di farglielo capire con lo sguardo che non voglio il suo passaggio, ma Laura con espressione sconsolata risponde: <<Va bene, allora ci vediamo lì Mia. Attenta a non rovinare il vestito, e attenta a dove metti i piedi! Metti le scarpe bianche con il tacco 12, quelle che ti stanno bene. E ricorda, qualunque cosa succeda, non levare la maschera fino a mezzanotte. Intesi?>>

Si alza dal letto e mi guarda bene. Sembra quasi una mamma che raccomanda ai propri figli di comportarsi bene.

<<Va bene, ai suoi ordini.>> rispondo non potendo fare a meno di sorriderle.

<<Io vado, ci vediamo tra poco.>>

Detto questo, con molta calma, esce dalla porta e scende le scale. Quando sento il portone di casa chiudersi, mi alzo per andare a cercare le scarpe che mi ha detto di mettere. Katia è ancora lì in piedi, a fissarmi.

<<Quando andiamo allora?>> chiedo intenta a cercare nell'ammasso di scarpe di ogni tipo.

<<Andare dove scusa?>>

A sentire queste parole il mio cuore perde un battito. Le gambe iniziano a tremare e ho paura di proseguire la conversazione.

<<Alla festa.>> dico girandomi lentamente.

Scoppia in una grossa risata e mi fissa con uno sguardo che sembra volermi polverizzare.

<<Tu non andrai proprio da nessuna parte, zuccherino.>>

Senza lasciarmi il tempo di ribattere, esce dalla stanza e sento la chiave girare nella serratura.  

Sono in trappola

Senza pensarci più del dovuto mi fiondo sulla porta e inizio a battere i pugni implorando di farmi uscire.

<<Ti prego Katia! Fammi uscire!>> urlo e le lacrime minacciano di scendere.

Torna di nuovo a ridere di gusto e sento i suoi passi allontanarsi giù per le scale. Continuo ad urlare il suo nome e a battere i pugni sulla porta, in preda ad un attacco di panico. No, non può finire così, dopo tutti questi preparativi e questa grande euforia!


Qualche minuto dopo, mi ritrovo seduta sul pavimento con la testa poggiata contro la porta. Le lacrime mi hanno rovinato tutto il trucco, e non oso immaginare lo stato dei miei capelli. A pensarci, di nuovo ho voglia di piangere, ma mi blocco.

Basta lacrime, è ora di trovare una soluzione.

Cenerentola: Vivere o lasciare vivere?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora