Capitolo 4.

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Bryan Adams -Get off my Back.

I giorni seguenti passano con una monotonia da strapparsi i capelli per la disperazione. Mancano 2 giorni a Natale, e ancora non ho fatto i regali per nessuno. Sono con Laura e suo fratello in giro per negozi, ma non siamo venute per fare compere, ma per spettegolare e stare insieme all'aria aperta.

<<Mamma come siete noiose. Sapete solo spettegolare?>> dice ad un tratto Mattia.

Lui è qualche anno più grande di noi, e a volte è persino simpatico.

<<Mi ricordi ancora una volta perché lo abbiamo portato con noi?>> chiedo nell'orecchio a Laura.

<<Perché mi serve. Sono senza soldi e se glieli chiedo non me li da.>> bisbiglia.

<<E ora che state blaterando?>> dice alle nostre spalle. Sembra quasi la nostra guardia del corpo.

<<Nulla, parlavamo di quanto è bello il ragazzo che frequenta il secondo anno. Giusto?>> mi da una gomitata sul braccio.

Faccio finta di niente e rispondo di sì.
Le conversazioni si spostano un po' su tante persone, senza mai toccare l'argomento di cui parliamo costantemente al telefono.
Entriamo in un negozio di abbigliamento, ma non faccio a tempo a vedere nulla perché mi squilla il telefono e sono costretta ad uscire fuori, dopo un paio di occhiatacce dal proprietario.

<<Pronto?>>

<<Brutta scansafatiche inutile di una ragazzina, dove hai messo la spazzola?!>>

Frena gli insulti Mia, frena gli insulti.

<<Simona, la spazzola è sempre al suo posto, dove dovrebbe stare una spazzola.>> dico con tutta la calma di questo mondo.

<<Non c'è! Sennò perché avrei dovuto chiamar... oh, eccola li!>> chiude il telefono e non mi da nemmeno il tempo di replicare.

Meglio così, mi ha evitata ulteriori insulti mentali. Ed è proprio quando poso il telefono nella borsa e alzo lo sguardo, che lo vedo. Tutto tranquillo e sorridente, che guida il suo motorino verde acqua. Ok, hai anche il motorino! Sai anche volare? Mi si paralizzano le gambe e non riesco a dire o fare nulla. Per fortuna esce Laura e mi vede in quelle condizioni. Sembro un polaretto.

<<Sembra che hai appena visto un fantasma! Non hai una bella cera, amica mia.>>

<<Marco.>> riesco a dire. <<Marco è appena passato di qui!>>

<<E quando me lo dici? Da che parte è andato?>> si guarda intorno per cercare di individuarlo tra le tante teste intorno a noi, e le macchine, poco più avanti.

Ci spostiamo al limite del marciapiede e guardiamo intorno, come se fossimo due cani da caccia.
Gli indico la direzione con il dito. <<è con il motorino!>>

<<Motorino? Ma sa anche volare questo ragazzo?>>

È proprio per questo motivo che le voglio bene, riesce sempre a prevedere cosa sto per dire, e a pensare come me. Nel frattempo esce anche Mattia nel negozio, e ci vede agitate.

<<Sembra che voi due abbiate appena visto un fantasma!>>

<<Smettila di blaterare e corri a prendere la macchina! Non voglio sentire scuse!>> urla Laura a suo fratello.

Laura ha sempre avuto questo potere su Mattia, riesce sempre a comandarlo su ogni cosa che vuole, se riesce a giocare le giuste carte. Mattia corre nella direzione in cui siamo venute, e lo perdiamo di vista tra la folla.

<<Di che colore è il casco?>> mi chiede.

<<Blu! Mi pare sia blu!>> dico in tutta fretta, scrutando le macchine in lontananza.
Lei è più alta di me, e per questo l'ho sempre invidiata.

<<Eccolo! Laggiù! Fermo al semaforo!>>

A sentir pronunciare quelle parole il mio cuore accelera ancora di più. Se c'è la possibilità di poterlo vedere di nuovo di persona, cavolo, voglio sfruttarla. Nel frattempo arriva Mattia con la macchina e ci catapultiamo all'interno. Immediatamente Laura da gli ordini da seguire, e lui non fa domande, a patto che terminato l'inseguimento noi gli spiegheremo tutto.  

Manca pochissimo al semaforo, ora lo vedo chiaramente, a sei macchine da noi. Ed ecco che diventa verde e tutti ripartono frettolosi. Cinque macchine. Ma che è tutta questa fretta? Mattia accelera quando ci rendiamo conto che Marco ha cambiato direzione e si è addentrato in una strada un po' più piccola. Solo due macchine hanno seguito la sua stessa strada. Due macchine. Solo due. E poi? Che fare quando le macchine saranno finite? Una macchina. Ora ci divide una Smart gialla con scritto Dylan a bordo. Ma che razza di nome è? Non ci chiamerei nemmeno il mio cane. 

Le mani tremano. Ma perché? Possibile che tutto questo è per uno stupido ragazzo super figo che ama Harry Potter? Sì. È per questo. Perché sono donna?! Non mi sarebbe successo se fossi stata un ragazzo! Loro se ne fregano!

<<Laura, una volta che gli saremo vicini, cosa hai intenzione di fare?>> chiedo con l'adrenalina a mille.

<<Lo vedrai tu stessa. Tu stai solo calma, e pensa che a momenti gli potrai parlargli di nuovo. Intesi?>> lei è così calma. Quanta invidia.

<<Pff...>> sbuffa Mattia non distraendosi dalla strada.

Lo ignoro. <<Devo fidarmi?>>

<<Tu ti fideresti del tuo cane?>>

<<Il mio cane non mi porta a fare una caccia all'uomo!>> dico con forse un po' troppa enfasi.

<<Non fare la drammatica ora.>> dice Mattia.

Anche lui mi conosce bene ormai, conosco Laura da esatto tempo in cui conosco suo fratello. E non so perché, ma in tanti anni non siamo mai riusciti ad andare mai davvero d'accordo. La Smart parcheggia e rimaniamo solo noi.

<<Siamo sicuri che è lui?>> dico, non sapendo esattamente da dove provengono quelle parole.

<<Amore mio, tu lo hai visto. Noi ci stiamo fidando di te.>> risponde Laura.

Cazzo. E se non è lui? E se me lo sono solo immaginata? E se è un suo sosia? E se è lui e non mi vuole vedere?

<<Sta' rallentando, si sta' per fermare.>> mi interrompe Mattia guardandomi nello specchietto retrovisore. I suoi occhi neri mi inchiodano sul sedile. È come se mi stesse pregando di non andare.

<<Appena si ferma, scendi dalla macchina e vai verso di lui, intesi? Noi ti aspettiamo qui.>> dice Laura girandosi per guardarmi negli occhi.

<<Sto per svenire.>>

<<Naa, al massimo svieni quando ti saluta.>> sorride.

<<Così non mi aiuti, sai?>> rispondo fulminandola.

<<Ci siamo, sta' parcheggiando.>> ci interrompe Mattia. Spegne la macchina e parcheggia poco prima di lui.

Laura mi sbatte letteralmente fuori dalla macchina. Faccio un bel respiro profondo e mi incammino, con le gambe che sembrano ballare per quanto tremano. E ora? Che gli dico? Oh, ciao! Marco, giusto? Sei quel ragazzo che ho incontrato l'altro giorno a scuola! Che ci faccio qui? Passavo da queste parti e... ridicola. Patetica. Pateticamente ridicola. Mi guarderà con faccia disgustata e se ne andrà, me lo sento. 

Bene, il momento è arrivato. Sono a pochi passi da lui, sta' armeggiando con il casco, forse è nuovo, forse è difettoso, bo. È di spalle, non lo vedo bene. Sento gli sguardi attenti dei miei amici sulle mie spalle. Lo slaccia e leva il casco.
Ma che diavolo...

Cenerentola: Vivere o lasciare vivere?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora