Capitolo 2.

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Ricky Martin, Jennifer Lopez - Adrenalina.

<<Oddio scusami!>> mi dice lui. In una mano regge il telefono aperto su facebook. Ora si spiega tutto. 

<<Scusa un cazzo! Se tutti voi maniaci di internet non foste così attaccati a quei maledetti telefoni infernali, a quest'ora si sarebbero evitate delle guerre, sai?>> era da tanto che volevo dirlo, ma non ne avevo mai avuto l'occasione.

<<Ti ho chiesto scusa, quanto ancora mi devo scusare?>> mi dice innervosito.

Entrambi siamo a terra a raccogliere le mie cose, e lui prende in mano il mio libro di Harry Potter. Il principe mezzosangue, il mio preferito. 

<<Ti piace Harry Potter vedo.>>

<<Sei perspicace.>>

C'è nervosismo nel mio tono, ma non è lui la causa, lo so.
Quando finisco di mettere nella borsa a tracolla tutti i libri, mi accorgo che manca il più importante.

<<Cerchi questo?>>

Alzo gli occhi verso di lui e dopo cinque minuti passati a bestemmiargli contro, lo vedo in viso. Non è niente male, ma la cosa che mi colpisce di più è la sua sciarpa. Quella dei Grifondoro.

<<Grazie>> dico ora in imbarazzo e rimettendo nella borsa il libro.

Lui sorride. <<Alle scale piace muoversi, devi stare attenta.>>

Credo di arrossire. Questa è una delle frasi più famose della saga.

<<Dieci punti a Grifondoro.>> sorrido anche io.

Porta degli occhiali rotondi neri simili a quelli di Harry, capelli castani un po ribelli e occhi verde smeraldo. Non avevo mai visto nessuno a cui stessero davvero bene quella montatura di occhiali, e non avevo mai sentito la strana sensazione che sto provando ora. Nervosismo, agitazione, imbarazzo, caldo.
Molto, caldo.

<<Non ti avevo mai vista qui, sei nuova?>> mi chiede.

<<Veramente frequento l'ultimo anno. Diciamo che so mimetizzarmi bene.>> sorrido ancora visibilmente imbarazzata. E rossa, credo. <<Nemmeno io ti avevo mai visto.>>

<<Anche io sono all'ultimo anno.>> sorride ancora.

Dio quanto sorride questo ragazzo. E poi, cavolo, denti perfetti.

<<Beh è suonata da un pezzo, è meglio andare...>> dico io guardando dietro di lui. Non c'è più nessuno nell'atrio.

<<Giusto, scusami ancora>> si sposta e mi crea lo spazio per passare. Quando vado per passargli accanto mette un braccio davanti al mio viso. <<Non mi hai detto il tuo nome.>>

Anche se siamo ricoperti di maglioni per il freddo, si capisce che è decisamente allenato. E poi, ora che gli sono molto vicina, il suo profumo mi invade le narici e arriva direttamente al cervello, annebbiando la ragione. Come descriverlo? Non ne ho idea. Al collo porta il simbolo dei doni della morte.

<<Prima tu.>> accenno un leggero sorriso divertito.

<<Il mio nome è Marco, il tuo?>>

Rido e levo il suo braccio in modo da poter passare senza problemi.

<<E ora dove vai?>> mi chiede dietro di me.<<Non mi hai ancora detto il tuo nome!>>

<<Non è importante il mio nome!>> rispondo non girandomi.

Spingo la porta della scuola e il vento freddo mi spettina i capelli. Ma non ho freddo, al contrario mi sento come se fossi appena scesa da una giostra che porta tantissima adrenalina.
Il sorriso non mi abbandona fino all'arrivo a casa.

Cenerentola: Vivere o lasciare vivere?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora