Derek si svegliò, quella mattina, contento di essere ancora vivo, per la prima volta da giorni. Si sentiva davvero vivo, come se ci fosse voluta la morte per farlo sentire come una volta. Sentiva come se la vita ora gli sorridesse. Contento di poter vedere ancora i lineamenti di quell'infermiere che era divenuto in poche settimane la ragione della sua sopravvivenza.
"Buongiorno, Derek". Forse quello era stato uno dei più bei risvegli che avesse mai avuto, vedendo il suo viso, le sue labbra rosee che parlavano, il suono attutito dalla sensazione ovattata che aveva nelle orecchie, residuo del sedativo, e gli occhi appannati a causa delle lacrime. La sua voce era soave e nonostante avesse appena dormito, lo induceva al sonno. Sbattè gli occhi, come per assicurarsi che quella visione fosse reale, che non fosse il paradiso in cui era stato vicino ad entrare la sera prima. Non sapeva nemmeno se si sarebbe meritato il paradiso, ma non glie ne importava poi molto, dal momento che quel ragazzo aveva portato il suo ideale di luogo celeste in terra, proprio accanto a lui. Stiles era giunto sotto forma di angelo custode, per poi riporre le ali e prendere le sembianze umane in modo che il malato potesse non accorgersene.
"Tu... t-tu mi hai s-salvato la v-vita" disse senza giri di parole. Voleva ringraziarlo per non averlo abbandonato, per essergli rimasto accanto e aver creduto in lui anche quando lui stesso pensava di essere morto, e lo era stato, per sette, orribili, terrificanti e tremendi minuti. Ricordava perfettamente tutto ciò che era accaduto in essi, sia all'esterno che all'interno del suo cervello. Aveva sentito, anche se con i sensi intorpiditi, Stiles urlare il suo nome più e più volte, picchiando forte sul suo petto, come un pugile che vuole battere a tutti i costi il suo avversario ma è stremato e non ha più forze, quindi fa un ultimo, disperato tentativo. Aveva percepito il silenzio e la disperazione che aleggiavano nella stanza, irradiati dal suo corpo. Si ritrovò con un mezzo sorriso sulle labbra, pensando di essere almeno un po' speciale per il ragazzo. Ma no, dopotutto gli infermieri avrebbero fatto questo ed altro per salvare la vita dei loro pazienti, erano pagati per lavorare all'interno di quella struttura. Era sicuro che se il piccolo avesse potuto scegliere, sicuramente si sarebbe spostato in un'altra sezione dell'ospedale, lontano da lui. Il più piccolo si sedette sul margine del letto, prima di prendere un profondo respiro e parlare lentamente.
"D-derek i-io..." anche gli occhi dell'infermiere erano offuscati dalle lacrime, e la sua voce era rotta e intermittente, come da un telefono che non ha connessione. La sua mano tremava, e il malato vi pose sopra la propria, per rassicurarlo, stringendola con affetto. Il contrasto tra la pelle fredda del più grande e quella calda del più piccolo fece sussultare entrambi, ma nessuno dei due si ritrasse, piacevolmente imbarazzato da quel primo contatto tra loro. Stiles trovò la forza di riprendere il discorso.
"Io ho... ho t-temuto c-che t-ti avrei p-perso per s-sempre" il sorriso si allargò sul viso del malato, che asciugò una lacrima al castano, il quale aveva gli occhi gonfi di pianto e le guance rosse per l'emozione. Era così dolce e indifeso, pensò Derek, proprio la persona che avrebbe voluto proteggere per il resto della sua vita. Il moro espresse la volontà di drizzarsi a sedere e così, aiutato dall'infermiere e da due grandi cuscini, riuscì finalmente a guardare l'altro negli occhi, senza interrompere il contatto delle loro mani, ancora intrecciate l'una con l'altra. Il piccolo aveva gli occhi bassi, li teneva fissi sulla mano che aveva in grembo, senza parlare, aspettando evidentemente una risposta dal più grande.
"Stiles" lo chiamò, ma il ragazzo non accennò ad alzare lo sguardo, ostinatamente.
"Stiles, guardami" chiese con voce supplichevolte l'altro, posando delicatamente due dita della mano che aveva libera, sotto il mento dell'infermiere, portando così gli occhi all'altezza dei suoi. Si rifletteva, in quelle iridi castane, tutta la sofferenza che aveva provato in quella stanza. Riusciva a vedere nei suoi occhi il momento in cui credeva che lui lo avrebbe abbandonato per sempre, e riusciva a scorgere persino i bei momenti che avevano passato insieme, seppelliti sotto un cumulo si brutte sensazioni.
"Tu non mi perderai..." disse abbassando la mano, ma facendo sì che il viso rimanesse dove lo aveva lasciato. Il ragazzo sembrava così indifeso e vulnerabile, in quello stato, che avrebbe voluto stringerlo a sè e non lasciarlo più andare, permettendogli di sfogarsi e di lasciar scorrere la tensione che provava, in modo da liberarsene completamente. Sospirò pesantemente, beandosi dei bellissimi occhi del più piccolo, prima di ricominciare a parlare.
"...mai. Sarò sempre al tuo fianco." A quelle parole il piccolo sgranò le grandi iridi marroni e spalancò la bocca in un gesto di stupore, stringendo una mano sulle lenzuola e l'altra nella sua. Forse tutto quello poteva essere strano per Derek, ma era alquanto strano anche per Stiles, che non aveva mai provato certi sentimenti per nessuno. Abbracciò il malato d'impeto, un impeto di gioia e gratitudine, nonostante fosse l'altro a dover esser grato a lui per averlo riportato in vita. Il più grande circondò la vita del giovane con il braccio libero e lo avvicinò a se'. Non gli importava chi stesse guardando, voleva che sapessero che l'infermiere teneva davvero a lui. Accarezzò sua schiena, sentendolo fremere e tremare tra le sue braccia, e sentì che avrebbe potuto rimanere così per sempre, perchè in fondo, erano nati per proteggersi a vicenda.
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Scusate se ho pubblicato
Questo capitolo solo
Adesso e scusate tanto
Se è corto rispetto agli
Altri, solo che questa
Settimana è stata
Davvero un inferno,
Per me! Tuttavia sono
Abbastanza soddisfatta
Di questo capitolo
E spero piaccia anche
A voi.
8 voti e 4 commenti
Per il prossimo capitolo,
Vi prego.
Baci, Gin.♡
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Hospital || Sterek
FanfictionUn incidente toglierà la vita a una persona, ma cambierà quella di altre due. #50 in teen fiction 26/5/16