Goodmorning, Stiles.

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L'ansia di Derek era la colpa del fatto che si era svegliato alle sette, quella mattina. Avrebbe visto Stiles nel giro di tre ore, ed era agitatissimo. Girava per la casa a piedi scalzi, con dei boxer stropicciati infilati al contrario e una maglietta che recitava "fresh but good" e una stampa con il sushi, le sue gambe facevano avanti e indietro sulle assi di legno del pavimento, che scricchiolavano ad ogni suo passo, mentre aveva le mani tra i capelli e li tirava disperato, quasi a volerseli strappare. I suoi occhi erano rossi e l'espressione testa, quasi disperata. Non era mai stato ad un appuntamento con un ragazzo, prima d'allora. Come sarebbe stato? Si sarebbero divertiti? Sarebbe mai riuscito a mangiare qualcosa o si sarebbe perso negli occhi castani dell'altro, o nel suo modo contagioso di ridere?
Ma, cosa più importante di tutte, era davvero un appuntamento, quello? Aveva tutta l'aria di essere tale, ma magari l'amico lo vedeva solamente come un'occasione per vedere se stava bene. Lo trattava sempre come un cucciolo ferito, e a Derek la cosa non dispiaceva, ma cominciava a infastidirlo. Era grande e grosso, e poteva benissimo cavarsela da solo. Non che non volesse le attenzioni del più piccolo, chiaramente.
Dopo aver bevuto un bicchiere d'acqua e ingerito la pillola che gli avevano detto di prendere all'ospedale, afferrò la sbarra sospesa ad un'altezza pari a due volte la sua e si tirò su una ventina di volte. Di solito ciò non gli faceva effetto e continuava a fare i suoi esercizi mattutini senza problemi, ma quella mattina si ritrovò senza fiato, con i muscoli che bruciavano per lo sforzo. Non aveva fatto attività fisica per troppo tempo, e riprendere ad un tratto risultava piuttosto faticoso. Dopo che ebbe terminato anche il resto degli esercizi, sfiancato, si diresse verso la doccia e lasciò che le gocce d'acqua lavassero via la preoccupazione e l'ansia, e lasciassero solo la sicurezza. Mancavano meno di due ore e avrebbe rivisto il piccolo e indifeso Stiles, non vedeva l'ora, ma ancora non aveva deciso cosa avrebbe indossato, era in crisi. Si sentiva come le ragazze dei film, quelle indecise tra mille abbinamenti diversi di vestitini e scarpe con il tacco. Ma alla fine cosa gli importava? Il più piccolo lo aveva visto dare il peggio di se, lo aveva aiutato in condizioni gravi e lo aveva persino visto morire, per cui decise che i vestiti non sarebbero stati un problema. Prese una camicia semplice, nera e dei jeans skinny dello stesso colore, infilando ai piedi un paio di converse nere. Era indeciso se mettere gli occhiali, ma decise che non avrebbe fatto differenza e li ripose sul comodino. Era pronto un'ora prima di uscire, lasciato solo con solamente l'ansia e i suoi pensieri a fargli compagnia. Rosicchiava le unghi delle mani, senza mangiarle. Era un'abitudine che aveva da quando aveva nove o dieci anni, e non se ne sarebbe mai andata. Si stese sul letto guardando il soffitto, pensando a quanti spunti per una conversazione normale avrebbe potuto usare con il più piccolo, ma non gli venne in mente nulla. Frustrato ed esasperato uscì finalmente di casa, dirigendosi verso il piccolo bar. Non avrebbe preso la macchina per due principali motivi: da quando aveva avuto l'incidente era piuttosto restìo ad usarla, e preferiva farlo solo in caso di emergenza, e il bar era molto vicino ed essendo lui in anticipo preferiva fare un po' di attività fisica, che lo avrebbe aiutato a riprendere la linea. Si sedette su una delle comode sedie del bar, nella veranda antistante, dieci minuti prima dell'ora prestabilita, e cominciò a sudare, tamburellando con le dita sul tavolino di legno. La cameriera passò, chiedendogli se voleva qualcosa, ma il ragazzo le rispose con un cenno negativo del capo e lei si congedò immediatamente con uno strano sorrisetto sulle labbra. Derek si passò una mano tra i capelli e controllò l'orologio, sempre più in ansia. Era ormai l'ora dell'appuntamento, e il ragazzo non si era ancora fatto vedere. Si ripetè di essere paziente e che magari il ragazzo non era sempre attento agli orari come invece era lui. Stava per alzarsi o fargli una telefonata, indeciso sul da farsi, quando vide una figura trafelata infilarsi nella veranda e scivolare nel posto accanto al suo, calandosi il cappuccio grigio della felpa dalla testa. Nel momento stesso in cui gli sorrise e lo guardò negli occhi, al più grande si scaldò il cuore.
"Buongiorno, Derek" disse il ragazzo facendogli l'occhiolino e sistemando la sedia accanto al tavolo, per poi rilassarsi sullo schienale e posizionare il suo sguardo indagatore sulla sua camicia, che fasciava quel poco di pettorali che era riuscito a mantenere, sperando fossero sufficenti.
"Buongiorno, piccolo infermiere" sussurrò il più grande sovrappensiero, e vide l'altro arrossire e assumere una posa più rigida e tesa, ridendo nervosamente.
"Hai fame?" Continuò lui, sperando di non mettere l'altro a disagio con quel tono di voce, e di coseguenza assumendone uno più neutro. Il ragazzo annuì sorridendo.
"Un po', e tu?" disse di rimando, allungando le mani sul tavolo e stendendovisi sopra e poggiando la testa sugli avambracci.
"Decisamente", abbozzò un piccolo sorriso. "Vado a chiamare la cameriera" disse poi, leccandosi distrattamente il labbro superiore e alzandosi con disinvoltura. Mentre entrava nel bar, sentiva lo sguardo del più piccolo puntato su di lui, e si sentì arrossire le gote. Si maledisse e cercò di non pensare a cosa il ragazzo potesse stare osservando, facendo un finto sorriso disinvolto alla cameriera e chiedendole di venire al tavolo. La ragazza gli rivolse un sorriso malizioso e gli posò una mano sulla spalla, voltandolo e avviandosi con lui verso il ragazzo ancora seduto.
"Cosa volete ordinare?" chiese, una volta giunta a destinazione, guardando i due, ma soprattutto Derek, con sguardo inquisitorio. Il più grande si passò una mano tra i capelli e fece un cenno a Stiles per farlo ordinare, dopodichè spostò lo sguardo sulla cameriera. Era alta e snella, con le gambe lunghe e una minigonna rosa, abbinata con una camicetta rossa e scarpe con il tacco, nere. Il suo viso, ricoperto da uno strato di fondotinta, era incorniciato da capelli biondo rame, e le labbra dipinte dal rossetto. Se il ragazzo non fosse stato sicuro dei suoi sentimenti, probabilmente avrebbe accolto le sue provocazioni con piacere, ma davanti al più piccolo non desiderava affatto guardare altre donne.
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Ciao personcine belle!
Scusate l'assenza, sono
Piena di compiti!
Come sempre votate
E commentate per
Farmi sapere cosa ne pensate,
Che ci tengo!
Come andrà a finire?
Dovrete leggere il prossimo
Capitolo per scoprirlo!
Ringrazio tutti per
Il supporto :*
Alla prossima, Gin.

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