call

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Le mani tremavano sulla tastiera, come in preda a uno degli attacchi di panico che conosceva bene. Compose il numero lentamente, misurando ogni gesto come se fosse l'ultimo. Accostò il telefono all'orecchio, il respiro spezzato, in attesa del famoso suono che indicava l'inizio della chiamata. Il primo squillo rimbombò nelle sue orecchie come un eco nella notte. Non sapeva se avrebbe risposto, magari avrebbe semplicemente ignorato la chiamata, perchè non aveva bisogno di lui. Il secondo squillo gli parve più forte, come se avesse di colpo aumentato il volume della chiamata. Cosa avrebbe detto? Sarebbe stato in grado di parlare, o anche solo di formulare un pensiero sensato? Il terzo squillo gli provocò quasi un dolore fisico, di quelli insopportabili. Si rese conto che non avrebbe risposto. Perchè avrebbe dovuto? Magari era solamente uno scherzo, giusto per prenderlo in giro, per dimostrare a se stesso quanto il più grande avesse bisogno del più piccolo. Quando il suono dello squillo lasciò il posto alla voce del ragazzo, il cuore di Derek fu sul punto di scoppiare di una gioia incontenibile.
"Pronto? Chi parla?" Domandò una voce dall'altro capo del telefono, che il ragazzo riconobbe essere quella di Stiles. Lui sospirò per il sollievo e il suo cuore cominciò a battere all'impazzata, tale era la gioia incontenibile.
"S-stiles, sono D-Derek" gracchiò il ragazzo, maledicendosi per aver balbettato. Il suo istinto gli diceva di riattaccare all'istante ma il cuore glie lo impediva, bisognoso com'era di sentire ancora quella voce dolce.
"Derek? Ma che diavolo? Sai che ore sono?" Si lamentò l'altro, e al ragazzo venne una risata spontanea, pensando a quanto era stato stupido a immaginare che una persona come lui avesse potuto fare qualcosa in cattiva fede. La sua voce era impastata dal sonno, ma sentiva un chiacchierio di sottofondo, probabilmente giaceva mezzo addormenato sul divano con la televisione ancora accesa, proprio come lui. Ma a fare cosa? Certo non poteva stare aspettando una sua chiamata.
"Lo so, lo so. Scusa. Ci sentiamo domani", non fece mancare una punta di tristezza e risentimento nella voce, e anche dall'altro capo del telefono, il ragazzo se ne accorse.
"No, no. È okay, amico, tranquillo. Cosa volevi dirmi?" Quella domanda tolse il fiato al ragazzo che, a mezzanotte e un quarto di quel sabato sera, non aveva la più pallida idea del perchè avesse chiamato il più piccolo. O meglio, la verità era troppo scandalosa e schiacciante da ammettere persino a se stesso: gli mancava. Era abituato a sentire la sua voce ogni giorno da quasi quattro mesi a quella parte, e d'un tratto, per quanto prima lo avesse trovato irritate e un po' logorroico, non sentire la sua voce che gli augurava la buonanotte aveva provocato un vuoto, una voragine, che nemmeno il vecchio cibo-spazzatura aveva contribuito a colmare.
"Derek?"
La voce del ragazzo interruppe il filo dei suoi pensieri, costringendolo a trovare una risposta più che plausibile per quella chiamata nel bel mezzo della notte.
"Uhm... sì?" avrebbe preso tempo così da poter elaborare una risposta sensata alla sua giusta osservazione.
"Non hai risposto alla mia domanda" osservò correttamente il più piccolo, ora in situazione meno difficoltosa rispetto al più grande.
"Ah, beh, ecco io..." temporeggiare non stava funzionando, e aveva bisogno di trovare una risposta sensata e velocemente. Avrebbe usato la scusa di vedersi per un caffè il giorno seguente? Non voleva pressarlo o dare l'impressione di essere appiccicoso, tuttavia il comportamento di Stiles lasciava indurre che lui volesse che il più grande lo chiamasse.
"Io ho trovato il tuo biglietto e, ehm, c'era scritto di chiamarti" si giustificò, sospirando per aver trovato una risposta che alle sue orecchie suonava almeno non come una scusa accampata sul momento. La mano che non teneva il telefono si rilassò leggermente, mentre il ragazzo si mordeva il labbro inferiore con i denti, solleticando la sua barbetta nera.
"Intendevo dire che se avevi bisogno di me per qualsiasi cosa potevi chiamarmi!" disse queste parole con una punta di ironia che non sfuggì all'orecchio di Derek.
"Io... scusa" lui aveca finito le giustificazioni, così si rassegnò alla pessima figura, allontanando il cellulare dall'orecchio, imprimendo bene la sua voce a mente, pensando che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe sentita.
"Derek, aspetta!" Urlò l'infermiere dall'altro capo del telefono, e come richiamato dalla voce del ragazzino, lui avvicinò con uno scatto veloce il telefono all'orecchio, ansioso di sapere cosa avesse da dirgli.
"I-io e-ecco, ehm... non so come dirlo ma...", le parti si erano invertite, ed era il castano a non sapere cosa dire al moro. Balbettava e biascicava frasi senza senso, ridacchiando nervosamente ogni tanto. Derek si grattò la nuca e i capelli ormai lunghi, pensando distrattamente di doverli tagliare, in attesa della risposta, sulle spine più che mai.
"M-mi chiedevo s-se... ti andrebbe di fare colazione insieme domani mattina. È... domenica e non ho il t-turno all'ospedale, capisco benissimo se hai altri impegni ma..." al più grande comparve all'improvviso un grande sorriso sulle labbra, e lasciò andare tutta l'ansia accumulata dall'inizio dell'imbarazzante telefonata, scaricandola nelle dita della mano, che presero a schioccare nervosamente.
"Stiles, ehi, certo che mi va di fare colazione con te! Prendiamo qualcosa da starbucks alle otto?" nonostante fosse domenica, al più grande non era mai piaciuto svegliarsi troppo tardi. Sperava solo che il ragazzo avrebbe accettato.
"Alle otto? Ma è domenica! Sei impazzito? Dieci e mezza davanti Starbucks, okay?" per un attimo il suo cuore fece un balzo, sentendo la sua voce squillante, ma poi si riappacificò e tirò l'ennesimo sospiro di sollievo, poggiando nuovamente la testa sul bracciolo del divano e assumendo una posa più rilassata.
"Okay, okay, andata" disse ridendo, e contagiando la risata anche al più piccolo, che si unì a lui. Nonostante tutto, gli sembrava una bella conclusione a un inizio così disastroso. Sorrise tra sè e sè.
"Okay. Buonanotte, Derek" sussurrò il ragazzo sottovoce, quasi come se dovesse fare silenzio a causa dell'orario.
"Buonanotte Stiles" sussurrò inconsapevolmente di rimando il moro, e potè avvertire il sorriso di Stiles anche attraverso la cornetta del telefono.
~~~~~~
Ce l'ho fatta, eheh.
Solo per voiiii!
Non è nè troppo corto nè troppo lungo, ma giusto, spero.
Solo io li trovo dolciosi?
Fatemi sapere cosa ne pensate nei commenti, che ci tengo.
E lasciate anche qualche stellina per la vostra autrice♡
Baci, Gin. xx

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