Capitolo 31

2.3K 143 20
                                    

Il soffitto quella notte mi parve l'unica consolazione disponibile.

Ero distesa sul letto, trasportata completamente dal morbido materasso, il quale si accingeva a sostenere il mio esile corpo. Avvampai, proprio quel corpo che poco tempo prima, era stato costretto a carezze e graffi d'altre mani, mani che non appartenevano ad Harry, ma ad un mostro. A Jack.

Quel nome non sarebbe mai e poi mai scomparso dalla mia mente, me lo sentivo e per come ero fatta, ossia un tipo che non sorvolava su nulla, sapevo che non sarebbe andato via dalla mia mente. Avevo sofferto come non mai quella sera, avevo versato fin troppe lacrime e osservato fin troppo tempo Harry, il quale non la smetteva picchiare con la sola forza delle mani, quel maledetto.

Sentii come l'incapacità di concepire l'intera me stessa, di concepire quel qualcuno che si odiava nei minimi particolari, quel qualcuno che non aveva il coraggio di affrontare nemmeno un misera sciocchezza, quel qualcuno che non aveva le giuste capacità per poter vivere, vivere davvero. Mi odiavo. Se Harry avesse anche azzardato a dimostrare l'odio verso i miei confronti, allora non aveva più alcun senso la mia vita, se realmente poteva possedere quel senso. Sarebbe stato meglio morire, anziché vivere e non poter sorridere un'altra volta, anziché vivere per rimanere ancora da sola.

Cercai di trattenere le lacrime, era notte fonda, quella festa era durata fin troppo e aveva fatto fin troppo male sia a me che ad Harry. Non avevo avuto il coraggio di rilevargli l'intera verità, non solo le sciocche marachelle tipico della vita scolaresca, avevo taciuto riguardo le molestie da parte di Jack, che erano molto più che semplici marachelle, nonostante Harry mi avesse incitato a parlare, io me ne ero rimasta zitta.

M'alzai e m'avvicinai timorosa, con le mani strette alla vita, alla finestra, la quale lasciava un libero panorama alle stelle e alla luna, brillavano, come non mai. Sentii, ancora una volta, quella matta voglia di gettarmi da lassù, di potermi lasciare andare, andare a sbattere contro il pavimento del mio cortile. Incominciai col graffiare il mio viso, sentivo le unghie grattugiare insensibilmente contro la pelle liscia delle mie guance, mi stavo procurando dolore, il quale nasceva e cresceva nel contempo, nello stesso contempo in cui le mie mani compivano quelle azzardate gesta.

''Harry mi dispiace, non lasciarmi, io voglio te, solo te'', pensai gemendo a causa del dolore.

Le unghie delle mie dita non avevano mai graffiato così ferocemente la mia pelle, volevo rovinare ciò che rimaneva di me, quella me che se ne rimaneva in disparte causando ugualmente fastidio. Non riuscivo a smettere di farlo, fin troppe emozioni e fin troppi dolori, avevano appena generato quell'impulso matto di volermi causare del male, quell'impulso disastroso, il quale cercava di spingere anche me nel suo oscuro abisso. Voleva che mi distruggessi.

Rincominciai a piangere, quei dannati singhiozzi, ora si dispersero nell'inquietante penombra della stanza, non volevano cessare, neanche quando sentirono la porta aprirsi, appena dietro le mie spalle.

Sussultai, un odore assai familiare mi invase le narici. Era Harry, lo sapevo.

Aspettai lì, girata di spalle, con lo sguardo ancora perso aldilà della mia finestra. Avevo panico, le sue mani posarono ancora una volta sulla mia pelle. Non parlava, ma respirava e questo potevo sentirlo bene, era tutto così silenzioso che avrei tanto voluto voltarmi e gettarmi fra le sue braccia, ansimante.

-Harry?- azzardai con un filo di voce, la stessa che era corrotta dalle lacrime.

Il silenzio invase ancora una volta la stanza, tanto da provocarmi una certa tensione, forse solo ansia di poter sapere che era realmente lui quello che toccava le mie spalle.

-Hai ancora bisogno del mio aiuto ... immagino- sussurrò finalmente. La sua voce era fin troppo profonda, quasi seria.

Mi voltai, sentii le gambe tremare e il cuore battere all'impazzata. Mi ritrovai Harry di fronte, e quasi non sobbalzai come una foglia secca.

REMEMBER  [IN FASE DI REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora